«IN “QUERIDO FIDEL” IL RUOLO CHE PIÙ MI ASSOMIGLIA»
È stato premiato, tra gli applausi scroscianti della serata inaugurale del Bif&st 2021, con il “Premio Alberto Sordi”, assegnato da una giuria di critici, per le sue recenti interpretazioni in Qui rido io di Mario Martone (in questi giorni nelle sale) e in Il bambino nascosto di Roberto Andò (in sala invece dal 7 ottobre). Su Raiuno è l’amatissimo vice ispettore, fresco di pensione, ne I bastardi di Pizzofalcone. Ancora oggi al pubblico di Bari racconterà, intervistato da Enrico Magrelli, la sua esperienza in Gomorra, il film di Matteo Garrone, spartiacque del cinema italiano nel 2008, dove fu “don Ciro”, riproposto in occasione della retrospettiva dedicata a Rai Cinema e al suo braccio distributivo 01 Distribution.
Oggi, nello splendidamente ripristinato Teatro Margherita, ha invece accompagnato, con la regista Viviana Calò (e gli altri interpreti, Alessandra Borgia, Marco Mario De Notaris, Antonella Stefanucci, Valentina Acca, Inès Maria Lopez Hernandez), Querido Fidel, il secondo film italiano presentato in anteprima mondiale nella sezione competitiva “ItaliaFilmFest”, proiettato in un esaurito Teatro Piccinni, ieri sera alle 19 e oggi in replica alle 22.
Gianfelice Imparato può ben dirsi uno dei protagonisti assoluti di questa edizione del Bifest, diretta da Felice Laudadio e oggi alla sua terza giornata. «Ogni volta che mi viene proposto un ruolo o una sceneggiatura in lettura, devo sempre cercare, dentro di me, quelle “quote” del personaggio che non mi appartengono ma che sono chiamato a dar vita», ha detto Imparato, intervistato pubblicamente da David Grieco nel corso dell’affollata conferenza stampa del film. «Ma in Querido Fidel – la storia di un comunista non pentito che vive nella sua città, Napoli, comportandosi come una sorta di soldato di Fidel Castro, con il quale intrattiene una misteriosa corrispondenza – non ho dovuto fare sforzi particolari. Anche perché la regista aveva scritto quel personaggio, cucendomelo letteralmente addosso». «Non si tratta soltanto di un film politico», ha aggiunto. «Ma una storia profondamente umana che si interroga con profondità sul dilemma se sia più giusto arrendersi per convenienza o continuare a difendere un proprio sogno».
Accanto a Imparato, la regista napoletana Viviana Calò – che generazionalmente con questa storia nostalgica e ironica sul sogno comunista di alcuni ha ben poco a che fare – ha ricordato di aver trovato l’ispirazione per il film, mentre leggeva sui giornali del passaggio di testimone da Fidel Castro, ormai solo e malato, al fratello Raul. «Ho provato a immaginare, in assoluta libertà, la storia di un uomo (e della sua famiglia) che per qualche ragione, per la sua storia particolare, potesse sentirsi profondamente scosso da questo passaggio». Il film ha avuto poi, come accade per moltissime opere prime, una lunga gestazione, «comprensiva di una trasferta in Colombia dove un coproduttore avrebbe dovuto consentire l’avvio delle riprese, salvo non presentarsi affatto e addirittura chiederci soldi…». La regista ha coraggiosamente preso in mano le redini della produzione del film, affiancata in un secondo tempo dalla Audioimage di Davide Mastropaolo e infine dalla eskimo di Dario Formisano.
«La pandemia non ci ha fiaccato», ha aggiunto, rispondendo al pubblico. «Si è trattato di un periodo in cui abbiamo affinato e ripensato il montaggio. Non volevamo che il film uscisse solo sulle piattaforme, abbiamo aspettato a concluderlo perché l’obiettivo è vederlo presto nelle sale cinematografiche». Quando esattamente? «Lavoriamo affinché il film sia in sala alla fine di novembre, in coincidenza con il quinto anniversario della morte di Fidel Castro», dicono i produttori. «Il film sarà anche commercializzato con un contributo economico del Fondo Cinema e Audiovisivo della Regione Campania, la prima, e l’unica probabilmente, a sostenere anche la diffusione delle opere realizzate sul territorio. Ce ne occuperemo direttamente, in tandem con un player nazionale che presenteremo nei prossimi giorni».
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