23 Novembre 2024

Zarabazà

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L’enoturismo in epoca Covid-19: quali soluzioni?

I nuovi lockdown e le restrizioni ai viaggi impongono una riflessione per uscire dalla crisi. Innovarsi sarà fondamentale, ma il processo di digitalizzazione avviato in primavera deve proseguire. Solo il 22% delle cantine italiane vende esperienze online contro il 29% delle concorrenti spagnole

BolognaRoberta Garibaldi, presidente dell’Associazione Italiana Turismo Enogastronomico, e l’agenzia di comunicazione DOC-COM hanno organizzato un webinar per discutere sulle prospettive dell’enoturismo durante la pandemia di COVID-19. Al dibattito hanno partecipato Nicola D’Auria, presidente nazionale Movimento del Turismo del Vino, Donatella Cinelli Colombini, presidente nazionale Donne del Vino, e Paolo Privitera, CEO di Evensi, professore al MIT di Boston.

Il settore enoturistico ha vissuto una ripresa durante i mesi estivi – afferma Roberta Garibaldi –, a conferma della sua centralità nelle preferenze dei turisti, italiani e non”. I nuovi lockdown in Italia ed Europa impongono un’importante e approfondita riflessione: per fronteggiare la crisi che stiamo attraversando sarà fondamentale “rispondere e fornire soluzioni, garantire il sostegno economico da parte delle istituzioni e stimolare la digitalizzazione del settore”, prosegue Roberta Garibaldi.



“Diversificare è la chiave per affrontare al meglio il futuro – sostiene Donatella Cinelli Colombini –: anche se rimodellare la nostra offerta non è semplice dobbiamo usare bene questi mesi invernali per pianificare una strategia innovativa. Non premia, infatti, continuare a presentare le proprie aziende con le stesse modalità, le stesse botti, gli stessi tini e gli stessi contenuti narrativi. La soluzione è incentivare le diversità che caratterizzano ogni azienda. Alcune semplici indicazioni: apertura delle cantine nei weekend e all’ora di pranzo e non soltanto negli orari impiegatizi, formazione per i propri dipendenti, puntare sul web e sugli eventi ed evitare in tutti i modi i non luoghi, ma creare spazi di degustazione e visita che raccontino lo stile locale, con arredi realizzati da artigiani locali. Abbiamo grande responsabilità come operatori del mondo del vino: diventare il locomotore della rinascita del turismo italiano e dobbiamo attivarci per raggiungere questo scopo”. 

“La centralità di un settore come quello enoturistico è testimoniata dal successo, non scontato, che i nostri eventi come Calici di Stelle e Cantine Aperte in Vendemmia hanno avuto durante questa estate. L’esperienza emozionale nei luoghi di produzione rimane il nostro principale obiettivo, ma, alla luce di questa prolungata emergenza sanitaria, non possiamo non segnalare un bisogno di fare quel passo digitale in avanti, a livello delle singole aziende, ma soprattutto a livello nazionale, evidenziato anche dal confronto con gli altri paesi europei. La crisi può essere lo stimolo giusto, sia per noi vignaioli sia per le istituzioni, per andare in questa direzione e realmente aiutare un comparto che, grazie alla sua doppia natura di agricoltura e turismo, coinvolge con reti e collaborazioni moltissimi enti, attività e realtà sul territorio” afferma Nicola D’Auria.