e avvia la prima sperimentazione di prevenzione del river litter progettata anche per grandi nuclei urbani.
Il progetto pilota fortemente voluto da Iren e Amiat è stato predisposto da Fondazione per lo sviluppo sostenibile, i Consorzi Castalia e Corepla con il Coordinamento dell’Autorità di Bacino distrettuale del fiume Po, il patrocinio del Ministero dell’Ambiente, dell’AIPO e la collaborazione della Città di Torino.
Torino, 17 settembre. Parola d’ordine: prevenzione. Fiumi puliti per mari puliti e il Po con i suoi 652 km, 4 Regioni e 13 Province attraversate, è il corso d’acqua che meglio si presta a operazioni di raccolta, recupero e riciclo dei rifiuti, in plastica in particolare, prima che arrivino al mare.
Gran parte dei rifiuti marini (circa l’80%) proviene infatti dalla terraferma e raggiunge il mare prevalentemente attraverso gli scarichi urbani e i corsi d’acqua.
La presenza di rifiuti sulle spiagge e nei mari disincentiva il turismo, colpisce la pesca e la nautica con un impatto economico stimato dall’Unep (United Nations Environment Programme) in 13 miliardi di dollari l’anno.
La messa in opera del progetto Il Po d’aMare a Torino è l’evoluzione della precedente attività di intercettazione, raccolta e riciclo svoltasi in prossimità del delta del fiume nel 2018, ma con un elemento strategico ulteriore: è il primo caso di sperimentazione localizzata all’interno di un grande nucleo urbano. Le barriere infatti sono posizionate in zona Murazzi, proprio in prossimità del centro storico, fra i ponti Vittorio Emanuele I e Umberto I.
Il progetto pilota realizzato grazie al contributo di Amiat, Iren e Corepla, è stato predisposto dalla Fondazione per lo sviluppo sostenibile, i Consorzi Castalia e Corepla con il Coordinamento dell’Autorità di Bacino distrettuale del fiume Po, il patrocinio del Ministero dell’Ambiente e la collaborazione della Città di Torino.
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