Nel romanzo di Giovanni Morandi la vicenda di tre generazioni Firenze – Non è facile vivere in Siberia, terra fredda e inospitale, per molto tempo vista unicamente come una prigione per condannati. Ma per chi viene da lì, è difficile lasciarsi il passato alle spalle. Il romanzo di Giovanni Morandi, intitolato Non è facile coltivare pomodori in Siberia (Pagliai Editore, p. 144, euro 10) racconta proprio questo: puoi restare in quelle terre o fuggirne via, ma i legami non possono fuggire con te.
Giovanni Morandi, fiorentino, è oggi editorialista del «Quotidiano Nazionale», dopo aver diretto «Il Giorno», «Il Resto del Carlino» e lo stesso «QN». Corrispondente da Mosca negli ultimi anni dell’Urss, ha assistito, unico giornalista straniero, allo storico ammainabandiera avvenuto il 25 dicembre 1991 al Cremlino. Proprio la sua esperienza in Russia è alla base di un romanzo che ha il respiro dell’affresco storico, incentrato sulla storia di tre donne – nonna, madre, figlia – che diventano simbolo di tre diverse generazioni. Ekaterina, originaria di una famiglia aristocratica polacca, sarà deportata in un gulag negli anni della rivoluzione. La figlia Marija, che a quella rivoluzione sarà fedele e diventerà dirigente sovietica, vedrà le proprie speranze tradite con la fine del comunismo. Vera se ne andrà per cercare un futuro in Italia. Tra mille difficoltà, cercherà di lasciare dietro di sé le brutte esperienze. Ma le basterà avvolgersi in una pelle di lupo per tornare nella sua casa ai margini della foresta di betulle, in quella Siberia che per lei sarà sempre “casa”. Gherardo Del Lungo (335 1373725)
Giovanni Morandi Non è facile coltivare pomodori in Siberia
Mauro Pagliai, 2020Pagine: 144 Caratteristiche: br.ISBN: 978-88-564-0447-0
Collana: Libro verità | Nuova Serie
Settore:L2 / RomanziTL7 / Geografia, viaggio, guide
Prezzo: 10 €
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Non è facile vivere in Siberia, non è facile nemmeno coltivare pomodori in Siberia, perché i pomodori sono figli del sole e del calore e quello invece è il regno del gelo.
La Siberia è una terra inospitale, la cui funzione per molto tempo è stata di essere una prigione per condannati a spartirne il destino. La Siberia non è solo il cielo dove si scatenano le tempeste, la terra che diventa ghiaccio, l’aria dove si disperde la voce dei lupi. Non è solo il silenzio che calpestano gli orsi, non solo la coltre che copre le sofferenze e le passioni e perfino le speranze.
La storia di tre donne racconta che si può rimanere in Siberia o fuggire via. In entrambi i casi si resta legati ad essa.
Vera si chiede se si senta uguale o cambiata da quando la lasciò per costruire altrove una vita possibile. Le sembra di essere diversa ma le basta avvolgersi in una pelle di lupo per tornare nella sua casa ai margini della foresta di betulle.
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