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IN SCIENZA E COSCIENZA di ANNALISA MALARA
Troppo alto e moralmente inaccettabile è il costo in termini di vite umane che abbiamo dovuto pagare a causa del coronavirus. L’ho visto con i miei occhi e non posso né voglio tacere ciò che ho imparato in corsia, giorno dopo giorno: il Covid-19 è una malattia feroce, ancora troppo imprevedibile per poterla considerare sotto controllo, i cui esiti sono stati drammatici e fatali per un altissimo numero di persone. In queste pagine racconterò cosa significa tentare di curare pazienti con i polmoni e diversi organi interni devastati dal virus, senza riuscire a trovare una terapia efficace al cento per cento, procedendo per prove ed errori, sotto l’incalzare continuo di una progressione apparentemente inarrestabile dei contagi che rendeva ancora più difficile l’erogazione della cura a tutti coloro che ne avrebbero avuto bisogno. Occorre fare tutto ciò che è in nostro potere affinché non accada mai più. Il racconto in prima persona dell’anestesista che ha salvato il “paziente uno” a Codogno: dal primo tampone ai mesi vissuti in corsia, fianco a fianco di colleghi e malati, la tenacia e i sacrifici compiuti da medici, infermieri e soccorritori nel momento più difficile della pandemia e della crisi sanitaria in Italia.
L’autrice devolverà in beneficenza i proventi della pubblicazione del libro al Collegio Nuovo – Fondazione Sandra e Enea Mattei di Pavia. Codogno. Una notte in ospedale. Viavai in pronto soccorso: tra le emergenze di routine, uno strano caso di polmonite. Annalisa è di turno in Rianimazione quando portano Mattia. Giovane, forte, eppure si è aggravato di colpo e ora respira a fatica. La TAC è chiara: polmonite virale. Perché le terapie non funzionano? Annalisa ha tante domande e nessuna risposta, ma le hanno insegnato che un buon medico deve mettersi in ascolto. Perciò va dalla moglie di Mattia e ascolta. La colpisce la parola “Cina”. È il 20 febbraio e da poco più di un mese arrivano notizie di un virus misterioso che uccide, a Wuhan. Annalisa non perde tempo e si procede d’urgenza con un tampone. Positivo. Mattia è il primo paziente italiano a cui viene diagnosticato il Covid-19. È in arrivo uno tsunami e dall’ospedale di Codogno hanno appena suonato la campana d’allarme. Da quella notte la vita di Annalisa e di noi tutti è cambiata. Quel tampone, fatto perché quando esaurisci ogni possibilità non resta che pensare all’impossibile, ha concesso tempo prezioso all’Italia e all’Europa per farsi trovare meno inermi. La storia di Annalisa e del team di Codogno, di come hanno fatto scudo all’avanzata dell’epidemia tra successi e sconfitte, dolore e speranza, è la storia di Davide e Golia: piccoli ospedali con pochi mezzi, schierati contro un mostro mai affrontato prima. Ma è anche una storia di pazienza, tenacia e ingegno. Ed è, più di tutto, una storia di cura.
ANNALISA MALARA (Cremona 1982), medico chirurgo, si è specializzata in Anestesia e Rianimazione all’Università di Pavia. Dopo la formazione presso il Policlinico San Matteo di Pavia ha prestato servizio come anestesista rianimatore all’Ospedale civile di Vigevano prima di essere assunta dall’Ospedale Maggiore di Lodi, cui afferisce la struttura dell’Ospedale civico di Codogno dove Annalisa era di turno la notte del 20 febbraio 2020. Vive a Lodi, ama molto la montagna.
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