18 Novembre 2024

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Varianti Covid, “Stop all’allevamento di animali da pelliccia in Italia se non vogliamo mettere a rischio la validità del vaccino”

Photos taken on two fur farms in Finland as part of an investigation into the cruelty of fur farming with TOWIE's Pete Wicks, Humane Society International, and Finnish animal protection organisation Oikeutta Elaimille

Humane Society International pubblica un rapporto scientifico sulla diffusione del Covid-19
tra gli allevamenti di visoni in Europa e chiama in causa il Ministro Speranza, “Ragioni di ordine economico, ambientale, di salute pubblica e di benessere animale per chiudere gli allevamenti.
La sospensione temporanea indetta a novembre scade il 28 febbraio: cosa è stato fatto?”

Roma – Divieto di riproduzione e trasporto degli animali allevati per la pelliccia dentro e fuori dai confini nazionali, screening regolari, sostegno economico per convertire l’attività e restrizioni preventive per scoraggiarne di nuove: Humane Society International (HSI), l’unica organizzazione attiva a livello locale e internazionale per proteggere tutti gli animali – in natura, nei laboratori, negli allevamenti e in ambiente domestico – con campagne globali e attività sul campo in più di 50 paesi, pubblica un White Paper scientifico in materia di “Allevamento di animali da pelliccia, Covid-19 e il rischio di malattie zoonotiche” e propone 6 misure provvisorie d’emergenza, necessarie per arginare il contagio in attesa dell’attuazione di un divieto d’allevamento definitivo. Chiamando in causa direttamente il Ministro per la Salute Roberto Speranza.

The mink are kept in small crowded cages. In the wild, they live along rivers and spend up to 60% of their time in water. Photographer and activist Jo-Anne McArthur has been photographing and documenting the fur-farming trade, animal conditions and environment since 2009 throughout Canada and Europe. These images depict the atrocious conditions and animal cages at the fur-farms and deplorable state of the animals themselves. Keywords: animal cruelty, humane society international, canada, europe, wildlife, fur-trade, fur-farming, fur-free, fur in fashion, captive wildlife

“Ci sono ragioni di ordine economico, ambientale, di salute pubblica e non da ultimo di benessere animale per chiudere gli allevamenti. Tra queste – dichiara Martina Pluda, Direttrice HSI per l’Italia – la seria possibilità che si produca una nuova variante del virus, che potrebbe compromettere l’efficacia del vaccino. L’ordinanza emessa dal Ministro Speranza il 21 novembre 2020, per sospendere temporaneamente le attività degli allevamenti di visoni in Italia, scade il 28 febbraio: cosa è stato fatto fin qui per arginare i fattori di rischio? Per affrontare seriamente il problema è necessario che il Ministro della Salute renda tale sospensione permanente”. A livello mondiale, assieme al network Fur Free Alliance, l’organizzazione sta lanciando proprio in questi giorni una petizione popolare per dire basta agli allevamenti di animali da pelliccia, tra cui visoni, volpi e cani procione, compilabile online al link http://action.hsi-europe.org/bastapellicce.

Photos from an investigation at a Finnish Fur Farm

Alla base della petizione non c’è soltanto una motivazione etica nei confronti degli animali, ma ragioni di salvaguardia ambientale e della salute umana, come si legge nel rapporto scientifico. “Da aprile 2020, quando è stato confermato il primo caso di Covid-19 nel visone americano in un allevamento nei Paesi Bassi, questa malattia zoonotica ha continuato a imperversare tra le mandrie di visoni allevati in vari Stati Membri dell’Unione Europea, così come negli Stati Uniti. In alcuni paesi ciò ha portato all’abbattimento preventivo di milioni di animali; mentre in altri le autorità governative hanno richiesto solamente l’attuazione di misure di biosicurezza per cercare di scongiurare un’ulteriore trasmissione”, si legge nel report. Ad oggi, il virus è stato rilevato nel visone in quasi 400 allevamenti, di almeno 9 Stati Membri come Danimarca, Paesi Bassi, Svezia, Lituania, Grecia, Spagna, Francia e anche in Italia dove sono stati abbattuti 26,000 visoni. Il SARS-CoV-2 è stato rilevato anche in 16 allevamenti negli Stati Uniti e in uno in Canada.

“La scelta di non adottare misure per sradicare i serbatoi potenziali di SARS-CoV-2 – prosegue l’analisi di HSI – è stata messa in discussione dalla scoperta che questo coronavirus può saltare avanti e indietro tra visone e uomo. Il sequenziamento del genoma virale ha dimostrato che l’infezione nel visone può portare a pericolose mutazioni delle proteine spike, le quali, se trasmesse alle popolazioni umane, potrebbero potenzialmente minacciare l’efficacia dei vaccini necessari per porre fine a questa pandemia globale da coronavirus”.

