Poche settimane fa ho avuto l’immensa fortuna, in questi tempi difficili e bui, di potermi recare dal vivo (DAL VIVO!) nello splendido quartier generale di uno dei miei produttori di vino etneo preferiti, Barone di Villagrande.
Superato l’ameno borgo di Milo, mi trovo davanti a questa fantastica costruzione che si apre al centro in un’arcata. Questa lascia intravedere un prato verde alternato a delle intriganti travi in legno, interrotto alla fine da un’apparentemente precaria ma sensuale ringhiera in legno che stuzzica la mia curiosità con la promessa di chissàqquale panorama mozzafiato poco oltre.
Lasciato in macchina il paziente genitore, non ho resistito al lanciarmi di corsa verso il promettente paesaggio. Affacciatomi, la fantastica vista sul curatissimo vigneto mi lascia un attimo senza fiato: file geometriche di Nerelli* e Carricanti* affiancate da vigne meno autoctone in un abbraccio multiculturale, affacciate a loro volta sul mare (ah, la Sicilia..). Il tutto circondato da boschi di castagni e sotto lo sguardo protettivo di “mamma Etna”.
Il mio sognare ad occhi aperti viene però interrotto da una compagnia inaspettata, una bianchissima lupa che, vedendomi, decide con la determinazione degna del migliore spirito guida che forse è arrivata l’ora di darsi un attimo da fare e mi guida verso gli uffici.
Li davanti mi aspetta uno dei preparatissimi giovani che lavorano nell’azienda, che appena incrocia il mio sguardo accenna un saluto e mi viene incontro. Dalla rinfrescante chiacchierata che ne è conseguita, questo è quello che ho imparato:
La famiglia Nicolosi, discendenti del primo Barone di Villagrande, lavora sul vulcano già nel 1727 ed è oggi un solenne ritratto del duro lavoro svolto generazione dopo generazione, culminato con la creazione del disciplinare Etna DOC, primo in Sicilia. Tradizione e innovazione si intersecano e portano sinuosamente avanti il nome della baronia.
Il vigneto, coltivato seguendo fedelmente la tradizione etnea, presenta sul suo palcoscenico sia gli attori principali, Carricante e Nerello Mascalese, che una serie di comparse autoctone che contribuiscono in percentuale minore al prodotto finito. Aggiungete al mix la posizione geografica unica nel suo genere (di fronte al mare, immersa nel bosco di castagni, subito al di sotto della Valle del Bove, vallata in cui confluiscono le varie eruzione laviche) e un terreno letteralmente esplosivo e cominciate a pregustare il sontuoso risultato.
Alla componente tradizionale si affiancano poi delle curiose e forestiere viti di Merlot, usate per produzioni al limite dell’eretico ma di grande efficacia.
Invece, lontano dalla montagna ma sempre su suolo vulcanico, viene coltivata sull’isola di Salina una vigna di Malvasia delle Lipari utilizzate per il Salina Bianco Secco e per il loro fantastico passito.
Ciliegina sulla torta, una volta finito il tour mi viene regalata una bottiglia del loro Etna Rosso DOC, da commentare con calma in seguito. E quindi, raccolto un team di assaggiatori d’eccezione (mio padre, Optimus Potor Monellesco* e mio cugino, alternativo operatore dell’eno-businness), ci siamo immersi nell’analisi e nel vino.
Il Barone di Villagrande Rosso Etna DOC 2017 si presenta subito con il suo rosso rubino, profondo e intenso, che insieme agli aromi di frutta di sottobosco lo rendono apparentemente potente come un vulcano ma fresco come il vento che scende dalla vetta.
Attendiamo qualche minuto l’aiuto dell’ossigeno per placare una parte di quell’esuberanza magmatica ed ecco che si fanno più evidenti delle inaspettate note floreali ed erbacee, presenti anche in bocca, che bilanciano un tannino maturo, avvolgente, ma che mantiene il bevitore sugli attenti e raccomanda attenzione. Al palato però è l’acidità a regnare sovrana, tagliente come il filo di una spada e pronta ad affondare anche nel più tenace degli arrosti. Amico fedele di quasi ogni piatto o antipasto di carne, riscontra un successo notevole anche accanto a svariate ricette agrodolci, a dimostrazione della sua versatilità non indifferente.
Volendo concludere con delle personalissime opinioni, credo che Barone di Villagrande sia un’azienda di grande valore storico e vinicolo, i loro prodotti sono degli standard e la cantina/resort merita assolutamente una visita. Andateli a trovare!
*(L’optimus potor, dal latino il “vero bevitore”, è un titolo che avrebbe bisogno di un intero articolo per essere spiegato, rifatevi a Paolo Monelli e all’omonimo libro “L’Optimus Potor” per eventuali delucidazioni)
Altri articoli
Blueberry Travel e Chef Hiro: insieme per un GiappoTour® all’insegna della cultura culinaria giapponese
Questo Natale si brinda con l’Asti Spumante!
VINI CONTE COLLALTOPUNTO DI RIFERIMENTO DEL BUON BEREANCHE NEL MERCATO LOCALE