In onda venerdì 22 gennaio in seconda serata e giovedì 29 gennaio ore 21 su InBlu2000
“La memoria serve per il presente e per il futuro. Se qualcuno ci cancellasse la memoria noi non sapremmo neanche ricordare il nostro nome”. Si apre con queste parole di Moni Ovadia la dodicesima puntata di Retroscena, in onda venerdì 22 gennaio in seconda serata su TV2000 e giovedì 29 gennaio su InBlu2000, dedicata alla prossima Giornata della Memoria delle vittime della Shoah. Parole che rimandano al valore della memoria del passato, necessario per capire il presente e inibire il male, pronunciate da Moni Ovadia, uomo di teatro e di cultura da sempre impegnato in prima linea sul fronte dei diritti e della pace. Assieme a lui Michele Sciancalepore farà un viaggio nel cuore della Shoah, spogliando la ricorrenza storica di ogni intento retorico o puramente celebrativo per arrivare al vero significato di quello che fu l’Olocausto degli Ebrei durante la seconda Guerra Mondiale. A Retroscena – I segreti del teatro, il programma di Michele Sciancalepore
Sono passati settantasei anni da quel 27 gennaio 1945 quando le truppe dell’Armata Rossa liberarono il lager di Auschwitz, in Polonia, scoperchiando così gli orrori della Shoah, lo sterminio sistematico di circa sei milioni di Ebrei da parte dei nazisti del Terzo Reich. Una data che è entrata nella Storia a ricordo dell’atrocità dell’annientamento dell’uomo e che ogni anno ci prepariamo a onorare.
Ma come si può celebrare la cosiddetta Giornata della memoria senza essere retorici? Che importanza ha il valore dell’evocazione storica del passato nella vita di tutti i giorni? Quali doveri comporta oggi? Queste le domande sollevate nella puntata di Retroscena a Moni Ovadia, narratore, attore, regista nato a Plovdiv, in Bulgaria, da una famiglia ebraico-sefardita. E si riflette sul significato della accettazione dell’altro da sé, sul valore della memoria, sulla necessità della salvaguardia dell’integrità dell’essere umano come base per la costruzione di un’etica della giustizia e della pace.
“Con Auschwitz è stato cancellato l’uomo perché i nazisti negavano l’uomo in quanto fatto di difformità e di handicap” dice a Tv2000 Moni Ovadia per il quale affinché questo ricordo di morte non sia legato esclusivamente a una data e non diventi anche metaforicamente un pellegrinaggio di ipocrisia è necessario legare l’orrore di quei fatti alle mostruosità di oggi: “È inaccettabile che ci siano oggi bambini che muoiono per malattie curabili, uomini che scappano per fuggire dalla fame e dalla guerra e che muoiono come topi nel Mediterraneo. O assumiamo ciascuno di noi una responsabilità totale, senza scuse e cedimenti, nei confronti del valore e del senso della vita umana o rischiamo di vedere cose ben peggiori di quelle che ci sono già state”.
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