21 maggio – 10 settembre 2021
Opening giovedì 20 maggio ore 10-20 (su appuntamento)
Past / Present
Mostra di Elisabetta Benassi (Italia), Liliana Moro (Italia), Melik Ohanian (Francia), Namsal Siedlecki (Italy/USA)
Galleria Michela Negrini, Lugano
Il futuro ci tormenta, il passato ci trattiene. È per questo che il presente ci sfugge.
(Gustave Flaubert)
Past/ Present, la nuova mostra con cui Michela Negrini prosegue la stagione espositiva della sua galleria a Lugano, riunisce diverse opere che, con i loro riferimenti, chiamano in causa la questione del tempo ed esistenza.
La mostra, una collettiva, si estende oltre i confini abituali delle immagini, nella loro dimensione spaziale e temporale, e nasce da una riflessione su questo particolare tempo “congelato” che stiamo vivendo a causa della pandemia Covid19.
Una delle numerose conseguenze della pandemia è il cambiamento della nostra percezione del tempo. Lo spazio della vita quotidina ha subito enormi limitazioni. Il virus, inatteso, ci ha bloccati. Abituati a guardare al futuro, oggi viviamo nell’incertezza. Prigionieri del presente, la vita è diventata sopravvivenza, senza proiezione, se non quella individuale. Dopo anni di progresso, viviamo i limiti del presente e l’impossibilità di immaginare il futuro: grande contraddizione della nostra epoca.
La mostra esplora, attraverso il lavoro di quattro artisti – Elisabetta Benassi, Liliana Moro, Melik Ohanian, Namsal Siedlecki – le molte implicazioni dell’esperienza del tempo, della sua essenza e della sua percezione.
Attraverso il recupero e la trasformazione di materiali e di simboli, Elisabetta Benassi osserva criticamente l’eredità culturale, politica e artistica spesso controversa dei nostri tempi, per esplorare il rapporto tra passato ed epoca contemporanea, interrogandosi sulla condizione e l’identità del presente. In mostra Atlas Shrugged, un lavoro del 2018 che si inserisce nell’esplorazione di un mondo in cui l’idea di comunità è sparita e in cui regna “l’individuo sovrano”. Qui, le nozioni di “proprietà di sè” e di “sovranità assoluta” dell’individuo su se stesso e in relazione al mondo sociale sono centrali. Concetti-mito del liberalismo del XIX secolo, all’individuo sovrano è riconosciuto un valore assoluto e autonomo nel raggiungimento del proprio destino, rispetto alla sfiducia nella società e in qualsiasi progetto di emancipazione universale. Nel dibattito contemporaneo, il modello di un soggetto sfrenatamente liberista – completamente a suo agio in un mondo dove ogni passione collettiva è offuscata e solo la volontà individuale e le iniziative private hanno un valore – ritorna sotto forma di ideologia invisibile e indiscutibile. In questo preciso momento storico di “sospensione” temporale e privo di proiezione collettiva, questo lavoro ci propone una possibilità immaginaria di sottrarsi al caos del mondo reale, con i suoi limiti e conflitti, con le suo contraddizioni tra salvezza individuale e catastrofe collettiva.
In mostra anche opere inedite di Liliana Moro: grandi sculture in ceramica bianca candida, a forma di melagrana. Simbolo primitivo del ciclo morte-vita, del continuum su cui si basa la nostra esistenza, il frutto ne rappresenta l’energia vitale. Negli ultimi anni la ceramica è tornata molto spesso nel lavoro di Liliana Moro, anche per realizzare forme prese dal mondo naturale, come per esempio la frutta.
Per queste composizioni, l’artista ha utilizzato la ceramica, partendo dall’origine del materiale, cioè la terra, il fango ed i minerali che la compongono. Riflettendo sulla centralità della scelta del materiale quale parte fondamentale del processo creativo, Liliana Moro ci porta a riflettere sul tempo del materiale, elemento fondamentale che restituisce forma alla terra, scandendo i tempi di realizzazione e sul fascino dell’attesa, di asciugature e cotture.
Ponendo l’accento sul tempo modellatore, o – come scrive Marguerite Yourcenar “grande scultore” – capace di dare forma sempre, anche quando il materiale siamo noi, queste sculture tonde, coronate di foglie, con un’apertura circolare ci permettono di avvertirne la cavità, il vuoto che c’è dentro. E come Italo Calvino nelle sue Lezioni americane, anche Liliana Moro procede per “sottrazione di peso”, alleggerendo il frutto, scavando nel suo tempo passato e bloccandolo in un tempo presente, impotente, in cui solo la relazione col nostro sguardo puo’ proiettarlo nel futuro.
