Anima mundi è un progetto multidisciplinare scaturito dalla collaborazione tra il Teatro Stabile di Catania e la compagnia Neon, nata nel 1989 da Monica Felloni e Piero Ristagno. Diretto da Monica Felloni, lo spettacolo è il risultato di una ricerca durata oltre cinque anni, avviata dopo la lettura del libro “L’anima del mondo e il pensiero del cuore“, scritto da James Hillman e pubblicato nel 1981. Quest’anno ricorre il decimo anniversario della morte dello psicologo che parlava all’anima e perciò considerato un filosofo della psicologia.
“Abbiamo sempre lavorato per tutte le persone che vogliono fare teatro, pregni del desiderio di esserci in questo mondo che ci adoperiamo per cambiare.”
Monica Felloni e Piero Ristagno, creatori dell’Associazione Culturale Neon, radicata a Catania per scelta vocazionale, ispirandosi essi stessi ai pensieri di rottura dei cliché che conducono l’energia verso il suo negativo, si sono determinati a rendere l’evidenza, asciugandola di ogni menzogna e forma inutile. Il loro non è un teatro di ricerca, a mio parere, bensì un teatro che si riprende i suoi arcaici significati, che torna indietro per esprimere con immagini, movimenti spontanei, parole che hanno un senso, i pensieri in modo autentico, come da bambini, epoca in cui si fanno scoperte e non confronti, in cui è più semplice potenziare la forza del pensiero perché è mito e fantasia, non costrutto ed obbligo. Sposando la teoria delle idee di James Hillman, lontani dalla pretesa di fare botteghino, hanno creato laboratori ai quali chiunque voglia fare teatro può iscriversi; laboratori in cui il corpo è aria, terra, acqua e fuoco e si rappresenta secondo un inconscio non vigile, ma spontaneo. In cui ciascuno si riprende la propria forma, la sua, quella in cui è stato destinato dall’anima per essere ciò che è.
“Per imparare la psicologia non serve leggere libri di psicologia, ma basta leggere i libri in modo psicologico“… Hillman affermava che il corso della vita ci fa disperdere la nostra verità e per riappropriarci delle origini, andiamo a fare analisi. Egli considerava lo psicoterapeuta un incompreso dalla società, uno che dopo essere stato il bidone della spazzatura dei fallimenti dei propri pazienti, rischia di essere soppiantato dalle aziende farmaceutiche. Anzi, si sentiva irritato dalla psicologia contemporanea: rintracciare ad ogni costo il sintomo che diventa debolezza non aiuta, il bambino prima, l’adulto poi. In ogni persona esiste una genialità che è potere solo se si ammette la fantasia: nella prefazione del suo libro, L’anima del mondo e il pensiero del cuore, al quale la compagnia Neon si è ispirata per la trilogia della felicità umana (Ciatu, Invasioni, Anima Mundi), è inserita una frase di Thomas Mann: “...il genio può essere confinato dentro un guscio di noce e ciò nonostante abbracciare tutta la pienezza della vita…“. “La teoria della ghianda”, il mito di Platone secondo il quale ogni individuo viene al mondo con un destino, un paradigma che crea un’immagine individuale relativa alla propria anima.
Lo spettacolo di indubbia singolarità, vede i quindici attori e danzatori, tutti straordinari, disciplinati e preparati, esprimere se stessi nella cornice di quadri diversi in cui non esiste limitazione all’espressività, solo il divenire in una coreografia che si avvale della musicalità della parola, del gesto, ripetuto, sospeso, entrambi dipanati come una lunga ininterrotta riflessione, articolata come una preghiera che comunica, secondo la geometria delle cose, con i miti, con gli archetipi. Nasce dai sensi, ammettendo il ricordo (il sogno dei due teschi di Jung), si propone senza scrupolo, senza colpe e senza rimorso e si riappropria di quella memoria biografica che è intrinseca dell’essere, tanto preziosa, tanto capace di guarire l’anima, anzi, di non farci allontanare mai da essa. “Gli archetipi costituiscono dunque la radice dei miti; e i miti sono le figure nelle quali si incanala e si esprime l’energia dell’anima“: Anima Mundi…
La scenografia è propositiva, abilmente costruita appare come un mantra per lo spettatore che non riesce a prescindere gli elementi scenici, le coordinate narrative, mai affatto distratto da tutto quello che accade sul palcoscenico, che gli attori fanno accadere generando il sogno. O la vita? Forse quella vera, quella in cui la dimensione di possibilità è priva di struttura, leggera come una bolla si sapone dentro e fuori della quale esistono immagini concrete.
Gli autori, la regista, gli attori ed i danzatori ci fanno viaggiare su itinerari non battuti, come un fluido ininterrotto sono cornice ed immagine, spettatore e quadro. Generano un teatro che è opera d’arte autonoma e lo spettatore perde la pelle per rinascere osservatore muto ed attonito; perché se il teatro è forma d’arte che per significare ha bisogno del pubblico, il teatro della compagnia Neon è come una scultura, un quadro, bellezza evocatrice, genesi di autentica emozione.
E la vita privata degli inutili orpelli della coscienza plagiata, si riassume in una grido di gioia, come quello di Matteo che canta col sorriso e gli occhi pieni di gioia:
“Vivere senza malinconia
Vivere senza più gelosia
Senza rimpianti
Senza mai più conoscere cos’è l’amore
Cogliere il più bel fiore
Goder la vita e far tacere il cuore”
Al Teatro Stabile, in cartellone, per la stagione 2021/2022, “Guardate le stelle”, dal 5 al 17 Novembre.
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