“Mi è sempre piaciuto ascoltare i problemi della gente per poi cercare di aiutarli nel mio piccolo, come se fossi una sorta di psicologo a tempo perso, e “Volerai” nasce proprio così, con un problema di base ma senza una soluzione apparente.”
Questo è quello che racconta Lunanico riguardo al suo brano d’esordio “Volerai”. Abbiamo avuto l’occasione di intervistarlo in esclusiva e di conoscerlo meglio.
C’è un disco particolare che ti ha fatto capire quanto fosse magica la musica?
Se c’è un disco che mi ha sicuramente condizionato a livello personale è “Singing to Strangers” di Jack Savoretti, il suo fu il primo concerto a cui assistetti, e mi emozionò moltissimo vedere qualcuno che esibiva i propri pensieri e le proprie emozioni su un palco, e in quel momento capì cosa volevo veramente fare della mia vita.
Per quanto riguarda invece a livello di scrittura, direi tutta la discografia di Rancore, lo definisco uno dei migliori (se non il migliore) del panorama italiano soprattutto per i suoi testi complessi ma sempre odierni.
Scrivi testi particolari, anche a livello di struttura, ma da dove nasce questa esigenza?
L’esigenza nasce dal fatto che al giorno d’oggi, molta gente, non parla più apertamente di molti argomenti, uno fra tanti il tema del suicidio, tema che viene trattato in Volerai.
L’obbiettivo principale con questo brano è quello di riuscire a buttare giù il muro degli argomenti tabù e di poterne parlare apertamente e tranquillamente con chiunque.
Ti ricordi quand’è nata “Volerai”?
Volerai è nata, per caso, tre anni fa sul letto di camera mia, era un momento un po’ triste della mia adolescenza e invece di chiudermi in me stesso e diventare introverso, decisi di buttare a testo tutti i sentimenti e le emozioni che provavo al tempo.
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