15 Novembre 2024

Zarabazà

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Fiore di Roccia di Ilaria Tuti

“In questa notte di inquietudine, affioriamo dall’oscurità come se vi fossimo avvezze, ma in realtà non lo siamo affatto. Abbiamo grandi occhi lucidi, ventri concavi e schiene vigorose avvolte negli scialli neri della tradizione. (…) «Io vado. Agata, tu che cosa vuoi fare?» mi precede Lucia, all’improvviso. Per un attimo non trovo le parole. Che cosa voglio fare? Non me lo ha mai chiesto nessuno. Guardo queste donne, le mie amiche. Viola, l’esuberanza e l’entusiasmo. Caterina, la saggezza pacata e a volte ruvida della maturità. Maria, un po’ discosta, il rosario tra le dita e sempre una preghiera sulle labbra. So che la mia risposta chiamerà, come in una catena, anche le loro, e questa consapevolezza mi spaventa: sono un uccello da richiamo che forse canterà per imprigionarle in un’impresa suicida. Ma poi Lucia mi sorride, di quei sorrisi che conducono l’anima alla docilità. «Vengo con te» mi sento uscire dalle labbra.”

Ilaria Tuti con Fiore di roccia racconta una storia sconosciuta al grande pubblico, quella delle Portatrici Carniche: le donne friulane che operarono lungo il fronte della Carnia durante la Prima guerra mondiale.

Come una sorta di corpo militare mai riconosciuto, le portatrici aiutarono gli uomini nelle trincee trasportando nelle loro gerle e lungo sentieri impervi viveri e munizioni. Protagonista è Agata Primus, personaggio inventato che si muove tra fatti realmente accaduti e che diventa emblema della resilienza di tutte quelle donne, figlie e madri, che lottarono per la libertà. Sulla Carnia fischiano le bombe sganciate dagli austriaci, sibilano nell’aria i proiettili. Mille metri più in basso, le donne li sentono e pregano che i loro uomini non ne vengano colpiti. Anche Agata prega.

Lei che ha lasciato gli studi per prendersi cura del padre malato, lei che ha una casa piena di libri e nessun tempo per leggerli, perché la Grande Guerra è arrivata e l’ha resa una portatrice.

Ogni mattina all’alba, Agata corre ai magazzini militari a valle, riempie la sua gerla con venti, trenta, a volte quaranta chili di viveri per i soldati e affronta di petto la montagna. Cammina per ore, nella neve che le arriva fino al ginocchio, per raggiungere il fronte.

È un percorso estenuante, pericoloso, che compie tutti i giorni in compagnia delle altre ragazze volontarie come lei.

È una vita durissima, ma Agata è forte e determinata, ha il sangue freddo di chi vuole combattere. Impara a farsi rispettare dai soldati, a farsi conoscere dai comandanti. Le sue certezze, però, vacillano quando un cecchino austriaco la vede e lei, d’istinto, gli spara.

Quella stessa notte, il pensiero del soldato abbandonato sul sentiero non le dà pace. E così decide di andare a prenderlo.

ILARIA TUTI vive a Gemona del Friuli, in provincia di Udine. Da ragazzina voleva fare la fotografa, ma ha studiato Economia. Ama il mare, ma vive in montagna. Appassionata di pittura, nel tempo libero ha fatto l’illustratrice per una piccola casa editrice. Il suo romanzo d’esordio, Fiori sopra l’inferno (Longanesi 2018), è stato un vero e proprio caso editoriale in Italia e all’estero, selezionato come “Crime Book of the Month” dal Times nel marzo 2019. Tra i punti di forza, un’ambientazione suggestiva e inquietante, uno stile fresco e maturo allo stesso tempo, un meccanismo narrativo impeccabile e una protagonista, Teresa Battaglia, da subito indimenticabile. Per Longanesi ha pubblicato anche Ninfa Dormiente (2019).