Da sempre, la ricerca artistica di Melik Ohanian indaga il mondo dell’immagine e il suo potere allegorico e la dimensione spaziale e quella temporale possono essere identificate quali nodi centrali di tutta la sua poetica. In mostra nuove opere della serie Tomorrow Was. Senza indicazioni di tempo, né di spazio, questa serie medita su un possibile domani. Queste fotografie non si propongono di cogliere un istante preciso, bensi’ di speculare in un modo riflessivo su di una narrativa personale dello spettatore. Ciascuno, posto di fronte a questi fragmenti di vita, sarà portato ad anticipare il proprio rapporto col mondo. In mostra anche opere della serie Portrait of Duration – Cesium Series , un lavoro che presenta i passaggi dallo stato solido a quello liquido del Cesio 133, elemento il cui decadimento radioattivo è stato usato a partire dal 1967 per stabilire la durata del secondo universale negli orologi atomici. Registrando il suo processo di trasformazione, ciascuna fotografia rappresenta il tempo attraverso la materia, e restituisce in modo speculare lo stato della materia a un certotempo T.
Melik Ohanian investiga così l’osservazione e la rappresentazione della misura del tempo, e in particolare della sua unità di riferimento: il secondo. Sebbene il tempo rimanga un concetto relativo e astratto, queste immagini ne costituiscono “un ritratto attraverso la rappresentazione della materia che lo definisce” in una sorta di “tautologia fotografica”, come l’ha definita l’artista. Invece che semplicemente indicare o misurare il tempo, ce lo mostrano. Invitandoci a esperire il tempo attraverso il suo scorrere e quindi la sua misurazione, Ohanian propone uno scenario cosmico sospeso tra poesia e scienza. È “una ricerca di uno stato di consapevolezza”: un’oscillazione tra scenari cosmici e mentali, che richiamano i paesaggi surrealisti di Max Ernst.
Gli ex voto hanno rappresentano fin dal paleolitico un elemento di legame col divino, cui l’uomo sirivolge alla ricerca di forza e conforto. Questa antica forma di preghiera, in cui predominante è la presenza di figure umane, è portata in mostra grazie al lavoro di Namsal Siedlecki: una scultura in argento nata da alcune scansioni 3d che l’artista ha realizzato in Francia nel 2019, a Clermont Ferrand, nei cui pozzi votivi negli anni 60 sono stati ritrovati una serie di reperti archeologici risalenti al 50 a.C.. Ex-voto scolpiti in legno di faggio e gettati in acqua come offerta ad una divinità dei Galli, Maponos.
Gettate invece nella Fontana di Trevi sono le monete d’argento usate per realizzare questa scultura. Nella fontana, ogni anno vengono gettati circa 2 milioni di euro di monetine, di cui per vari motivi l’8% non riesce ad essere cambiato. L’artista affascinato da questo insieme di desideri, intrappolati in una sorta di limbo quasi come se non si fossero compiuti ne ha comprato circa 500 kg. Siedlecki si sofferma sull’idea che in oltre 2000 anni l’umanità continua a ripetere lo specifico rituale di gettare qualcosa in acqua cercando un aiuto soprannaturale. Questi due desideri di due epoche distanti, entrambi legati all’acqua, qui si uniscono in un unico desiderio potenziato all’interno del liquido di una vasca galvanica.
Galleria Michela Negrini, Lugano
Inaugurata nell’ottobre 2016 a Lugano da Michela Negrini, la galleria si occupa di arte contemporanea, rappresentando e collaborando con artisti, nazionali e internazionali, che operano attraverso una grande varietà di mezzi: dalla fotografia alla pittura, dal disegno alla scultura, dal video all’installazione e alla performance.
Dal 2019 la galleria collabora anche con l’Archivio Geraldo De Barros, che rappresenta.
Il programma proposto in questi quasi 5 anni è trasversale e internazionale, includendo artisti di diverse generazioni dall’America all’Europa, alla Tailandia, passando per India e Cina, ma ha sempre incluso artisti di origini svizzere e italiane: per esempio, Paolo Canevari e Peter Wüthrich. L’ attività della galleria si declina nella organizzazione di mostre, oltre a promozione di iniziative e progetti che esplorano dinamiche globali, mirando a promuovere un dialogo che metta in continua discussione alcuni tra i temi più rilevanti della contemporaneità, partendo dal lavoro e dalle riflessioni degli artisti e favorendo il confronto tra arte e società, identità, scienza e cultura.
Il suo approccio interdisciplinare include collaborazioni con università, istituzioni e organizzazioni, in Europa, Asia e America del Sud. Il programma della galleria fin dall’inizio propone talk e lecture, presentazioni di libri e conversazioni con gli artisti, privilegiando il rapporto con un pubblico ampio ed eterogeneo, coinvolgendo anche studenti e insegnanti.
