La prima volta che andai a Gela fu intorno agli anni ’80. La puzza di petrolio mi colpì allo stomaco prima che alle narici. Gli scheletri di case lasciate a metà, davano l’idea di una città di passaggio, incompiuta. Gela in quegli anni era il triste simbolo di una Sicilia deturpata, violentata. Stuprata. Ricordo i liquami per strada ed i ragazzini che ci sguazzavano dentro. Ci ritornai qualche anno fa e rimasi affascinata dalla Riserva Naturale Orientata del Lago Biviere, il più grande lago salato dell’Isola che si estende in quella piana di Gela dove un tempo, fino agli anni ’60, si coltivava il cotone. Da questa pianta che qui aveva la massima estensione in Europa, si ricavavano ottime fibre per i tessuti e dai suoi semi, olio per i saponi. Poi, il progressivo utilizzo delle fibre sintetiche, gli alti costi di produzione e di manodopera, smantellarono quello che un tempo per i gelesi era considerato “l’oro bianco”.
La Riserva Naturale Orientata del lago Biviere, comunemente detto “ la salina” dai gelesi, gestito dalla Lipu, è un angolo di paradiso non solo per gli appassionati del birdwhacting, ma anche per chi si lascia conquistare dalla bellezza arcaica di paesaggi immutati, dai tempi della natura dove il sole, il sale, danno vita ad un perfetto ecosistema.
E’ il luogo prediletto delle cicogne che qui a giugno vengono a deporre le uova ma anche il regno del Mignattaio, simbolo della Riserva, del Martin Pescatore e, tra gli altri, del raro Falco Pescatore. Quando ritornai già quella volta, Gela mi sembrò diversa : scomparsa la puzza, potei godere di un tuffo nel mare dove gli impianti dell’Eni avevano smesso di scaricare, della vista delle dune di sabbia alcune delle quali sottoposte a vincolo paesaggistico per tutelarle dagli appetiti di costruttori senza scrupoli di un paesaggio che arriva a noi accarezzato dai venti e dalla salsedine. “ Sulla sabbia di Gela colore della paglia mi stendevo fanciullo in riva al mare, antico di Grecia con molti sogni, nei pugni stretti nel petto. Là Eschilo esule misurò versi e passi sconsolati, in quel golfo arso l’aquila lo vide e fu l’ultimo giorno”. Così Salvatore Quasimodo catturato dalla bellezza delle spiagge dell’antica colonia greca descrive le spiagge punteggiate qua e là dalla ginestra bianca che colora di bianco le alte dune. Sono ritornata a Gela qualche settimana fa per l’inaugurazione di Casa Grazia Winery, l’azienda di Maria Grazia Di Francesco che, sulle rive del Lago Biviere si dedica alla coltivazione e produzione di vini biologici. E’ stata anche anche l’occasione di un press tour alla scoperta dei gioielli di Gela. Le mura timolentee sospese in uno scenario mozzafiato tra la collina e il mare, la mostra di “ Ulisse in Sicilia. I Luoghi del Mito” con l’esposizione della nave arcaica di Gela risalente al VI-V secolo a.C., considerata la nave greca più antica al mondo, ritrovata in contrada Bulala .
La mostra nel bosco Littorio, che rimarrà aperta fino al 10 ottobre allestita in un padiglione in prossimità del Museo del Mare, in via di completamento, si snoda in un percorso ideale e immaginario attraverso l’esposizione di manufatti e produzioni artistiche antiche e moderne provenienti da vari musei regionali e nazionali, simboleggiando le varie tappe solcate da Ulisse in Sicilia e come il suo mito sia stato recepito. Un segnale positivo per una città come Gela che, tagliata fuori dalle mete turistiche culturali, può ripartire dalle radici profonde della sua memoria.
Basta un dato: ad appena un mese dall’inaugurazione, nelle due giornate a cavallo del ferragosto, secondo i numeri diffusi dall’Assessorato regionale ai Beni Culturali e all’Identità Siciliana, si sono registrati 585 ingressi.
Tramontato il “sogno” industriale, Gela ricomincia dalle potenzialità finora inespresse del suo territorio puntando ad un turismo colto, alla bellezza delle acque cristalline del suo mare ed anche ad una nuova offerta enoturistica con Casa Grazia Winery. Una cantina luminosa dove il colore oro sposa l’azzurro in perfetta sintesi tra passato e presente.
Progettata dallo Studio Castellana Architetti la nuova cantina Casa Grazia si innesta all’interno di un complesso storico di valore: un luogo rurale risalente alla fine dell’Ottocento.
Attorno agli anni ’50 i terreni e il blocco originario dell’attuale cantina furono acquistati dall’allora ministro Salvatore Aldisio, politico e benefattore di spicco nel panorama gelese, il quale lasciò i suoi beni alla Chiesa, specificando il suo desiderio di dedicare i suoi edifici e terreni alla formazione dei giovani del territorio e al lavoro.
La famiglia Brunetti continua oggi questa vocazione facendo della Cantina un luogo accogliente, focolare in cui ospiti e collaboratori possano sentirsi come a casa propria.
«La nuova cantina è un messaggio di operosità, della voglia del fare nel nostro territorio gelese– dice Mariagrazia Di Francesco Brunetti, titolare dell’azienda- Era tanto che sognavo il completamento della nostra “casa” e non sono state poche le difficoltà che ho incontrato per poterla realizzare. Abbiamo in programma la creazione di pacchetti di degustazione anche accompagnati da pranzo o cena, sarà bello stare bene a contatto con la natura e sicuramente ai miei ospiti vorrò far conoscere questa parte di Sicilia così semplice e così selvaggia”.
Giusy Messina
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