Ha deciso di andare ugualmente in aula nonostante non avesse l’infame lasciapassare, per come è previsto dalle nuove norme, al contrario di tutti i suoi colleghi presenti quel giorno insieme a lei, che appunto erano forniti del codice.
La docente, allora, ha pensato bene di ricordarle che di stare lì non rientrava nel suo diritto e l’ha invitata ad uscire; altrimenti, l’unica cosa da fare sarebbe stato sospendere la lezione per tutti.
Così è stato: Silvia ha scelto di non alzarsi dalla sedia, è rimasta dentro l’aula, a sopportare insulti di ogni tipo da parte dei suoi colleghi indottrinati, accecati da una violenza fuori controllo, carichi di odio.
L’hanno ricoperta di insulti, minacce, sputi, le hanno chiesto di rimborsare loro i soldi del biglietto del treno, le hanno detto di seguire online visto che loro hanno scambiato i diritti con le regole; non conta se anche tu hai pagato le tasse universitarie come gli altri, devi essere sano come Stato comanda e devi averne le prove.
Ma lei ha detto no, ha rifiutato la follia invisibile agli occhi dei nuovi normali.
Più su i portuali di Trieste hanno scelto di non piegarsi all’ennesima assurdità del tampone gratuito solo per loro, mentre il resto dei lavoratori d’Italia paga di tasca propria.
Scendere a patti non è da tutti, ci sono cose che valgono di più come la dignità ed è questo un valore che “c’è sempre quando c’è un essere umano” e va difeso con senso del dovere.
È in casi come questi che l’essere umano manifesta tutta la sua somiglianza con il suo Creatore.
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