27 agosto 2021 (ore 21.15), Arena estiva del Cinema Esperia di Padova: approda finalmente in sala Il cercatore di Infinito: il documentario di Andrea Azzettie Federico Massa dedicato alla mitica figura di Armando Aste, grandissimo scalatore, poeta della montagna, uomo di pensiero e di anima che ha fatto dell’alpinismo un’occasione preziosa di riflessione umana ed etica, ponendosi come esempio per le nuove generazioni. In sala saranno presenti i due registi che si confronteranno con il pubblico sul loro lavoro, sulla figura di Aste e su molto altro.“Dio non mi chiederà quante montagne ho conquistato ma cosa ho fatto per gli altri.”
Questo il messaggio di Armando Aste, grande alpinista, scomparso nel 2017. Il documentario mostra gli autori nei luoghi che hanno formato l’uomo e l’alpinista, andando all’origine della sua Fede. Il viaggio termina in Africa: all’inaugurazione di un ospedale realizzato con una donazione di Aste. La riflessione sui valori che ispirano la montagna si apre a una riflessione sull’uomo e i suoi limiti. Delle parole di Armando Aste, celebre alpinista scomparso nel 2017, colpisce una definizione in particolare: quella di dilettante, che lo scalatore dedicava a se stesso, per ricordare la necessità di non perdere di vista, in montagna, il rimettersi ad un qualcosa di più grande.
Non solo umiltà, ma anche una profonda forma di rispetto per la montagna stessa, per i suoi pericoli, per la sua unicità, per quel sublime che riempie di pace. Senza dimenticare la sua fede:“Dio non mi chiederà quante montagne ho conquistato” soleva dire “ma cosa ho fatto per gli altri.”
Un uomo affascinante, la cui storia viaggia spesso parallela al mito, spingendo Andrea Azzetti e Federico Massa a dedicargli questo documentario dall’iconico titolo: Il Cercatore di Infinito.
L’uomo
Chi è Armando Aste? Nato nel 1926 a Isera, in provincia di Trento, nel secondo dopoguerra ha intrapreso una folgorante carriera di imprese, in grado di portarlo oltre i confini nazionali: non solo in Svizzera, per scalare il monte Eiger, ma anche in Patagonia, fin sui pendii delle Ande, in quella che negli anni ‘50 doveva sembrare la fine del mondo conosciuto.
Il tutto senza dimenticare la propria etica e la propria integrità, ponendosi come un esempio non solo di sportivo, ma anche di essere umano, simbolo di un’identità cristiana testimoniata a qualsiasi altitudine e di fronte a qualsiasi difficoltà, anteponendo la sicurezza dei propri compagni a ogni costo.
Ritiratosi negli anni ‘80, non ha abbandonato il mondo della montagna, dedicandosi a diverse pubblicazioni e continuando a raccogliere onorificenze, costruendo il proprio retaggio, lasciando la propria testimonianza a chi vorrà seguirne le orme.
Si è spento a 91 anni a Rovereto.
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