A TORINO UNA MOSTRA SCENOGRAFICA COME IL SUO PROTAGONISTA.
Di Monica Nucera Mantelli
A Torino presso la Biblioteca Nazionale è prorogata fino al 13 giugno 2021 la mostra “Filippo Juvarra regista di corti e capitali. Dalla Sicilia al Piemonte all’Europa”. L’architetto di Messina, che fu geniale interprete del genius loci dell’ex capitale piemontese, seppe interpretare le visioni del Re Savoiardo Vittorio Amedeo II, ampliando e decuplicando lo spirito trionfale dei suoi desideri regali. E non solo i suoi.
Filippo Juvarra nasce a Messina nel 1678 da una famiglia di argentieri, guidata dal padre Pietro e dal fratello maggiore Francesco. Trasferitosi a Roma nel 1704 vi trascorre un decennio, frequentando l’atelier di Carlo Fontana, tra i maggiori architetti alla corte papale. Negli anni romani, Juvarra approfondisce la conoscenza dell’architettura classica, esercitata attraverso il rilievo dei monumenti antichi, ma si rivolge anche allo studio di Michelangelo e del Seicento romano, con un’attenzione particolare alle opere di Francesco Borromini. Il suo talento inusuale ‐ e le straordinarie doti di disegnatore ‐ gli valgono già nel 1705 il primo premio, per la classe di architettura, al prestigioso concorso clementino bandito dall’Accademia di San Luca.
In questa mostra si entra pertanto sia nella dimensione più talentuosa che in quella più intima di questo eclettico architetto scenografo, vedutista, interior designer e molto altro ancora. E’ una esposizione che rende onore alla capacità di “stupire senza strafare” e che fa ben comprendere come dalla mente illuminata dell’architetto siciliano, e dalle sue idee visionarie, siano scaturiti non solo edifici, ma tutta una miriade di oggetti, altari, giardini e paesaggi interi racchiusi tra album e diari personali che testimoniano il suo sguardo aereo, capace di creare parterre monumentali e schizzi magnificenti, che premonivamo le idee future da proporre a committenti ambiziosi di raccontare i loro fasti.
Ma andiamo per ordine: lo stupore inizia appena si supera la soglia dell’illustre e babelica Biblioteca Nazionale di piazza Carlo Alberto 3. Poco dopo varcato il portone, si scende una manciata di scalini, quasi come ad accedere al segreto caveau di un gioielliere, dove pronti e luminosi sono ad accoglierci i seduttivi disegni, bozzetti, progetti, quaderni privati e scritti pubblici di uno dei massimi progettisti italiani degli spazi e del paesaggio.
Questa scoperta là si fa grazie ad un itinerario espositivo composto non solo da documenti, ma anche da grandi pannelli e supporti multimediali a parete che permettono di poter venire in contatto con “la punta delle penne” che questo grande architetto del reale e dell’immaginario animava. Il Corpus juvarrianum è qui gioiosamente esposto senza noia alcuna, in una vasta raccolta di disegni non solo ad opera dell’illustre messinese, ma anche dei suoi allievi e collaboratori. Tre sono i filoni nei quali si dipana il percorso: il primo dedicato agli studi di Juvarra e ai suoi colleghi di bottega, più specificamente legati alle architetture, religiose e civili; il secondo ripercorre l’attività di Juvarra scenografo, in particolare negli anni romani, tra il 1709 e il 1714, mentre il terzo si incentra sul legame storico-politico-culturale tra Sicilia, Piemonte e Savoia.
Deambulando tra luci soffuse accuratamente scenografiche, ci par di percorrere un universo parallelo, interamente immerso tra il reale e l’immaginato. L’esperienza maturata presso la bottega paterna di argentiere negli anni giovanili, donano a Juvarra una peculiare attenzione alla definizione minuziosa dei particolari architettonici e decorativi, così come la capacità di governare il cantiere e le maestranze attraverso incisive indicazioni grafiche e descrittive che qui ritroviamo con dovizia di documentazione accessoria, impreziosita da supporti multimediali di primo livello.
Gli esposti juvarriani permettono altresì di attraversare in un solo colpo d’occhio alcune a noi molto familiari “bomboniere” torinesi come la piazza Carlo Alberto, la facciata stessa della Biblioteca (ex scuderie del Palazzo Carignano che la fronteggia dall’altro lato della piazza), la trama geometrica delle vie del centro storico, sino ad alcune straordinarie delizie piemontesi come la Palazzina di Caccia di Stupinigi, il Castello di Rivoli, la Citroniera delle Scuderie della Reggia di Venaria Reale e la Real Basilica di Superga. Tutto in un tripudio di bellezze rare a trovarsi così concentrate in così poco spazio. Poi, passando da Roma, e altre grandi città come Madrid, si giunge alla produzione siciliana, quella nella sua terra natia, dove gli scenari si aprono generosamente tra mare e terra. E qui non vi raccontiamo altro, invitandovi a visitare prontamente questa scenografica esposizione, per non perdere una straordinaria occasione artistico-culturale, per di più a ingresso libero!
