Una produzione Lotus Production una società di Leone Film Group
con Rai Cinema in associazione con 3 Marys Entertainment
AL CINEMA DAL 13 FEBBRAIO 2020
“Gli Anni Più Belli” è la storia di quattro amici Giulio (Pierfrancesco Favino), Gemma (Micaela Ramazzotti), Paolo, (Kim Rossi Stuart), Riccardo (Claudio Santamaria), raccontata nell’arco di quarant’anni, dal 1980 ad oggi, dall’adolescenza all’età adulta. Le loro speranze, le loro delusioni, i loro successi e fallimenti sono l’intreccio di una grande storia di amicizia e amore attraverso cui si raccontano anche l’Italia e gli italiani. Un grande affresco che racconta chi siamo, da dove veniamo e anche dove andranno e chi saranno i nostri figli. È il grande cerchio della vita che si ripete con le stesse dinamiche nonostante sullo sfondo scorrano anni e anche epoche differenti.
Il titolo riprende il brano inedito di Claudio Baglioni, uscito il 3 gennaio 2020, e la colonna sonora del film è di Nicola Piovani.
LE NOTE DI REGIA
Gli anni più belli racconta quarant’anni di vita di quattro adolescenti che diventano
uomini. Racconta le loro speranze, le loro delusioni, i loro successi e i loro fallimenti
specchio dell’Italia e anche degli italiani dagli anni ’80 ad oggi. Il film è un grande affresco
che racconta chi siamo, da dove veniamo e anche dove andranno e chi saranno i nostri
figli. È il grande cerchio della vita che si ripete con le stesse dinamiche nonostante sullo
sfondo scorrano anni ed epoche differenti.
Il vero motore del film è il tempo.
Siamo modellati dal tempo. Crediamo di essere in controllo delle nostre vite quando
invece l’unico grande burattinaio è il tempo che passa e ci modifica lentamente, ci fa
accettare le cose che ci parevano inaccettabili, ci disillude, ci disincanta eppure poi ci
incanta di nuovo all’improvviso facendoci sentire adolescenti anche quando non lo siamo
più.
Il tempo segna i personaggi del film, li definisce, li trasforma in qualcosa che
trascende dal loro stesso controllo. E’ così che gli anni scivolano via e si susseguono
mentre si cerca di cavalcare gli eventi, spesso senza riuscirci.
Giulio, Paolo, Riccardo e Gemma sono nati alla fine degli anni ’60, sotto l’ombra delle
grandi ideologie che hanno accompagnato la crescita e i mutamenti del Paese dalla
ricostruzione del dopoguerra al tempo delle rivoluzioni studentesche del ’68; la loro è una
generazione percepita come nata troppo tardi, troppo tardi per cambiare il mondo,
cresciuta col complesso di non essere abbastanza reattiva, abbastanza colta, abbastanza
rivoluzionaria.
Una generazione che si è arresa sentendosi inferiore ai fratelli maggiori e ai
suoi padri. E’ stata una generazione sostanzialmente passiva e transitoria.
Le relazioni umane però non hanno tempo e all’interno della cornice della grande Storia, la
“piccola storia” dei protagonisti narra di una grande amicizia, di un grande amore e di tutte
le sue declinazioni: il tradimento, la delusione, la corruzione dei sogni, lo smarrimento
delle certezze dell’adolescenza e della realizzazione di ciò che siamo realmente stati, una
volta entrati nell’età più adulta.
GEMMA (Alma Noce / Micaela Ramazzotti), è la donna che Paolo e Giulio, a fasi alterne
ameranno. E’ rimasta orfana a 16 anni, trapiantata a Napoli dalla zia quando ancora
minorenne, la sua formazione di donna sarà definita dalla ricerca costante di un vuoto
affettivo da colmare. Nel personaggio di Gemma ho voluto raccontare le fragilità di una
donna sull’orlo di un abisso, l’abisso dato dalla mancanza di confidenza in sé stessa,
l’abisso dato dalla mancanza di fiducia nel prossimo. Eppure nell’arco della storia, Gemma
si evolverà, si centrerà, troverà la sua identità, il posto sentimentale e fisico che la renderà
finalmente pacificata e felice.
PAOLO (Andrea Pittorino / Kim Rossi Stuart), contemplativo e lineare, crede nel
tramandare cultura come esperienza necessaria alla sua esistenza. Diventa professore di
italiano, latino e greco. Non ha ambizioni alte ma semplici e oneste. E’ un idealista che
nemmeno il tempo riuscirà a cambiare nella sua natura a cui resterà sempre fedele.
Si innamora di Gemma a sedici anni e l’amerà per tutta la vita, incapace di vivere senza di
lei, incapace di ritrovare quello stesso innamoramento in un’altra donna. Rimasto orfano di
suo padre quando aveva sei anni, è attaccato alla figura materna dalla quale è schiacciato
e dalla quale non riuscirà a staccarsi fino alla sua morte. La presenza ingombrante di sua
madre nella sua vita, sarà il motivo principale del fallimento della sua relazione con
Gemma.
