AL TEATRO HAMLET, A POCHI GIORNI DALLA GIORNATA INTERNAZIONALE DELLA DONNA
Da un soggetto di Aldo Cirri
Regia di Vic Giannini
La storia di tre donne unite da un vissuto di violenze e abusi subiti
Amarezza, dolore, razionalità e incanto. Sono le emozioni che hanno travolto il pubblico di “Angeli di cartone”, piéce in scena fino al 1 marzo al Teatro Hamlet di Roma. Aldo Cirri, autore del testo, noto drammaturgo (già vincitore del Premio Fersen 2019 e del Tragos 2018 e 2019) e Vic Giannini che, oltre la regia, firma anche le musiche e il disegno luci, hanno puntato dritto al cuore con un’opera dai risvolti drammatici, poetici e di denuncia: la violenza e gli abusi subiti dalle tre protagoniste.
“Non consentire a nessuno, tanto meno a te stessa, di dirti che non sarai mai in grado di fare qualcosa.”
È tra le battute pronunciate da una delle tre attrici di “Angeli di cartone”, lo spettacolo realizzato da Ipazia Production che ha debuttato il 28 febbraio e sarà in scena al Teatro Hamlet di Roma fino al 1 marzo, in cui si narra la storia di tre donne legate da un vissuto di violenze e abusi subiti.
La ricorrenza dell’8 Marzo, Giornata Internazionale della Donna, si avvicina e molte sono le rappresentazioni teatrali relative alle tematiche femminili. Ma non sono mai troppe.
In evidenza, dunque, questo lavoro del regista Vic Giannini: un’opera suggestiva e poetica, classificata al secondo posto nel premio “Luce dell’Arte 2018”, che si avvale della partecipazione di attrici come Carmela Rossi (nel ruolo di Francesca), Donatella Busini (che interpreta Elena) e Rosa Inserra (nel personaggio di Stella).
E’ la storia racconta di tre donne che, seppur molto diverse tra loro per carattere ed età, hanno in comune un vissuto di violenza e di abuso, elaborato o rimosso in funzione della loro natura e personalità. Per Stella, interpretata con incanto da Rosa Inserra, è devastante e la porterà a uno stato di coscienza alterato; per Francesca interpretata con pathos da Carmela Rossi è l’origine di una amarezza che l’ha accompagnata per tutta la sua vita; per Elena interpretata con verità da Donatella Busini, la sofferenza è stata razionalmente analizzata, vivisezionata, rendendola solo apparentemente più cinica e distaccata nei confronti del dolore. Ma l’empatia che si crea tra le protagoniste risulta palpabile specie nel finale in cui con un atto liberatorio le violenze più efferate sono dichiarate.
Amarezza, dolore, razionalità e incanto. Sono le emozioni che hanno travolto il pubblico, in un susseguirsi di battute graffianti, rassegnate, sofferte, razionali ma anche piene di speranza.
“Quando il vento ti sbatte d’ovunque, tu non puoi fare nulla per fermarlo”, recita rassegnata Francesca (Carmela Rossi). La storia ricomincia come è iniziata e si ripete, perché queste storie continuano a ripetersi e lo spettacolo si tramuta in un frammento di vita vissuto che sembra non avere fine: purtroppo.
Stella, la più giovane che, nonostante lo stupro efferato subito, conserva il suo candore in una dimensione di lucida follia e trascorre il tempo disegnando angeli con i colori immaginari dell’anima.“Questo è l’angelo del vento: colui che muove le nubi e compone i colori del cielo. Questo è l’angelo dell’acqua: quello che riflette l’opera del vento. E questo è l’angelo della notte nelle cui profondità il vento non è più vento e le nuvole non sono più nuvole.”
“Gli angeli disegnati da Stella (Rosa Inserra), spiega l’autore Aldo Cirri , non sono altro che le immagini con cui la ragazza interpreta la realtà e attraverso le quali cerca di trasmettere a Francesca (Carmela Rossi) la sua visione onirica del mondo. Per Stella tutto è semplice e chiaro, per questo si stupisce che Francesca non riesca a comprendere questa semplicità.”
La piéce diventa sempre più coinvolgente con le battute e i dialoghi che viaggiano sottopelle, lasciando tracce di un cammino che avanza tra realtà e futuro, tra riflessioni e orizzonti nuovi.
“La meraviglia della vita è il viaggio, non la conclusione. Non dobbiamo arrivare da nessuna parte! La felicità è qui,ora! Dobbiamo solo goderci il cammino!” Recita Stella (Rosa Inserra) con entusiasmo contagioso e sorprendente.
Il testo di Aldo Cirri è un teatro di parola, attraverso il quale esprime con perizia, denuncia e verità, un grido di ribellione contro la violenza di genere che sembra non aver fine. Attraverso la voce delle tre attrici, sembra lanciare un monito preciso, incoraggiante e di speranza. Gli “Angeli di Cartone” sono loro, che sembrano invisibili e invece sono figure cui la leggerezza è stata strappata via.
Con disincanto e lucida consapevolezza, Donatella Busini (in scena Elena), la figura più razionale della pièce, recita: “l’eternità non è l’infinita durata del tempo, ma la sua assenza, l’eternità appartiene solo a coloro che vivono nell’unico momento in cui il tempo non esiste: il presente. Tu ora in questo momento sei padrona dell’eternità!” “Infatti – spiega l’autore – viviamo intensamente l’attimo presente , il tempo si blocca, il passato e il futuro spariscono e noi viviamo nell’eternità.”
Dopo un’ora e più di emozioni in cui il testo, la regia, la musica, le luci e l’interpretazione scandiscono il tempo dell’armonia e della perfezione, ecco che le verità granitiche e le denunce espresse da “Angeli di cartone”, inducono a concludere come direbbero gli antichi e la cronaca quotidiana lo conferma: “mala tempora currunt”.
La violenza di genere deve essere priorità per migliorare il nostro vivere civile. Nell’affrontarla, vista l’inefficacia degli strumenti più appropriati quali adeguate politiche sociali e di pari opportunità, si rende necessario utilizzare ogni strumento possibile con determinazione, intelligenza, audacia e originalità.
Grande speranza è affidata alla realizzazione di progetti culturali di impatto emotivo che ispirino però una riflessione profonda. Il teatro può essere, deve essere, uno strumento efficace in tal senso in quanto per definizione momento catartico tra spettatori e storia. Viva il teatro della parola e della verità.
ROSSANA TOSTO
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