L’allevamento di animali da pelliccia rappresenta, pertanto, un grave rischio per la salute umana. Questo è il motivo principale per cui la Danimarca, un paese che alleva 17 milioni di visoni per una popolazione che non arriva a 6 milioni di persone, ha compiuto la scelta radicale di abbattere la sua intera mandria. Per lo stesso motivo i Paesi Bassi si sono adoperati per la chiusura anticipata della loro industria, che era comunque destinata ad una progressiva dismissione entro il 2024.

Inoltre, i focolai di Covid-19 negli allevamenti di visoni hanno attirato l’attenzione pubblica sul fatto che la pelliccia viene prodotta confinando animali selvatici in maniera intensiva, in piccole gabbie metalliche addossate le une alle altre. Le specie dotate di pelliccia più comunemente allevate, ovvero i visoni e le volpi, sono predatori carnivori, fortemente attivi e curiosi, con una vita sociale complessa. A differenza della maggior parte degli altri animali considerati d’allevamento, volpi e visoni sono animali solitari, che allo stato selvatico coprono lunghe distanze. La smisurata energia di questi animali è confinata in gabbie e nidi artificiali che in genere hanno una dimensione di 90x30x45cm. Lo stress derivato dal confinamento e dalla convivenza forzata li porta spesso a combattimenti, ferimenti, casi di cannibalismo e morte. Non solo questi animali selvatici in cattività sono molto stressati e quindi immunodepressi, ma sono ammassati in prossimità delle secrezioni respiratorie e degli escrementi degli altri individui. Ciò ha permesso al SARS-CoV-2 di diffondersi praticamente senza freni.

Anche le immagini più recenti immortalate negli allevamenti di animali da pelliccia europei, che presumibilmente rispettano gli standard di benessere dell’industria della pelliccia, rivelano animali che mostrano comportamenti stereotipati, automutilazione, cannibalismo, ferite non trattate. La conclusione che si può trarre è che gli standard volontari dell’industria della pelliccia non solo sono inadeguati, ma possono anche essere considerati come ‘humane washing’.

Humane Society International sostiene inequivocabilmente la chiusura definitiva di tutti gli allevamenti di animali da pelliccia per proteggere il benessere degli animali, l’ambiente e la salute umana. Nel frattempo, l’organizzazione raccomanda di adottare le seguenti misure preventive d’emergenza:

1.       Fermare la riproduzione e la ripopolazione negli allevamenti di visoni in cui sono stati abbattuti gli animali;

2.       Vietare tutti i trasporti transfrontalieri di visoni vivi e il trasporto di visoni vivi tra gli allevamenti all’interno dei confini nazionali;

3.       Proibire l’esportazione e l’importazione di pelli grezze di visone;

4.       Attuare un programma obbligatorio e regolare di test per il Covid-19 (con sequenziamento obbligatorio del genoma) sui visoni e altre specie da pelliccia allevate come cani procione e volpi, compresa la registrazione obbligatoria di tutte le attività collegate all’allevamento, per i paesi in cui è ancora consentito l’allevamento di animali da pelliccia e fino a quando tutti gli allevamenti di visoni non avranno cessato l’attività;

5.       Fornire un sostegno economico proporzionato agli allevatori di animali da pelliccia esclusivamente per coprire i costi di smantellamento delle attività di allevamento di animali da pelliccia, di riqualificazione professionale e di assistenza per la transizione verso altre attività (senza animali coinvolti);

6.       Adottare restrizioni preventive per la riproduzione, il trasporto e l’import/export di cani procione e volpi vive, oltre che di pelli grezze di queste specie, al fine di eliminare anche qualsiasi rischio potenziale di trasmissione di malattie dovuto al commercio di queste specie.

“Per l’immediata protezione della salute pubblica è necessario intraprendere queste azioni. Tuttavia, nel lungo termine, il solo modo per proteggere definitivamente sia la salute dell’uomo sia il benessere degli animali è di porre fine in modo permanente all’allevamento di animali da pelliccia nei paesi in cui è ancora legalmente consentito. Rinnovo pertanto l’appello al Ministro della Salute Roberto Speranza ad agire responsabilmente. È ora di rendersi conto che il rischio che la persistenza degli allevamenti di animali da pelliccia rappresenta per la società supera i limitati benefici economici che offre alla piccola minoranza coinvolta in questa pratica disumana”, conclude Pluda.