Chi sono gli Hoka Hey? Fateci una breve descrizione della band
M: Io sono Marcos, commesso di un negozio di scarpe per campare, musicista per vivere al meglio questa vita e creatore delle musiche che sentite quando mettete un brano degli Hoka Hey.
E: Io sono Emidio e in questa esistenza svolgo diverse professioni che mi permettono di esprimere in modalità differenti, l’unica Verità in continua espansione che custodisco nelle miei interiorità e che elargisco con gioia attraverso il Counselling ad indirizzo artistico, con la docenza presso una Scuola olistico/spirituale, per mezzo della divulgazione dei principi inerenti il Risveglio della Coscienza (in conferenze, corsi e seminari) e, non per ultimo, in qualità di autore e voce solista degli Hoka Hey.
Cosa vi ha spinto ha rilanciare nuovi brani in questo momento storico?
M: Non abbiamo mai smesso di scrivere musica, personalmente da quando avevo 12 anni ho sempre scritto brani originali. Non c’è quindi la delimitazione di un periodo storico, semmai ci sono per me periodi di buio creativo dove mi avvolge della sottile ansia, perché penso che non scriverò mai più musica, e poi periodi dove scrivo trenta idee musicali che mi daranno da fare per i mesi a venire. Abbiamo sempre fatto musica ed Emidio ha sempre scritto i suoi testi, non credo che il momento storico sia fondante. La musica secondo me trascende questo concetto, è qualcosa di meno concreto di quello che si può leggere nei giornali dove appunto “viviamo il momento storico”. Parla all’interno, alle menti e alle coscienze.
E: In realtà, la spinta a qualsiasi forma di creazione nasce sempre da un moto interiore misterioso che non può essere né catalogato né descritto analiticamente. In questo periodo storico, però, caratterizzato da conflitti, ingiustizie, incoerenze e una quantità indicibile di sofferenza, sentiamo il desiderio di poter illuminare le dilaganti e oscure ombre che caratterizzano la dimensione terrena, con piccoli sprazzi di luce e leggerezza, attraverso le nostre opere musicali. In questo senso, sposiamo a pieno il principio meravigliosamente espresso intorno alla metà del 1800 da Dostoevskij e racchiuso nella semplice frase: “La bellezza salverà il mondo”.
«Ninnananna» è un brano che parla di?
E: Voglio farvi sorridere! «Ninnananna» è un brano che parla di “Risveglio della coscienza” a una dimensione più vera e più libera. Veicola la semplice descrizione di un nuovo modo di approcciarsi alle emozioni negative che quando giungono e si “impossessano” dell’essere umano, conducono la sua mente alle porte dell’Inferno, dove sembra non esistere più alcuna via d’uscita. Ma si tratta di un’illusione che può essere smascherata con un approccio assolutamente nuovo, tutto femminile e quasi completamente sconosciuto alla maggior parte delle persone incarnate oggi sul pianeta Terra e che potremmo definire come: un fiducioso abbandono a ciò che è. Abbracciare il dolore è un atto assolutamente eroico, decisamente rivoluzionario in questi tempi, ma l’unico che permette di superare la soglia di separazione fra il mondo duale e quello unitario, sciogliendo ogni conflitto. E non si tratta di subire, come vittime indifese, la sofferenza che scaturisce da eventi o situazioni spiacevoli, quanto più, di riconoscere che tale stato interiore sia proprio il risultato della non accettazione di quegli eventi o situazioni.
Come avete lavorato alla produzione del brano?
M: Come per tutti i nostri brani, ci sono due modi. Il primo è quello che ci vede in un qualche posto assieme con chitarra e bozze di testi, a tirar giù idee al momento. Il secondo, che è il caso di Ninnananna, è andato facendosi strada durante il lockdown. Usiamo una cartella condivisa dove Emidio scrive i testi ed io carico le mie bozze musicali. Ogni tanto lui scrive un testo sulla mia bozza, ogni tanto io scrivo una musica sul suo testo. Lessi qualche tempo fa questa “ninnananna.doc” in questa cartella, e già dal titolo mi venne in mente questo suono un po’ cullante. Il resto è solo mettere giù una bozza da passarsi, fare qualche prova in studio ed iniziare a suonare e registrare il tutto. Per noi nel tempo questa è diventata una sorta di bella routine, forse la parte più artistica è proprio la meno considerata da tutti: la bozza!
E: Per quanto mi riguarda, ho lasciato semplicemente emergere, senza opporre resistenza, gli effetti dell’abbandono al dolore, alla paura e al non controllo. Stavo vivendo un momento piuttosto difficile, in cui sentivo che era necessario lasciar morire alcune parti di me che appartenevano al passato e che non risuonavano più con il nuovo Emidio che stava prendendo forma. Credevo che voltare le spalle al conosciuto, richiedesse un atto di volontà sovrumano, doloroso e di difficilissima esternazione, ma ho scoperto che quella è solo una delle vie possibili per riuscire a liberarsi dal vecchio. In realtà, esiste un altro approccio, meno violento e molto più efficace, che è quello di abbandonarsi con fede all’esperienza, lasciandosi traghettare nel mondo delle “acque Superiori” permettendo all’Anima di prendere il controllo su tutto. E lei lo fa magistralmente, abbracciando il piccolo io schiacciato dalla prova, rassicurandolo, cullandolo e pacificando le sue acque interiori ed esteriori.
Avete di recente pubblicato «Aria» e ora «Ninnananna» quali sono le differenze tematiche tra le due?
E: «Aria» e «Ninnananna», pensieri ed emozioni, dimensioni duali differenti che possono essere messe a servizio della creatività e dell’espansione della coscienza. Noi lo abbiamo fatto seguendo l’esatto ordine con cui è possibile attivare i cambiamenti più importanti e radicali: inserendo nuove informazioni mentali e accogliendo la manifestazione emotiva dell’essere in ogni sua espressione, positiva o negativa che sia. Questo è il modo con cui ritengo sia possibile elevarsi oltre la meccanicità e il conosciuto: liberarsi dall’automatismo e dal riduttivo ed invischiante “così fan tutti” per scoprire nuove dimensioni di realtà, sorprendenti e appaganti.
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