Già anticipato dai singoli “Godi e persevera” e “Abbandonati alle cose“, esce la sera di sabato 22 ottobre 2022, il primo disco dei Rosso Marte, un EP dal titolo “Ciao Freud“. Il titolo descrive in maniera ironica il distacco dalla psicanalisi classica, perdendosi nei meandri del subconscio umano, vissuto con un viaggio sonoro che prende di petto l’ignoto, affrontandolo e uscendone a testa alta nella maniera più autentica e genuina possibile. “Ciao Freud” contiene cinque inediti registrati a fine marzo dello stesso anno presso il Crinale Lab, uno studio/laboratorio immerso nella natura romagnola che rispecchia l’anima analogica di questo primo lavoro. Luogo fortemente voluto dal duo romano, per l’approccio, l’etica e la gestione, al di fuori del caos cittadino, dove il processo creativo si evolve naturalmente scandito dall’alba e dal tramonto, dai pranzi e dalle cene in comunità con la squadra del crinale, dove si crea subito un’atmosfera familiare.
Il primo lavoro dei Rosso Marte suona in questa maniera, con amplificatori degli anni sessanta, reverberi a molla e percussioni fatte di catene e lamiere. Registrato quasi tutto in presa diretta, lontanissimi dallo spirito dell’home-recording che oggi è così popolare. Il sound però si colloca nei nostri tempi: effettistica moderna, fuzz taglienti, batteria asciutta e potente aprono le porte a un viaggio introspettivo, un pugno allo stomaco, un turbinio di sana disperazione romantica.
Le tracce di “Ciao Freud” sono state scelte tra circa 10 composizioni che la band ha messo su dal primo lockdown del 2020 fino alla fine del 2021. Musicalmente distanti tra loro, con influenze dal Folk al Blues, dallo Stoner al Grunge. Oltre ad essere state scelte come canzoni meglio rappresentative del gruppo romano, i brani hanno un filo conduttore nei testi, che esprimono in gran parte il concetto di lasciarsi andare, di accettare la vita, affrontando però i propri conflitti interiori in maniera attiva, con grinta, per agire e cambiare le cose. Un rituale per esorcizzare il torpore moderno che non ci appartiene più, per riprenderci il nostro tempo, fuori dai cliché propinati dai media e dalle multinazionali che ci vedono come numeri e consumatori, allontanandoci sempre più dall’essere umani.
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