Il Consorzio è intervenuto per eliminare un prodotto illegale dagli scaffali dei grandi magazzini Selfridges – uno dei templi dello shopping di Londra. Il prodotto non conterrebbe affatto Parmigiano Reggiano ma un mix di anacardi, lievito, sale dell’Himalaya, aglio e olio tartufato. In seguito alle richieste del Consorzio, l’azienda ha eliminato qualsiasi riferimento alla DOP.
Reggio Emilia – L’etichetta nera appiccicata sul vasetto di vetro riportava la scritta “grated italian style Parmesans”, ma il luogo di produzione indicato sul retro è apparso da subito molto lontano dall’area di origine prevista dal disciplinare della DOP: Handmade in London – “fatto a mano a Londra”.
Sono questi i due elementi che hanno permesso al Consorzio Parmigiano Reggiano di individuare l’ennesimo caso di violazione della DOP e di intervenire per ritirare il prodotto illegale dal mercato. A seguito di questo intervento, l’azienda inglese ha immediatamente accolto le richieste del Consorzio sostituendo il nome del prodotto in etichetta, eliminando qualsiasi riferimento alla DOP.
I vasetti in questione sono stati scovati nei giorni che precedono le festività natalizie sugli scaffali dei grandi magazzini Selfridges – uno dei templi dello shopping di Londra. Sono oltre 2000 le ispezioni che il Consorzio Parmigiano Reggiano opera ogni anno in altrettanti punti vendita distribuiti in 61 città di 27 paesi esteri per individuare i casi di potenziale contraffazione del prodotto DOP.
In questo caso, il produttore ha utilizzato indebitamente una variante del termine parmesan per creare il gioco di parole “Parmesans”, ossia “senza – parmesan”. Il prodotto, si è poi scoperto leggendo l’etichetta, non conterrebbe nemmeno formaggio ma un mix di anacardi, lievito nutrizionale, sale dell’Himalaya, aglio e olio tartufato.
L’uso del nome “Parmesans” sulla
confezione contestata evocherebbe la denominazione Parmigiano Reggiano con
conseguenze potenzialmente lesive della reputazione della DOP e del Consorzio,
creando confusione per i consumatori. Ricordiamo infatti che, come stabilito
nel 2008 dalla Corte di Giustizia Europea, solo il formaggio Parmigiano
Reggiano DOP può essere venduto con la denominazione “parmesan”
all’interno dell’UE. Con questa sentenza storica, la Corte ha voluto tutelare
non solo i produttori della DOP ma anche i consumatori, che hanno così ottenuto
una forte garanzia di tracciabilità e sono tutelati da denominazioni fuorvianti
sul mercato.
Sfortunatamente, le leggi che classificano e proteggono il Parmigiano Reggiano all’interno dell’Unione Europea non valgono in tutti i paesi del mondo, dove possono coesistere sullo stesso scaffale sia il Parmigiano Reggiano sia il generico parmesan che molto spesso viene scambiato dal consumatore per l’autentico prodotto DOP.
“L’attività di vigilanza – ha commentato il presidente del Consorzio, Nicola Bertinelli – prevede interventi mirati e diretti a rimuovere casi di contraffazione alimentare con l’obiettivo di pulire il mercato dalle frodi e dagli illeciti, ridurre i tentativi di nuovi eventi e favorire indirettamente la presenza di una corretta informazione relativa al prodotto DOP. Quest’ultimo intervento nel Regno Unito ci dimostra che combattere e vincere l’Italian Sounding e i furbetti dell’evocazione illegittima si può! Il Consorzio è ogni giorno sul campo e nel 2020 servirà un grande gioco di squadra con il Governo e le istituzioni europee per affrontare con lo stesso piglio e determinazione il terreno degli accordi e delle dispute internazionali.”
Il Regno Unito è il quarto mercato estero per il Parmigiano Reggiano con 6.940 tonnellate di prodotto importato nel 2018. Anche in caso di Brexit, non ci saranno cambiamenti significativi dal punto di vista della protezione del marchio poiché Parmigiano Reggiano è un marchio registrato nel Regno Unito e gode della relativa protezione legale che si estende anche al termine parmesan.
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