GIULIO (Francesco Centorame / Pierfrancesco Favino), è un uomo cresciuto nella paura
della povertà e di diventare un uomo mediocre come il padre. Per questo sarà il più
corruttibile tra tutti. E’ affamato di vita e bisognoso di riconoscimento. Dopo la laurea in
legge diventa avvocato d’ufficio nell’ideale di difendere gli ultimi. Ma dietro la sua forza
nasconde grande fragilità. Dietro alla sua paura di non riuscire a riscattare la propria vita,
si smarrirà inseguendo il compromesso nei sentimenti e il possesso del denaro venendo a
sua volta posseduto da quanto riuscirà a possedere.
RICCARDO (Matteo de Buono / Claudio Santamaria), soprannominato Sopravvissu’
perché sopravvissuto ad un proiettile volante durante una manifestazione politica coda
degli anni di piombo alla quale si è ritrovato per caso. Riccardo è il collante tra tutti. E’ un
artista senza talento, un uomo buono e un sognatore. Sposerà Anna, avrà con lei un
figlio: Arturo. Ma il matrimonio fallirà con lo sgretolamento delle sue ambizioni e i troppi
problemi legati al denaro. Cresciuto con genitori ex hippies, dopo la loro morte a lui resterà
la casa al lago dove troverà rifugio nei giorni più scuri vivendo nella nostalgia del passato
e la necessità di riviverlo, ma anche reinventandosi infine come coltivatore di olio d’oliva.
ANNA (Emma Marrone), venuta a Roma a vent’anni col sogno di fare l’attrice, fa la
comparsa. E’ sul set di un film sulla storia di Gesù che incontrerà Riccardo. Si
innamoreranno, si sposeranno e avranno un figlio, Arturo, che in seguito lei porterà via con
sé a causa del fallimento del loro matrimonio. La frustrazione dei propri sogni svaniti la
porterà a nutrire un risentimento inestinguibile nei confronti di Riccardo arrivando ad
impedirgli di frequentare il figlio.
MARGHERITA (Nicoletta Romanoff), figlia dell’Onorevole Angelucci, ex ministro della
Sanità alla fine degli anni ’80 – inizio ‘90, incontrerà Giulio in qualità di assistente
dell’avvocato Nobili, difensore del padre durante gli anni di Mani Pulite. Lei e Giulio
inizieranno a frequentarsi per poi sposarsi e avere una figlia che chiameranno Sveva.
Margherita è ricchissima e questa “dote”, sarà più di tutte quella che corromperà l’animo di
Giulio aprendogli le porte ad un matrimonio infelice e arido.
Nel film Gli anni più belli c’è il racconto di tutte le nostre fatiche, sconfitte e vittorie, e
delle cose che ci fanno stare bene, che sono quelle più semplici, quelle che avevamo a
portata di mano durante l’adolescenza, ma ancora reperibili, se lo vogliamo, nell’età
adulta, se riusciamo a trovare la quadra delle cose e ci si accetta per quello che siamo
divenuti.
Io sono nell’anima di tutti i personaggi che racconto. Soffro con loro, mi emoziono con loro,
amo con loro e con loro vivo tutte le curve di questo viaggio. 40 anni di storia scorrono
sotto i nostri occhi e ci permettono di aprire una riflessione sulle nostre vite, sui nostri
ricordi, sulle nostre proiezioni fatte da ragazzi e le valutazioni arrivate dopo quegli anni di
formazione col senso di assoluto in tasca. Giulio, Paolo, Riccardo e Gemma guardano
avanti, sono incurabilmente affamati di vita. La musica di Nicola Piovani, tutta in tonalità
maggiore, li accompagna con affetto comprendendo le loro transizioni nel tempo e
legandole in un immaginario ponte musicale che osserva la storia dall’alto senza mai
sottolineare i momenti bui ma avvertendo invece l’instancabile slancio verso un domani
migliore che tutti i protagonisti si portano dentro.
Quando il talento di tutti si unisce in una forza comune, allora si veleggia insieme verso
una vita parallela a quella reale, che alla fine, giorno dopo giorno, settimana dopo
settimana, si trasforma nel film che insieme avremo fatto.
Fare film è aprire continui capitoli all’interno di una vita. Il cinema, in questi ventitré anni di
carriera, mi ha donato la possibilità di esprimere chi fossi, di raccontare come vedessi il
mondo e di riconoscere la mia identità. In qualche modo mi ha salvato la vita.
Ho cercato
di trovare la mia voce e il cinema me l’ha data. E’ stato un viaggio febbrile iniziato subito
dopo il liceo, illuminato dall’amore verso i Padri del nostro cinema ai quali questo mio
dodicesimo film porta tributo e omaggio.
Dobbiamo essere costantemente ispirati per trovare ispirazione.
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