Ci accingiamo al termine di questo articolo non senza citare qualche dettaglio biografico del grande messinese che divenne Primo Architetto Regio presso la corte torinese: stando ai biografi di Juvarra, Vittorio Amedeo II venne a conoscenza delle abilità di architetto di Filippo Juvarra (1678- 1736) proprio durante il soggiorno sull’isola di Trinachia, per l’investitura ufficiale del regno. Avvenne a Messina, per bocca di un «buon amico di don Filippo», il giurista siciliano Francesco d’Aguirre (1681-1748). Il re, «sentendolo molto lodare, e sentendo che esser suo suddito, ordinò si facesse andare in Messina che subbito gli fu scritto dall’amico in Roma», dove Juvarra si trovava da qualche anno al servizio del cardinale Ottoboni. Il fatto che Juvarra fosse nativo di Messina, e quindi suo suddito, senz’altro agevolò i piani di Vittorio Amedeo, che confidava nel benestare di Ottoboni, il quale non si oppose alla partenza, anzi, onorato dell’interessamento del re di Sicilia per il suo architetto, lo sollecitò ad accettare. Juvarra raggiunse Messina «in pochi giorni», presentandosi al cospetto del re – almeno così raccontano i suoi biografi – senza essersi portato da Roma alcun disegno, ma solo «il toccalapis ed il tiralinee volendo con ciò dire che gl’avrebbe dato l’animo di fare qualunque disegno gli fosse stato ordinato». Vittorio Amedeo gli assegnò, allora, il progetto più ardito che in quel momento potesse concepire: il rinnovamento del Palazzo Reale di Messina, lasciato incompiuto da Andrea Calamech (1524-1589).
In conclusione: se la prima sorpresa varcando l’area mostre era stata la nuovissima targa di ingresso intitolata proprio a Filippo Juvarra, l’emozione è stata accresciuta in chiusura, dalla possibilità di visitare altresì la ricostruzione dell’antico laboratorio di restauro del libro della Biblioteca Nazionale di Torino. Una vera chicca storica che fa rivivere il visitatore – in scala 1:1, come in un setting cinematografico – le fascinazioni della cura artigiana d’eccellenza nella bottega della Biblioteca sita a Torino.
Onore va ai pregevoli curatori dell’operazione espositiva: Maria Vittoria Cattaneo, Chiara Devoti, Elena Gianasso, Gustavo Mola di Nomaglio, Franca Porticelli, Costanza Roggero, Fabio Uliana così come dei doviziosi collaboratori di ABNUT, e qui non possiamo non citare Marzia Gallo Astec e Tomaso Giuseppe Cravarezza.
Questa mostra e la pubblicazione che l’accompagna sono state realizzate dalla Biblioteca Nazionale Universitaria di Torino e dalla sua Associazione Amici (ABNUT), dal Centro Studi Piemontesi, dal Dipartimento Interateneo di Scienze, Progetto e Politiche del Territorio, Politecnico di Torino e Università degli Studi di Torino (DIST) e dalla Scuola di Specializzazione in Beni Architettonici e del Paesaggio, Politecnico di Torino, grazie al fondamentale apporto della Compagnia di San Paolo di Torino e al sostegno della Fondazione CRT e Reale Mutua, col patrocinio della Regione Piemonte, del Consiglio regionale del Piemonte e della Città di Torino, contando su prestigiose collaborazioni (Fondazione Ordine Mauriziano, La Venaria reale – Residenze Reali Sabaude, Palazzo, Madama, Accademia Albertina di Belle Arti).
La mostra è corredata da una poderosa monografia che ospita saggi per l’inquadramento storico, artistico e culturale della produzione juvarriana e l’inventario aggiornato dell’intero Corpus juvarrianum. Si tratta del volume “Filippo Juvarra regista di Corti e Capitali dalla Sicilia al Piemonte all’Europa”, pubblicato dal Centro Studi Piemontesi in collaborazione con la Biblioteca Nazionale Universitaria di Torino, l’Associazione Amici della Biblioteca Nazionale Universitaria di Torino (ABNUT), il DIST-Politecnico di Torino, la Scuola di Specializzazione in Beni Architettonici e del Paesaggio del Politecnico di Torino 2020. Pagg. XVII-490, ill. ISBN 978-88-8262-298-5 – DOI 10.26344/JUV20. Prezzo di copertina € 40.
Segnaliamo infine l’emissione di un Annullo Postale Speciale dedicato a Filippo Juvarra nel mese più accreditato per la sua nascita. L’annullo e varie cartoline commemorative sono disponibili nel bookshop della mostra per tutto il periodo dell’esposizione.
Apertura al pubblico 5 marzo – 13 giugno, lunedì-venerdì ore 10-16
INGRESSO LIBERO – PRENOTAZIONE PRIORITARIA – CAPIENZA SALA MASSIMO 15 VISITATORI PER VOLTA
Contatti informativi per le attività:
www.juvarrallanazionale.it – info@juvarrallanazionale.it – 0118101125
ABNUT: info@abnut.it e www.abnut.it/juvarra
Biblioteca Nazionale Universitaria: bu-to@beniculturali.it – www.bnto.librari.beniculturali.it – 011 8101113
Centro Studi Piemontesi – Ca dë Studi Piemontèis: info@studipiemontesi.it e www.studipiemontesi.it – 011537486
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