25 Novembre 2024

Zarabazà

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Impero Romano: temperature marine da record

Una ricerca condotta dall?Istituto di ricerca per la protezione
idrogeologica (Cnr-Irpi) in collaborazione con l?Istituto di scienze
marine (Cnr-Ismar) e l?Università di Barcellona, ha addotto nuovi dati
sulla fase di eccezionale riscaldamento della superficie del
Mediterraneo durante il primo mezzo millennio dell?era cristiana. Lo
studio è pubblicato su Scientific Reports del gruppo Nature

Uno studio congiunto tra Consiglio nazionale delle ricerche, condotto
dall?Istituto di ricerca per la protezione idrogeologica (Cnr-Irpi) di
Perugia in collaborazione con l?Istituto di scienze marine (Cnr-Ismar)
di Napoli, e Università di Barcellona, basandosi sulla ricostruzione
della temperatura della superficie del mare degli ultimi 5000 anni, ha
permesso di quantificare l?entità del riscaldamento nella regione
mediterranea durante il periodo romano (1-500 d.C.). La ricerca è
stata pubblicata su Scientific Reports, del gruppo Nature.
Durante la campagna oceanografica NEXTDATA2014, svolta dal Cnr a bordo
della R/V Urania, (responsabile scientifico Fabrizio Lirer,
ricercatore Cnr-Ismar), sono stati acquisiti nuovi dati in diversi
siti del Mare Adriatico e del Canale di Sicilia, relativi al clima del
Mediterraneo negli ultimi millenni. In particolare, nel settore
occidentale del Canale di Sicilia, ad una profondità di 475 metri, è
stata recuperata un?importante successione di strati sotto il fondale
marino, mediante un sistema di carotaggio a gravità che ha permesso di
preservare l?interfaccia acqua-sedimento e quindi anche i sedimenti
gli ultimi due secoli, consentendo di ricostruire le variazioni delle
temperature superficiali del mare negli ultimi cinque millenni.
?Questo nuovo dato è stato integrato da quelli provenienti da altre
aree del Mediterraneo – mare di Alboran, bacino di Minorca e mar Egeo
– per far emergere lo scenario complessivo e confermare che il periodo
romano è stato il periodo più caldo dell?intero bacino negli ultimi
2000 anni: le temperature superficiali del mare erano circa 2°C in più
rispetto ai valori medi della fine del XX secolo d.C.?, spiega Giulia
Margaritelli, ricercatrice Cnr-Irpi. ?Cronologicamente, questa
distinta fase di riscaldamento corrisponde con lo sviluppo,
l’espansione e il conseguente declino dell’Impero Romano, mentre,
successivamente a questa fase, lo studio mostra una graduale tendenza
verso condizioni climatiche più fredde in tutta l?area, coincidenti
con la caduta del Grande Impero?.
La configurazione geografica del Mediterraneo rende questa regione
estremamente vulnerabile ai cambiamenti climatici e la probabile
relazione tra le favorevoli condizioni climatiche di questa fase e
l’espansione dell’Impero nell?area mediterranea è oggetto di una ricca
letteratura. ?Tra il Nord Africa e i climi europei, la zona di
transizione strategica occupata dal Mare Nostrum fornisce informazioni
chiave per svelare le tele-connessioni climatiche, ovvero delle
variazioni di temperatura che si verificano in fase in punti del globo
distanti tra loro?, prosegue la ricercatrice. ?Lo studio del clima del
passato è un prezioso strumento di analisi delle dinamiche del sistema
climatico terrestre in condizioni differenti da quelle attuali ed è
dunque insostituibile per testare la validità dei modelli previsionali
a medio e lungo termine?. Il Mediterraneo è caratterizzato da
un?enorme ricchezza archeologica e storica e da dati paleoclimatici
registrati negli archivi fossili. ?Il bacino è quindi un ottimo
laboratorio naturale per indagare la potenziale influenza del clima
sulle civiltà che qui si sono susseguite?, conclude Margaritelli.