Holy 420 presenta il suo nuovo album solista, “Holy”, un progetto intimo e personale che racchiude tutte le esperienze vissute dal rapper nell’arco degli ultimi anni. Un progetto interessante e, come sostiene lo stesso Holy, che non tutti possono capire.
Questo album può rappresentare il punto di partenza per la tua ascesa nella scena rap italiana?
Può darsi, dipende se si guarda alla qualità o ai numeri.
Lo ritengo un progetto che non tutti possono capire quindi si vedrà.
Il pubblico sta apprezzando questo nuovo progetto? Quali sono stati i primi commenti?
Il pubblico a quanto ho visto è rimasto colpito dalla qualità del disco e da ciò che racconto in questo viaggio. Spero riescano ad affezionarsi almeno 1/3 di quanto ci sono affezionato io.
C’è stata qualche traccia del disco che, almeno inizialmente, non doveva essere presente nella tracklist finale?
No tutte quelle presenti eravamo convinti di metterle, e così è stato.
Pensi di poter migliorare il tuo rap sotto qualche aspetto in particolare?
Sicuramente si, ma più che rap voglio migliorare nel cantato, mi piace scrivere anche pop, anzi chissà se la direzione che sto prendendo non mi porti direttamente lì.
Quanto è stata importante la tua città, Torino, nella realizzazione di questo disco? Ti ha dato degli stimoli anche solo indirettamente?
Il disco non ha lo stimolo di Torino, parla di me, della mia vita, dei miei momenti no e quelli si, quei momenti possono essere stimolati dall’ambiente in cui vivi, ma è più periferia che centro.
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