La partecipazione di trecento spettatori l’8 agosto a Torrevecchia Teatina alle 21, all’aperto, nel parco “S Karol” del Palazzo Valignani, nel pieno rispetto delle norme di sicurezza, ha decretato il successo di una delle manifestazioni più seguite di tutta l’estate italiana, seconda, in quanto al numero di presenze, solo a quella che si è svolta all’Arena di Verona. Molti gli spettatori che sono rimasti esclusi a causa della mancata prenotazione.
Diversi sono stati i leit-motiv della serata, innanzitutto il suono. “Mi piacerebbe che ci trasformassimo tutti in dei suoni. Se in origine eravamo dei suoni, mi pare bello pensare che torneremo ad esserlo.”, afferma il Maestro Ennio Morricone in un video proiettato all’inizio della manifestazione, a cui ha fatto seguito l’assegnazione di un riconoscimento a uno dei tecnici più affermati del cinema italiano, Alessandro Palmerini, che ha espresso, con la sua grande umiltà che lo contraddistingue, un sentito ringraziamento alla giuria “per aver scelto di assegnare questo premio al suono cinematografico, di cui io sono solo una delle tante figure che contribuiscono alla realizzazione. Una grande sensibilità dimostrata nel riconoscere quello che, sottotraccia e invisibile agli occhi degli spettatori, svolge il suono cinematografico nel riuscire a trasmettere e veicolare emozioni, pensieri, sogni, ricordi, ossessioni come possono anche le parole delle bellissime lettere d’amore che abbiamo potuto apprezzare durante questa splendida serata di premiazione”.
Il secondo asse portante è stato quello di un nuovo e diverso atteggiamento che la specie deve assumere nei confronti dell’ambiente, in tutte le attività, a partire da quelle economiche e produttive. Sono stati premiati due imprenditori illuminati, Ivan Aloisio, manager di Fortunale, azienda che produce maglie biologiche con tintura naturale, riciclabili, e David Nothacker, CEO di Sennder, un’azienda di logistica e trasporti, che grazie alla sua guida, si è rafforzata sfruttando le più avanzate innovazioni nel campo matematico e scientifico. Grazie all’uso di algoritmi, la ditta adotta una logistica sostenibile che gli è valsa una importante joint-venture con Poste Italiane.
Il tutto, nell’atmosfera magica che ha incantato i presenti, fino all’ultimo col fiato sospeso nel più assoluto silenzio ad ascoltare le letture, da parte degli attori Antonella De Collibus ed Alessio Tessitore, dei testi vincitori, che hanno commosso fino alle lacrime le stesse autrici delle composizioni. Stevka Smitran ha donato al Museo della Lettera d’Amore l’originale del suo testo vincente, composto in lingua serbocroata, nel 1969, quando era ancora giovanissima. Laura D’Angelo, a partire dai nostri giorni difficili, declama nella sua lettera il valore assoluto di ciò che dura e resiste oltre ogni limite, il sentimento unico che il vento si incarica di trasportare fino all’amato. Renata Di Sano tratta con delicatezza il tema di un’ossessione d’amore, che si fa presenza e permanenza, ad onta del suicidio, che la madre ha messo in atto. La scrittrice si cala, con rara eleganza espressiva, nella figlia, che scrive: non annebbiata dal rancore per lo strappo, parla in modo lucido, svela la psicologia della madre, la mostra nelle sue debolezze e contraddizioni, per chiederle con vigore di andare via “per amore”, liberarla dalla sua presenza in absentia e consentirle di rinascere. Olivetta Gerometta è autrice di una lettera in cui una donna, ai piedi di un ulivo, dichiara i suoi sentimenti più intimi, dialogando con la creatura vegetale che rappresenta un simbolo dal valore unico, in grado di ascoltare e comprendere le confessioni di un’anima, come fece con Cristo nel giardino del Getsemani. La protagonista della lettera di Irene Zavaglia si chiede se ci sono ancora parole d’amore e se ne abbiamo ancora bisogno. Ambientata in uno dei periodi più inattesi della storia dell’umanità, la prima pandemia, la donna, una barbona, esprime il suo sentimento tormentato e folle per il suo uomo, che lei sente di dover incontrare il giorno dopo, ma che invece, poi si svela, è morto anni prima. Maria Fabia Simone ha immaginato una lettera post mortem scritta da Francesca Morvillo a Giovanni Falcone che riposa su un’incongruenza storica (Giovanni è morto prima di Francesca), che consente all’invenzione poetica di farsi parola d’amore oltre la violenza della mafia, oltre lo strazio della morte. Le parole di Francesca continuano così, nel vento, a dilatare il racconto di un’affinità elettiva, di una solidale scelta di vita, di una paura condivisa, di un orrore subito, nel segno della ricerca della Verità. La serata si è chiusa con il saluto del Sindaco di Torrevecchia Teatina Francesco Seccia il quale ha rilevato il grande lavoro che sta facendo l’amministrazione per capitalizzare l’opera che anche le precedenti amministrazioni hanno promosso nel settore della cultura, con la realizzazione del Museo della Lettera d’Amore, museo unico al mondo.
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