Centoventi preziosi reperti siciliani, provenienti da sei musei dell’Isola, ‘illumineranno’ per sei mesi la mostra “Carthago: il mito immortale” al Parco archeologico del Colosseo di Roma.
L’esposizione, in programma sino al 29 marzo 2020, avrà come tema Cartagine, le sue origini e i suoi rapporti con Roma e il Mediterraneo. Si tratta della prima grande mostra, interamente dedicata alla storia e alla civiltà di una delle città più potenti e affascinanti del mondo antico. L’iniziativa – presentata alla stampa, stamane, nella Capitale – sarà allestita nei monumentali spazi del Foro Romano, all’interno del tempio di Romolo e della Rampa imperiale, con oltre quattrocento reperti, provenienti dalle più prestigiose istituzioni museali italiane e straniere, grazie a prestiti straordinari, frutto di un lavoro assiduo di cooperazione internazionale.La mostra – curata da Alfonsina Russo direttrice del Parco del Colosseo e da Francesca Guarneri, Paolo Xella e José Ángel Zamora López, con Martina Almonte e Federica Rinaldi – si articola in otto aree tematiche e guiderà il pubblico attraverso le vicende che hanno legato le due grandi potenze del mondo antico.
Il percorso racconterà la storia della città fenicia e dei suoi abitanti, dalla fondazione fino all’espansione nel Mediterraneo e descriverà la ricchezza degli scambi commerciali e culturali con Roma, sino a giungere alla complessità del processo di romanizzazione e alla battaglia delle Egadi.
La Sicilia sarà protagonista assoluta nella sezione “Cartagine e Roma”, dedicata alle guerre puniche, con i reperti subacquei provenienti dallo specchio di mare a nord-ovest dell’isola di Levanzo, dove la flotta romana, il 10 marzo del 241 avanti Cristo, sconfisse quella cartaginese. I reperti in mostra appartengono alle collezioni di: Soprintendenza del mare, Soprintendenza dei beni culturali di Trapani e dei Musei del Satiro di Mazara del Vallo, “Paolo Orsi” di Siracusa, “Lilibeo” di Marsala e “Salinas” di Palermo.
Tra gli importanti oggetti che la Regione Siciliana, tramite l’assessorato dei Beni Culturali, ha prestato figurano alcuni rostri di navi che hanno combattuto la battaglia delle Egadi, ceppi di ancore, elmi di bronzo, anfore, statuette votive, piatti punici, ritratti di imperatori romani e urne cinerarie.«Si tratta – sottolinea il governatore Nello Musumeci – di una collaborazione avviata dalla Regione con il Parco archeologico del Colosseo, con l’intento di valorizzare il ricco patrimonio culturale dell’Isola e che, grazie a eventi di respiro internazionale come questo, pone la Sicilia in un contesto culturale mondiale. L’inserimento dei reperti archeologici ritrovati e custoditi nella nostra regione all’interno della mostra su Cartagine è il coronamento di un percorso che aveva fortemente voluto Sebastiano Tusa, che nello scorso gennaio aveva accettato di far parte del Comitato scientifico dell’esposizione di Roma.
La ricerca delle tracce e la scoperta di testimonianze della presenza punica nelle acque che circondano la nostra Isola furono oggetto del costante lavoro di minuziosa indagine condotto da Tusa. L’esposizione di questi reperti alla mostra di Roma è un doveroso omaggio alla sua memoria e motivo di orgoglio per la Sicilia».
Dal “Salinas” proviene una stele funeraria del III secolo avanti Cristo e i corredi funerari della necropoli punica della città, con una collezione di gioielli in oro, argento e pasta vitrea, oltre a numerose anfore, di cui una con un bollo che raffigura la Dea Tanit. Da Siracusa arriva, invece, una corazza in lamina di bronzo del IV secolo avanti Cristo.Numerosi i reperti dell’isola di Mozia: la famosa maschera ghignante in terracotta del VI secolo avanti Cristo; un amuleto raffigurante il simbolo di Tanit; un medaglione d’oro raffigurante il disco solare e collane in pasta vitrea e ornamenti in bronzo; quattro stele in pietra utilizzate come segnacoli delle sepolture puniche (dal santuario del Tophet); urne cinerarie e tre statuette fittili completano la serie di manufatti che arricchiscono la sezione “La vita quotidiana in una città punica”.Il prezioso corredo di bordo della nave punica di Marsala con anfore, piatti, resti di animali, cime di bordo, chiodi in bronzo, parti di fasciame della nave e tre frammenti di lamine di piombo, costituisce una straordinaria testimonianza dell’unico esemplare di imbarcazione fenicia esistente datata al III secolo avanti Cristo. Da Pantelleria vanno in esposizione i ritratti i
n marmo del I secolo dopo Cristo di Giulio Cesare, Antonia Minore e Tito Flavio, ritrovati in una cisterna punica durante lo scavo dell’Acropoli. Sempre dall’Acropoli dell’isola provengono una trapeza (tavolo in marmo) con iscrizione punica, un candelabro in bronzo, uno specchio con iscrizione punica dedicata al Dio Melqart e una preziosa lamina in oro appartenuta a una corona con foglie di alloro. Da Mazara del Vallo arriva la zampa di elefante in bronzo, recuperata nella zona dove fu rinvenuto il Satiro danzante. Come forma di compensazione per il prestito, il Parco archeologico del Colosseo ha messo a disposizione i tecnici dell’Istituto superiore per la conservazione e il restauro per tutti gli interventi necessari all’esposizione di alcuni reperti: il rostro bronzeo denominato “Egadi XVIII” della Soprintendenza del mare; la dotazione di bordo della nave punica di Marsala – Punta Scario del Museo Lilibeo (comprendente parte della struttura della nave, tre cime in sparto, un tappo in sughero per anfora, un’olla da cucina, una coppa a vernice nera, un bicchiere, resti faunistici e ramoscelli di una pianta); una trapeza (tavola) in marmo con iscrizione punica della Soprintendenza dei beni culturali di Trapani.
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