La Galleria organizza inoltre alcune attività mirate per bambini, in collaborazione con altre istituzioni, come per esempio la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, per Wopart 2018. Per la Milano Design Week di Milano (edizioni 2018-2019) la Galleria ha curato e prodotto progetti trasversali, legati ad arte e design, coinvolgendo importanti realtà brasiliane e supportando giovani designer svizzeri.
Tutti i diversi progetti ad oggi realizzati pongono comunque al centro la galleria quale luogo di sperimentazione, spazio da vivere e da frequentare in maniera dinamica.
BREVE BIO DESCRITTIVA
Elisabetta Benassi nasce nel 1966 a Roma, dove vive e lavora.
Attraverso il recupero e la trasformazione di materiali e di simboli, la sua ricerca trae ispirazione dalla storia recente e passata. Elisabetta Benassi osserva criticamente l’eredità culturale, politica e artistica lasciata dalla modernità, così come, in senso più ampio, i temi politici e culturali, spesso controversi, dei nostri tempi. Usando mezzi diversi – dalla scultura alla fotografia, dal video all’installazione – l’artista coinvolge emotivamente e interroga lo spettatore. Le sue opere raccolgono i riferimenti della tradizione artistica e culturale per esplorare, attraverso le tracce della memoria collettiva, il rapporto tra passato ed epoca contemporanea, interrogandosi sulla condizione e l’identità del presente. Attraverso l’associazione di immagini e oggetti relativi agli eventi indagati, l’artista, libera da ogni costrizione cronologica, attiva una riscrittura della loro narrativa, accostando storie diverse e attualizzando costantemente il passato.
Elisabetta Benassi è membro ordinario della Pontificia Accademia dei Virtuosi al Pantheon. Ha partecipato a importanti rassegne internazionali come la Biennale di Venezia (2011, 2013, 2015), la Biennale di Berlino (2001); la XV Quadriennale Nazionale d’Arte di Roma (2008); Manifesta (2002). Ha esposto in numerose mostre personali e collettive , tra cui: P.S.1, New York; MAXXI, Roma; Collezione Maramotti, Reggio Emilia; Grand Palais di Parigi; Fondazione Merz,Torino; Museo Nazionale Romano, Palazzo Altemps, Rome; CRAC Alsace, Altkirch; MACRO, Roma; Centre George Pompidou, Parigi; Kunsthalle Wien, Vienna; FRAC, Marsiglia; Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, Rivoli; PAC, Milano; Gallery of Modern Art, South Brisbane; Vancouver Art Gallery, Vancouver; SNUMoA Seoul; Today Art Museum, Beijing.
BREVE BIO DESCRITTIVA
Liliana Moro nasce nel 1961 a Milano, dove vive e lavora.
Diplomata all’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano. Nel 1989 fonda, insieme ad altriartisti, lo Spazio di Via Lazzaro Palazzi a Milano e che chiuderà nel 1993.
Incontrando i lavori di Liliana Moro si ha la percezione che sia presente solo ciò che è
strettamente necessario. Suono, parole, sculture, oggetti e performance, compongono un mondo che “mette in scena” una realtà, allo stesso tempo, cruda e poetica. Sono territori di un’esperienza individuale (quella dell’artista ma soprattutto dello spettatore) che invitano a andare oltre ciò che è visibile. La riduzione all’essenziale intesa come attitudine, pratica e posizione, non è il risultato di una ripresa del linguaggio minimal, si tratta piuttosto di una modalità che l’artista mette in atto sia quando sceglie di impiegare tecniche elaborate, sia quando sceglie di utilizzare materiali esistenti o oggetti d’uso comune.
Uno degli elementi che ha un posto di rilievo nella ricerca di Liliana Moro è la dimensione politica che non si traduce in illustrazione di contenuti, ma riguarda la modalità di relazione con i destinatari, per esempio con il disporre a terra il proprio lavoro chiedendo implicitamente a chi guarda di abbassarsi per vedere. La libertà di azione è un aspetto importante del lavoro ma lo definisce solo in parte: ciò che produce lo scarto interessante è la relazione tra l’universo delle possibilità e la tensione a più livelli – fisica e poetica- generata da questa relazione.
