15 Novembre 2024

Zarabazà

Solo buone notizie

regia di MICHELE SOAVI | una serie creata da SANDRO PETRAGLIA | 4 prime serate da lunedì 13 gennaio 2020 in onda su RAI 1

con Michele Riondino, Isabella Ragonese, Valerio Binasco

Andrea Bosca, Carmine Buschini, Federico Cesari , Carolina Sala, Juju Di Domenico, Beatrice Cevolani, Paola Sambo, Diego Facciotti, Alfredo Pea, Laura Pizzirani, Sara Lazzaro, Maria Vittoria Dallasta, Augusto Grillone, Eva Soavi, Anna Pini, Maxim Gallozzi e con Sandra Ceccarelli

una produzione PALOMAR in collaborazione con RAI FICTIONprodotto da Carlo Degli Esposti e Nicola Serra con Max Gusberti

ROMA 7 gennaio 2020 proiezione e conferenza stampa
CASA DEL CINEMALargo Mastroianni 1

ore 10.30  proiezione prima puntata (durata film 116′)

durante la proiezione interviste TV e RADIO (con troupe propria)

ore 11.45  photocall

al termine della proiezione: conferenza stampa con il regista, il cast, gli sceneggiatori e i produttori

La guerra è finita inizia poco dopo la Liberazione, nei mesi in cui i sopravvissuti alle deportazioni tornano a casa. Tra questi, anche qualcuno che non troverà più nessuna famiglia ad attenderlo: bambini, ragazzini e adolescenti che hanno visto e vissuto l’orrore – allora ancora nascosto e indicibile – dei campi di sterminio. Questa storia parla di loro. E di alcuni adulti coraggiosi che aiutano i ragazzi a riemergere lentamente alla vita, in un luogo improvvisato e privo di risorse, sullo sfondo di un’Italia provata, miserabile, ridotta in macerie.

I protagonisti adulti si chiamano Davide e Giulia. Davide era lontano da casa quando sua moglie e suo figlio sono stati presi, avviati ai treni, spariti nel nulla – e non se lo può perdonare. Ha partecipato alla Resistenza, ma ora tutte le sue forze sono concentrate nella loro disperata ricerca. Giulia è figlia di un imprenditore che ha collaborato con i nazisti e da poco è stato arrestato e condotto in carcere. Le strade di Davide e di Giulia si incrociano per caso, quando entrambi si trovano alle prese con alcuni bambini e ragazzi, reduci dai campi, che non sanno da chi andare, cosa fare, dove trovare un rifugio.

Aiutati da Ben, un ex ufficiale della Brigata Ebraica che ha rinunciato a rientrare in Palestina per dare una mano a quanti vorranno seguirlo nella nuova patria, Davide e Giulia occupano una tenuta agricola abbandonata dove, in una piccola scuola rurale, insegnava un tempo la giovane moglie di Davide. Qui, passo dopo passo, con pochissimi aiuti dall’esterno, bambini e ragazzi italiani e stranieri riscoprono il rispetto reciproco, la solidarietà, la voglia di giocare, studiare, lavorare, amare. E raccontare – quasi sommessamente, con dolore – la loro perduta umanità. Le età sono le più diverse.

E così le provenienze, le rabbie, le disperazioni e i sogni. C’è Gabriel, che orfano già da prima della guerra, è riuscito a fuggire da un campo di concentramento ed è stato raccolto e salvato dai partigiani polacchi. C’è Miriam, che un tempo suonava il piano e ora non sa o non vuole più farlo. C’è Sara che detesta il Paese che le ha portato via il padre, la madre e i suoi fratelli con le Leggi Razziali e non vede l’ora di andarsene in Palestina. E c’è Mattia, che non viene dai campi, ma è solo un ragazzo che dà una mano nella tenuta, nascondendo però un recente passato in cui è stato nelle milizie repubblichine, senza neanche sapere bene quello che faceva. E ci sono poi i bambini più piccoli, come Giovanni che non riesce più a parlare dopo le atrocità che ha visto e si limita a disegnare.

E i piccolissimi, come Ninnina, quattro anni, che ha anche lei un numero tatuato sul braccio. Nello scorrere del racconto, ognuno va incontro ai propri fantasmi, alle proprie paure e ai propri desideri, che finalmente potranno cominciare a prendere corpo. Ma per andare avanti devono fare i conti con il passato e ritrovare il senso delle parole e della testimonianza. E, nel giorno in cui la radio annuncia la sconfitta della monarchia e la nascita della nuova Italia repubblicana, Davide può finalmente rinunciare alle armi e riconciliarsi con se stesso e col mondo. È un luminoso giorno del giugno 1946 quello in cui, per lui e per il Paese, la guerra sarà davvero finita.