Il Kutch è un’area del Gujarat, regione indiana ai confini con il Pakistan, dove abitano e da cui partono gruppi di pastori in migrazione. I Rabari nomadizzano in questi territori e si spostano lentamente per centinaia di chilometri alla ricerca di pascoli.
Anticamente allevatori di cammelli, oggi i Rabari migrano in piccoli gruppi composti da poche famiglie, le greggi e alcuni dromedari necessari per il carico e il trasporto delle masserizie: letti, oggetti per la cucina, abiti, culle. Le loro rotte annuali li portano a penetrare all’interno di un tessuto ambientale sempre più antropizzato, urbanizzato e industrializzato, che prevedono l’attraversamento di trafficati assi stradali e accampamenti a bordo autostrada.
Il lavoro si è svolto seguendo per due mesi alcune famiglie Rabari in migrazione tra la stagione secca e le piogge monsoniche. Viaggiando e condividendo il loro stile di vita, gli autori si sono resi conto di essere i testimoni di un cambiamento epocale nell’India di oggi e di trovarsi probabilmente in cammino con una delle ultime generazione di nomadi di questa parte di mondo.
Questo lavoro rappresenta la prima puntata di un più vasto progetto sul Nomadismo nel XXI sec. che stanno portando avanti l’antropologa Elena Dak e il fotografo e video maker Bruno Zanzottera.
Un progetto che non vuole essere un tentativo di riproporre una visione romantica del passato congelato nel tempo, ma una riflessione su come queste popolazioni riescano ad adattarsi ai cambiamenti – sociali, climatici, strutturali – sempre più veloci che stanno avvenendo sul pianeta.
A questo link https://drive.google.com/drive/folders/1ujd-LiiRvN3fdFw8uw_CM187PkXzH88e? usp=sharing una selezione di immagini della mostra: (si prega di indicare i credits delle immagini).
La mostra rimarrà aperta fino al 3 Novembre 2021
Apertura tutti i giorni 11.00-13.00 e 14.00–18.30
Fotografie/video – Bruno Zanzottera
Testi – Elena Dak
Mappa e locandina – Fabio De Poli
Progetto mostra – Rica Cerbarano
Progetto grafico – Jacopo Maggioni
Una produzione Parallelozero e Comune di Milano
Parallelozero
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