Ha esposto in importanti mostre collettive quali: Documenta IX Kassel ; Aperto XLV Biennale di Venezia ; Castello di Rivoli ; Quadriennale di Roma ; Moderna Museet Stoccolma; PS1 New York ; De Appel Amsterdam; Palazzo Grassi Venezia; MART Rovereto; Galleria Nazionale d’Arte Moderna Roma; MAXXI Roma; Triennale,Milano; 58° Biennale d’Arte ,Padiglione Italia Venezia; e ha tenuto numerose mostre personali: Galleria Emi Fontana Milano ; MUHKA Antwerpen ; Istituto Italiano di cultura Los Angeles; Fondazione A. Ratti Como ; Fondazione Zegna All’Aperto Trivero, Cubo Garutti /Museion Bolzano, galleria F. Pantaleone Palermo/Milano, galleria de Foscherari Bologna.
COLLEZIONI
Il suo lavoro è presente in collezioni pubbliche e private in Italia, Francia, Belgio e Stati Uniti.
Castello di Rivoli, Rivoli (To)
Museo Pecci, Prato
FNAC, Paris
FRAC Centre, Orléans, France
FRAC Rhone-Alpes / Nouveau Musée, Villeurbanne, Lyon
MUHKA, Museum van Hedendaagse Kunst Antwerpen, Antwerpen
Galleria d’Arte Moderna, Torino
Centro per le Arti Contemporanee,MAXXI Roma.
MAMbo, Museo d’arte moderna e contemporanea,Bologna
Galleria Nazionale d’Arte moderna e Contemporanea, Roma.
Museion, Museo d’Arte Moderna e Contemporanea, Bolzano.
Magazzino Italian Art, Cold Spring New York.
BREVE BIO DESCRITTIVA
Melik Ohanian, nato in Francia nel 1969, vive a Parigi.
La sua ricerca indaga l’immagine, al di là dei suoi normali confini, investendone la dimensione temporale e spaziale, e il suo potere allegorico. Lavorando con diversi media tra cui fotografia, video e installazione, la sua opera si inscrive in territori fisici e concettuali che si focalizzano sulla nozione di tempo. Indagando il mondo dell’immagine e il suo potere allegorico, Ohanian riflette costantemente su temi quali le zone desertiche, la classe lavoratrice, la fine delle utopie, la scienza, la storia e la società. La dimensione spaziale e quella temporale possono essere identificate quali nodi centrali di tutta la sua poetica.
Vincitore nel 2015 del Prix Marcel Duchamp e del Leone d’oro per miglior partecipazione nazionale (mostra collettiva) alla 56. Biennale di Venezia, Ohanian fa parte della generazione di artisti cresciuti in concomitanza con l’inizio dell’attività espositiva del Palais de Tokyo dove nel 2002 ha esposto il suo progetto Island of an Island in occasione dell’inaugurazione del museo. Il suo lavoro è stato presentato in numerosi musei, esposizioni internazionali e biennali.
Ha esposto, tra gli altri, presso:
Musée National d’Art Moderne, Centre Georges Pompidou, Paris (2016) ; CRAC Languedoc-Roussillon, Sète (2014) ; Utah Museum of Contemporary Art, Salt Lake City (2013) ; Mumbai Art Room, Mumbai (2012) ; Matucana 100, Santiago (2008) ; CCA Kitakyushu (2007) ; South London Gallery (2006) ; De Appel, Amsterdam (2006) ; IAC, Villeurbanne (2006) ; The Atlanta College of Art (2003) ; Palais de Tokyo, Paris (2002).
Ha partecipato a numerosi Biennali, tra cuii: Busan Biennale (2018) ; Biennale de Lyon (2017, 2005); Sydney Biennal (2016, 2004) ; Biennale de Venise (2015, 2007) ; Sharjah Biennale (2011) ; Gwangju Biennale (2006) ; PERFORMA, New York (2005) et la Berlin Biennale for Contemporary Art (2004) ; Sao Paulo Biennale (2004).
BREVE BIO DESCRITTIVA
Namsal Siedlecki (Greenfield, U.S.A, 1986), vive a lavora a Seggiano (Italia).
Nel 2015 ha vinto il Cy Twombly Italian Affiliated Fellow in Visual Arts presso l’American Academy a Roma. Nel 2019 è vincitore della ventesima edizione del Premio Cairo e del Gamec Prize presso il Museo Gamec di Bergamo. Ha esposto in numerose istituzioni italiane e straniere. Tra le sue partecipazioni più recenti si segnalano: MAXXI, Roma; Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Torino; Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci, Prato;American Academy in Rome, Roma; Villa Medici, Roma; Galeria Boavista, Lisbona; Villa Romana, Firenze; Fondazione Bevilacqua la Masa, Venezia; Moscow International Biennale for Young Art, Mosca; Antinori Art Project, Bargino; Galleria Magazzino, Rome; Galeria Madragoa, Lisbona; Galleria Acappella, Napoli; Frankfurt am Main, Berlino; Very Project Space, Berlino; In Extenso, Clermont Ferrand; Cripta747, Torino.
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