Nel dicembre del 2020, viene trasmessa in prima serata “Fratelli Caputo”, una serie di quattro episodi per la regia di Alessio Inturri, creata da Valentina Capecci e prodotta da Claudia Mori. Narra le vicende di due fratelli nati da due donne diverse, che dopo molti anni si rincontrano durante le elezioni a sindaco di una cittadina del sud. Protagonisti Nino Frassica, Cesare Bocci, Vitalba Andrea, Aurora Quattrocchi, Mimmo Mancini e Sara D’Amario. Ed un cast di attori scelti in maniera indovinata per tutti i ruoli di co-protagonisti e caratteristi. Quattro puntate assai ben dirette, spumeggianti con una storia divertente che vira a momenti di malinconia e soprattutto permette lo sviluppo di ogni personaggio. Ascolti altissimi, grande consenso del pubblico che aspetta la seconda stagione. Uno dei personaggi di maggiore legame, meglio strutturato che fa da controcanto ai diversi altri ruoli della serie è quello di Carmela, vedova recidiva, innamorata di Nino Frassica, interpretato magistralmente da Vitalba Andrea, siciliana di Catania, approcciata al teatro a quattordici anni per una sostituzione, avviata alla Scuola “Umberto Spadaro” del Teatro Stabile ai tempi di Mario Giusti. Il suo maestro di recitazione è stato Giuseppe Di Martino, la sua insegnante di dizione Fioretta Mari, ha imparato l’arte del mimo e studiato danza con Guido Guidi e la storia del teatro con Giuliano Consoli.
Quasi contemporaneamente, intorno al Natale dello stesso anno, viene trasmessa una replica di “Salvo Amato, Livia mia” (Montalbano), in cui Vitalba Andrea è la madre della giovane vittima dell’episodio che si svolge durante un ferragosto assai caldo a Vigata. Durante il provino, Alberto Sironi e Luca Zingaretti (che la conoscevano perché aveva lavorato in “Ladro di Merendine”) restano così colpiti dalla resa data al ruolo dall’attrice, che decidono di prolungare la scena; ed il risultato è un cameo di preziosa fattura: Vitalba è straordinaria! La sua recitazione fa pensare ad una riflessione di un’altra grande attrice, Ketty Governali (Adelina, la domestica affezionata di Salvo Montalbano e mamma dello sciagurato Pasquale/Fabio Costanzo), la quale durante un’intervista a SiciliaInRosa, mi spiegò che oggi le fiction vengono interpretate come fossero Cinema e una volta gli sceneggiati venivano interpretati come fossero stati Teatro. Ed ecco che la recitazione di Vitalba Andrea si configura all’interno della scena con connotati diversi, dimenticati, che hanno il senso di una recitazione accademica davvero, che non presuppone interruzioni.
Il passaggio in tv di questi due lavori in cui un’attrice come lei emerge con un livello di recitazione spiazzante, con una modalità che oggi è piuttosto difficile riscontrare, induce a restituire alla memoria decenni di un teatro catanese che anche grazie a Vitalba Andrea, ha portato in giro per l’Italia e nel mondo una scuola di formazione, una disciplina, una preparazione di quelli che oggi vengono definiti “performer”. Attori a tutto tondo, dai mille talenti che hanno scritto pagine di storia di una realtà culturale nata per realizzare il sogno di dare alla città di Catania una identità teatrale stabile creando l’Ente Teatro di Sicilia con soci fondatori fra gli altri Turi Ferro e Michele Abruzzo; Mario Giusti come primo direttore artistico (sino al 1988, anno della sua scomparsa, ahimé), insegnanti come Giuseppe Di Martino che garantirono al teatro la qualificazione e la crescita di generazioni di attori e di attrici che dovevano uscire da quella scuola, recitare esclusivamente per il teatro, non essere impegnati in altre professioni perché la recitazione è un’arte alla quale bisognava dare tutto e non un tempo parziale, come fosse un hobby da fine settimana. Così ad Ida Carrara, Franca Manetti, Maria Tolu subentrarono Ileana Rigano, Fioretta Mari, Mariella Lo Giudice, Anna Malvica Bolognari, Guia Jelo, alle quali dovevano subentrare Vitalba Andrea, Ketty Governali, Carmela Buffa Calleo, Debora Bernardi, Egle Doria, Francesca Ferro, Elisabetta Alma… solo per citarne alcune (non me ne vogliano gli esclusi).
L’incontro con Vitalba Andrea, gli infiniti ed articolati racconti sulla sua carriera e sulla sua vita (materiale sufficiente per scrivere una ricca biografia) mi hanno indotto ad una riflessione abbozzata già durante l’intervista rilasciatami da Francesca Ferro in occasione dei cento anni di suo padre Turi Ferro (gennaio 2021): ovvero che purtroppo, dalla scomparsa di una certa generazione di artisti e di direttori e maestri illuminati, il Teatro Stabile di Catania è stato sottratto all’arte e consegnato alla politica con conseguenze nefaste che come primo atto “dovuto” hanno dato luogo ad atteggiamenti che bene non hanno fatto. Non entro nel merito di grandi esclusioni, attori rimasti inascoltati, artisti conclamati e bravissimi messi alla porta, metodi di selezione, lavori meritevoli senza repliche, altri invece con firme diverse replicati e portati in tournée! Attori come Vitalba Andrea hanno moltissimo ancora da dare, possono fare la differenza sulla qualità, riportando lustro ad una città che non ricorda perché gestita da persone che non si sono curate di mantenerne in vita la memoria.
Mi auguro che i tempi possano cambiare, che si apra davvero alla città, che si possa tornare a godere di spettacoli in cui recitano gli attori che hanno reso grande il nostro teatro, che si formino giovani che domani saranno in grado di subentrare, ripristinando innanzitutto la scuola del Teatro Stabile di Catania!
Foto di Dino Stornello.
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