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Loris Campetti L’arsenale di Svolte di Fiungo
Una storia di militanza e fuga, terrorismo rosso e nero, servizi segreti e imbrogli di Stato negli anni Settanta
Ma ciò che manda in brodo di giuggiole i carabinieri è una carta dell’Istituto geografico militare che riproduce in modo molto dettagliato la zona tra Camerino e Fiungo. Maledette coincidenze. Sarò un ingenuo capitato in una storia più grande di me, ma cretino no, mi viene il sospetto che quella carta potrebbe essere manomessa per confermare una tesi precostruita e così faccio mettere a verbale ai perquisitori che non ci sono segni di sorta sopra la carta, né cerchietti col pennarello rosso, né sottolineature magari proprio all’altezza di Svolte di Fiungo. Rispondo alla domanda di rito, spiego che quella carta l’ho regolarmente acquistata a Firenze proprio nel punto vendita posto al piano terra dell’Istituto geografico militare. Chiunque può comprare una qualsiasi delle loro carte geografiche, non lo sapevate? E perché l’ho comprata? La uso, come le altre che vedete nella libreria, per andare a funghi.
Ci son voluti quasi cinquant’anni perché Loris Campetti si decidesse a raccontare questa storia, la sua storia. E ha scelto di farlo come fosse un romanzo, perché in qualche modo lo è.
Nel 1972 ha 24 anni, è appena laureato, viene indagato per associazione sovversiva dopo che, vicino casa sua, a Macerata, hanno ritrovato un arsenale di armi attribuito al terrorismo rosso. Per una cartina geografica che Loris usa per andare a funghi, considerata prova inconfutabile del suo coinvolgimento, c’è il rischio di rimanere vittima di una macchinazione: sono gli anni di Pinelli, di Piazza Fontana, di Junio Valerio Borghese – e in effetti quell’arsenale si rivelerà costruito dai fascisti su mandato del Sid.
Così Loris decide di diventare latitante.
Per cinque anni, fino all’assoluzione perché “il fatto non sussiste”, Loris convive con l’angoscia, la rabbia, l’impotenza. Dapprima nascondendosi, documenti falsi e un lavoro di collaudatore di Fiat Centoventiquattro, poi tornando allo scoperto, riprendendo la militanza politica, iniziando a collaborare con “il manifesto”.
È una storia così piena di coincidenze e strane beffe del destino da sembrare un romanzo. E Campetti la racconta inserendola nel quadro di quello che va succedendo in Italia in quei caldi anni Settanta.
Loris Campetti è nato nel 1948 a Macerata, vive a Roma.
Laureato in Chimica, ha lavorato al “manifesto” dalla seconda metà degli anni Settanta fino al 2012, occupandosi in particolare di lavoro, sindacato e economia. Collabora con giornali stranieri e riviste.
Con Manni ha pubblicato i reportage Ilva connection. Inchiesta sulla ragnatela di corruzioni, omissioni, colpevoli negligenze, sui Riva e le istituzioni (2013), Non ho l’età. Perdere il lavoro a 50 anni (2015), Ma come fanno gli operai. Precarietà, solitudine, sfruttamento. Reportage da una classe fantasma (2018).
Questo è il suo primo romanzo.
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