3 Dicembre 2024

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LUCA ARGENTERO, la mission del prendersi cura

Di Gino Morabito

Il successo conclamato di una serie televisiva lo ha reso il Doc dal volto umano che ha conquistato il cuore dell’Italia, volando diritto in America.

Amatissimo nei panni di Andrea Fanti, Luca Argentero continua a regalarci storie e personaggi credibili, sfaccettati. Il racconto di uno dei più apprezzati interpreti del nostro cinema con la mission di “una buona azione per tornare alla quotidianità”. Semplice come bere un caffè.

Il presente di un attore che dà prova di grande talento e profonda umanità in Doc – Nelle tue mani. La serie, giunta alla seconda stagione ed ispirata alla vita del medico lodigiano Pierdante Piccioni, è stata accolta con incredibile entusiasmo dal pubblico: merito di un cast convincente, della colonna sonora giusta, di location più che credibili e, non ultimo, della storia vera su cui si basa…

«… poi c’è una magia che non ti so spiegare, che non ha una ragione, per cui alcune storie entrano più nel cuore delle persone. È qualcosa che non si può prevedere, ma capita. E, nel caso di Doc, è capitato.»

Con l’uscita del libro Meno dodici si è raccontato un diverso approccio possibile alla comprensione e all’ascolto. Cambia il punto di vista: nessuno può più dire “tu non capisci”, al massimo “tu non ti ricordi”. Tuttavia resta aperta la domanda: e se fosse capitato a me?

«Ho vissuto gli ultimi quindici anni sull’onda dell’entusiasmo, senza prendermi troppo sul serio e senza farmi troppe domande. Non mi sono mai fermato e, se oggi perdessi la memoria e mi trovassi a rispondere alle tue domande parlando di un progetto che ha avuto un grande successo, un po’ non me lo saprei spiegare. Forse mi chiederei com’è possibile che io faccia ancora l’attore (ride, N.d.R.).»

Vivere senza ricordare gli ultimi dodici anni, inevitabilmente coinvolge e sconvolge. Per certi versi dà l’idea di essere un’opportunità per rifarsi una nuova pelle e un’altra identità.

«Non mi andrebbe di fare “lo smemorato di Torino”. Sto bene come sto e non vorrei perdere i miei ricordi, perché tutto contribuisce a farci essere quello che siamo, nel bene e nel male. Non vorrei essere nessuno diverso da me.»

Riservato come nell’indole dei torinesi, pragmatico, concreto. Luca Argentero ci lascia entrare nel privato di chi si mostra fragile di fronte alle umane paure della vita.

«Mi spaventa l’idea di non essere in grado di prendermi cura come si deve di mia figlia e della mia famiglia. Ho paura della malattia, di perdere la salute, di star male. Non sono ipocondriaco ma un po’ di paura in più, soprattutto in un momento così incerto, la avverto.»

Un rimedio potrebbe essere rifugiarsi nell’amore.

«Per fortuna sono molto innamorato! Perché, se non c’è l’amore, di solito, tutto il resto non va per il verso giusto. Per me l’amore è totalizzante: l’amore per mia moglie, per la mia piccola Nina. L’amore è il faro guida del mio presente.»

A quel ragazzo agli esordi della carriera professionale oggi consiglierebbe di fare esattamente come ha fatto: di non privarsi mai dell’opportunità di sperimentare, provare, procedere per tentativi.

«Mi sono sempre lanciato senza paracadute, ed è qualcosa che in qualche modo mi ha portato bene. A quel ragazzo che ero consiglierei di avere coraggio.»

Gettare il cuore oltre l’ostacolo, andare avanti con determinazione, crederci fino in fondo e raggiungere il successo. Il riconoscimento professionale di un attore che continua a interpretare storie e personaggi credibili, sfaccettati.

«Credo che nel mio caso il successo sia continuare a fare questo lavoro. Nel nostro campo non è mai il singolo exploit a determinare il successo o l’insuccesso. Se uno riesce a fare questo mestiere a un buon livello per tanti anni, può essere una buona definizione di successo. E io, del mio percorso, non posso che ritenermi soddisfatto.»

Il percorso di chi, dopo essersi fatto notare all’interno della casa più famosa d’Italia, ha saputo dimostrare di avere tutte le carte in regola per bucare lo schermo.

«Vivere dell’approvazione che si riceve per quella performance! È un continuo senso di sfida, divertente ed emozionante; è qualcosa che ti mantiene vivo e ti permette di esprimere al massimo le tue potenzialità. I primissimi anni prendevo tutto questo come un gioco. Poi ho avuto la fortuna di lavorare con agenti importanti e l’attenzione che ho ricevuto è stata subito molto alta, sia dagli addetti al settore, sia dal pubblico. Da lì ho sperato che potesse diventare la mia professione. A distanza di oltre sedici anni, oggi posso affermare che quello dell’attore è il mio mestiere.»

Il mestiere vario e bizzarro di un uomo felice di quel che ha. La sensibile personalità di chi è capace di intraprendere percorsi differenti senza troppe paure, mettendosi in gioco anche nel campo del donare.

«Vi lascio un indirizzo web, www.1caffe.org, è la mia associazione. Cerchiamo di rendere la pratica del donare quotidiana e semplice come bere un caffè. Siamo una specie di veicolo per piccole associazioni che fanno fatica a farsi conoscere e a raccogliere denaro. Ogni settimana presentiamo un nuovo progetto di solidarietà e sosteniamo, a nostra volta, una piccola associazione.»

Dall’assistenza socio sanitaria alla cura degli animali. Non c’è una scala di gravità del problema ma l’impegno concreto e costante di un gruppo di persone qualificate che si spendono quotidianamente in un’organizzazione senza scopo di lucro, tesa a supportare progetti di assistenza a molte situazioni critiche, in Italia e all’estero.

«Stiamo cercando di veicolare il messaggio per cui prendersi cura di qualcuno, che è a fianco a te, è molto semplice. Basta pochissimo e può diventare una sana abitudine quotidiana.»

Due compagni di università divenuti soci fondatori: uno, Beniamino Savio, continua a lavorare come manager; l’altro, Luca Argentero, dopo aver conseguito una laurea in Economia e Commercio, diventa l’attore che tutti conosciamo e ci mette la faccia.

«Circa undici anni fa Beniamino è venuto a trovarmi a Parigi mentre giravo un film. Sorseggiando ancora dalla tazzina fumante, mi ha raccontato la storia dell’antica tradizione napoletana del caffè sospeso. Ed è la perfetta descrizione di come ci immaginiamo la solidarietà: semplice, poco onerosa e rivolta a qualcuno che non conosci. Non sai a chi andrà, è un gesto completamente disinteressato verso il prossimo ed è un bellissimo modo di intendere come fare del bene a qualcuno.»