A due settimane dall’ultimo importante ritrovamento del sarcofago e dello scheletro integro effettuato in quella che certamente è una necropoli greca, Gela restituisce altre straordinarie testimonianze del passato.
Nel corso dei lavori realizzati da Open Fiber in via Di Bartolo per il cablaggio della città, sotto l’alta sorveglianza della soprintendenza di Caltanissetta, è stato individuato un lembo di necropoli di età arcaica. (VII – VI secolo avanti Cristo).
Durante gli scavi sono state individuate due sepolture delle quali, la più antica è costituita da un’hydria (un vaso con collo e corpo di diversa dimensione, normalmente utilizzato come contenitore d’acqua ma anche come urna cineraria) con fine decorazione a onda continua sull’orlo. Quest’ultima, in questo caso, è stata riutilizzata come urna per accogliere le piccola ossa di un neonato ritrovate all’interno. Il livello di frequentazione della necropoli appare ricchissimo per la presenza di innumerevoli frammenti di stile proto corinzio, corinzio e attico.
«Ancora una volta – dichiara il presidente della Regione Siciliana Nello Musumeci – Gela si conferma come uno dei luoghi siciliani che può raccontare una parte importante della nostra storia antica. Due importanti ritrovamenti archeologici, a breve distanza l’uno dall’altro, dimostrano l’impegno costante nel lavoro di tutela portato avanti dall’assessorato dei Beni culturali con il direttore Sergio Alessandro e la soprintendente di Caltanissetta Daniela Vullo.
E’ la conferma di come venga tenuta alta l’attenzione sul territorio gelese che ritengo essere un prezioso scrigno di testimonianze archeologiche. E’ mia intenzione – conclude Musumeci – continuare l’opera di valorizzazione sul territorio, seguendo personalmente gli sviluppi di questi ultimi ritrovamenti, intraprendendo azioni che possano fornire occasione di riscatto culturale e sociale per un territorio troppo a lungo mortificato».
Tra le tante testimonianze scoperte, si evidenziano circa venti reperti ceramici appartenenti allo stile di Fikellura, prodotta a Rodi tra il 560 ed il 495 avanti Cristo. Il reperto più antico è una bellissima coppa su piede proto corinzia databile tra il 700 ed il 651 avanti Cristo.
Probabilmente fu deposta durante il rito funebre, accompagnato da macellazione e cottura di animali di grossa taglia dei quali sono stati ritrovati alcuni resti. Si ritiene che possa trattarsi di uno dei primissimi nuclei insediativi di Greci giunti da Rodi e Creta per fondare la colonia di Gela e quindi, le sepolture assumono particolare rilevanza poiché accolgono coloro che giunsero tra i primi nella nuova colonia insieme alle ricche ceramiche da loro importate.
Altri articoli
il COLORE: fotografie anni ’70 / ’80
Museo AmenCutti: il Festival del Natale torna dal 7 dicembre tutti i weekend a Ponzano Romano
“FIORI DI RESILIENZA: CULTURA E FORMAZIONE CONTRO LA VIOLENZA SULLE DONNE”