«Un’azienda che oggi rappresenta un modello di economia circolare per la nostra Isola e alla quale, già agli inizi del mandato di governo, abbiamo rivolto la nostra attenzione attuando il Protocollo che regola la gestione dei rottami metallici. Oggi siamo orgogliosi di avere nel nostro territorio, da oltre vent’anni, l’unica realtà siderurgica del Sud d’Italia – seconda solo all’Ilva di Taranto – in grado di assicurare uno sviluppo del comparto nel segno della legalità e del rispetto dell’ambiente e della salute».
Lo ha detto il presidente della Regione Siciliana, Nello Musumeci, durante la visita alle Acciaierie di Sicilia che sorgono nella zona industriale di Catania. Qui si produce il tondo per cemento armato, in barre e rotoli, attraverso l’elettrofusione di rottame ferroso proveniente da più di cento imprese che concentrano, separano e trattano il materiale metallico e da oltre mille micro-aziende che effettuano raccolta minuta.
La fabbrica, che appartiene al gruppo Alfa Acciai di Brescia, occupa circa duecento persone, cui va aggiunto un centinaio di lavoratori dell’indotto. Sono, però, almeno diecimila le unità che trovano impiego nell’intera filiera.
«Ho potuto constatare e apprezzare – ha sottolineato il governatore – l’elevato contenuto tecnologico dei processi, così come dell’avanzato sistema di controllo ambientale, con le emissioni in atmosfera monitorate costantemente e decisamente al di sotto delle soglie consentite dalla legge. Qui il rottame rifiuto diventa rottame risorsa, con una assoluta garanzia di tracciabilità e una gestione pienamente ecosostenibile».
Così come hanno illustrato i vertici dell’acciaieria catanese – l’amministratore delegato di Alfa Acciai Spa Giuseppe Cavalli e il direttore generale di Acciaierie di Sicilia, Vincenzo Guadagnuolo – al presidente Musumeci, la trasformazione del rottame consente di sfruttare ben cinquecentomila tonnellate di rifiuti metallici e di trasformarli, per il novanta per cento, in un prodotto finito.
Il resto diventa pietra artificiale per sottofondi stradali, nichel, zinco e sali vari per altre produzioni e solo una piccola quota finisce in discarica.
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