“L’Alba del Terzo Millennio”, scritto da Pietro De Silva,
Con Emanuele Puglia e Cosimo Coltraro
Regia di Federico Magnano San Lio
Realizzazione scene e costumi Claudio Cutispoto e Sorelle Rinaldi
Foto di Gianluigi Primaverile
Innanzitutto, un plauso all’autore, l’attore e commediografo Pietro De Silva che ha narrato una storia semplice, centrandola in un tempo breve di appena un giorno, ambientandola in un luogo ritirato, dando voce a due uomini con estrazioni culturali diverse che, ciascuno a proprio modo, conferiranno brio ai dialoghi densi e movimentati che sosterranno la vicenda. Che presto detto, è la paradossale circostanza in cui si vengono a trovare un maestro di scuole elementari, – interpretato da Emanuele Puglia – ed un bottegaio che vende un vino particolare, il “Frappato dell’Etna“- interpretato da Cosimo Coltraro – durante l’allestimento della Passione, il Venerdì Santo. Aiutati a salire sulle croci dei due ladroni, a destra e a sinistra del Figlio di Dio, saranno lasciati lì, senza che neanche l’attore che interpreterà Cristo si farà vedere, a causa del derby di calcio fra il proprio paese e quello vicino.
Perfettamente estranei fra di loro, si troveranno a dialogare a lungo, malgrado il maestro (milanese di provenienza e dunque più mutangolo) non voglia prendere confidenza. Premettendo continuamente “ma iù parru picca, mi fazzu i fatti miei“, il vinaio non osserverà alcuna pausa, gestendo una conversazione fatta di diversi maniere di esprimersi, argomenti e modi di vedere la vita. L’interesse del pubblico è mantenuto ad un livello sempre crescente: i due attori agiscono sulla narrativa con una presenza scenica notevole, sebbene stiano davvero fermi “in croce” per tutto il tempo dell’atto unico (80 minuti).
Il regista Federico Magnano di San Lio ha valutato quanto abbiano importanza, in una staticità di movimento, il ritmo dei dialoghi, i tempi drammatici e comici dei due protagonisti, l’uno la spalla dell’altro e viceversa: Emanuele Puglia e Cosimo Coltraro sono di una bravura straordinaria! Perfettamente solidali fra di loro come attori, non c’è modo di intercettare difetto nella loro interpretazione. L’uno scettico e l’altro devoto, incastrano i due atteggiamenti in un’unica verità che è quella della vita di ogni giorno che mette alla prova ciascuno di loro che comunque ha provato il dolore, la sofferenza, la malattia, la solitudine, traducendo tutto in un cerimoniale sarcastico di cui si befferanno a vicenda, ma che li troverà molto vicini alla fine di tutto…
La scenografia è essenziale ma evocativa: lo spettatore attende gli attori che giungeranno sulla scena, fissando quelle tre croci spoglie, non riuscendo a non provare qualche brivido, portato a concentrarsi quasi liturgicamente sulla circostanza. Spogliandosi degli abiti moderni (essenziali ed autentici i costumi delle Sorelle Rinaldi), i due uomini resteranno ignudi davanti a se stessi e come Gesù amò i due ladroni crocifissi insieme a lui, il pubblico si affezionerà a quei due poveri “cristi”, conservando i sorrisi, le risate, le riflessioni, ma anche la consapevolezza che la solitudine atroce è una “livella”, democratica ed imprescindibile.
In replica a Camporotondo Etneo domenica 3 Ottobre alle ore 21,00 a Piazza Sant’Antonio Abate, nell’ambito della rassegna “Note sotto il Castello 2021 – L’estate continua”.
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