Di Gino Morabito
Voce ruvida, profonda, nostalgica. Mai come adesso così dirompente e libera di muoversi. Canta la storia di un ragazzo che fino ai sedici non aveva ancora imbracciato una chitarra ed è diventato uno dei migliori artisti musicali del momento.
Jack Savoretti prende felicemente il meglio dell’Italia di papà Guido e dell’England di mamma Ingrid, e lo mescola in un sound raffinato e trascinante, tra songwriting, soul e qualche richiamo al cantautorato italiano di Tenco e Battisti.
Metà gentleman e metà marinaio, ha avuto modo di riflettere in che direzione volesse andare. Oggi arriva come un’onda del mare, quel grande blu della riviera ligure immortalato sulla copertina di Europiana: un album dal suono vintage e allo steso tempo moderno, che vuole farci ballare, sorridere e ricordare… chi siamo e da dove veniamo.
Il viaggio, l’estate. L’esperienza del primo bacio, la prima volta in motorino da soli, il primo assaggio di libertà. Jack Savoretti compone uno dei suoi dischi più riusciti e suggestivi, capace di toccare corde emozionali che, dalla nostalgia alla scoperta delle radici, cercano un nuovo modo per ripartire guardando al futuro con ottimismo.
«“Europiana” è “un album figlio di un periodo della mia vita in cui guardare fuori dalla finestra non era abbastanza. Il senso di libertà, la voglia di viaggiare, tutto era assopito, frenato. La vita sembrava compressa, oltre che compromessa. Anche i miei figli ne stavano risentendo fortemente. Allora ho deciso di scrivere una colonna sonora per loro, qualcosa capace di far immaginare il Mediterraneo, le vacanze, il sale sulla pelle.»
Attraverso un viaggio di speranza e malinconia, Europiana è un album che celebra la vita.
«Ho imparato che è importante celebrare la vita, soprattutto dopo un lungo momento di pausa, utile a pensare e a riflettere su quanto siamo stati fortunati rispetto ad altri. Nei dischi precedenti spesso mi interrogavo sull’esistenza, mentre oggi brindo al vivere. Quest’album è come il rumore di una bottiglia stappata: mi piacerebbe che ascoltandolo si provasse la sensazione che qualcosa sta per succedere.»
È successo a Portofino, al castello Brown, con una vista incredibile a 360° sul mare. È quello lo scatto di copertina che anticipa il contenuto: una lunga lettera d’amore alla musica europea degli ultimi cinquant’anni.
«Il disco richiama alle atmosfere sognanti e calde della riviera ligure ma anche alla Costa Azzurra, alle Isole Baleari. Il titolo è stato pensato per racchiudere e raccontare l’eleganza e lo stile romantico europeo, in particolare quello italiano e francese degli anni Sessanta e Settanta. Poi dall’America arriva il ritmo, il cambiamento e, dall’unione di quei mondi, nasce “Europiana”.»
La canzone con Nile Rodgers suona già come un classico.
«Per me Nile Rodgers è un punto di riferimento assoluto. È passato dai club underground americani a collaborazioni con Grace Jones e David Bowie. Grazie a lui e ad altre personalità carismatiche, in un momento particolare della storia, è arrivato il groove in Europa, mischiandosi a un modo tutto nostro, europeo, di scrivere.»
Singing to strangers è stato registrato negli studi romani di Ennio Morricone, questo ad Abbey Road.
«Lavorare negli studi in cui hanno inciso i Beatles e i Pink Floyd esalta ma rende anche umili. In quel luogo magico c’è il pianoforte donato da Mrs Mills, che venne suonato in alcuni brani di “The dark side of the moon”. Un suono incredibile che ho voluto anche nel mio disco.»
Un gentleman inglese e un marinaio ligure con il sogno di essere un batterista.
«I primi strumenti che ho preso in mano sono state le due bacchette per suonare la batteria a scuola. Ma nella musica che compongo do sempre molta importanza al basso, uno strumento sottovalutato, quando invece è l’anima della canzone. Si può capire in che decennio è stato realizzato un album ascoltando il suono del basso: da Frank Sinatra a Michael Jackson, le produzioni di Quincy Jones ne sono un esempio.»
Un uomo e artista che continua a farsi delle promesse.
«Certo, come tutti, ma poi non siamo bravi a mantenerle. Quando la vita sembra sfuggirci dalle mani, ci diciamo che miglioreremo, che non commetteremo più gli stessi errori, finendo poi per mentire a noi stessi e agli altri.»
Non appena la prima nota entra in circolo, diventa impossibile mentire.
«La mia verità la trovo solo nella musica. Non mi dedico a cercarla quotidianamente, forse perché, in fondo, so che, se voglio conoscere la mia verità più autentica, basta andare a suonare e si manifesta. Quando scrivo, quando canto, non appena la prima nota entra in circolo, è impossibile mentire. Riesco a mentire davanti a tutti, compreso me stesso, ma non davanti alla musica. La maggior parte delle persone, per scoprire chi è, si guarda allo specchio. Quando io voglio sapere chi sono e come sto prendo la chitarra o mi siedo al piano.»
Jack e la band sono carichi, comunicano con la propria fisicità un’immagine vincente. Inizia lo show!
«Negli ultimi anni io e la mia band abbiamo capito che bisogna avere molto rispetto del proprio pubblico e che, come ci presentiamo, influenza il nostro modo di suonare sul palco. Non abbiamo mai avuto una divisa, un outfit specifico da indossare, ma l’idea di base è: vestiti per chi ti viene a vedere. Durante le tournée ho realizzato che, quei cinque ragazzi nel backstage rilassati in jeans e t-shirt, sono completamente diversi dai cinque musicisti che si esibiscono live. E, quando suoniamo dal vivo e registriamo, voglio dannatamente quei cinque sul palco!»
L’artista è pronto a tornare live nel 2022 partendo ancora dall’Italia per presentare il nuovo album: un dono ai suoi figli, ai fan, a sé stesso.
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