• I giovani non sanno dove cercare un lavoro da remoto
• Durante la pandemia, molte aziende hanno avviato il lavoro da remoto e intendono
continuare
• Le imprese non hanno chiaro come i lavoratori da remoto possano avanzare di carriera
I giovani vogliono sperimentarsi nel modo del lavoro online ma non sanno da dove iniziare. Questo è uno dei risultati chiave di un sondaggio realizzato da un gruppo di organizzazioni no profit durante la primavera-estate 2022. Il report Occupazione giovanile in era digitale postCovid è stato pubblicato sulla base dei risultati del sondaggio. Si fonda sulle risposte di 100 giovani tra i 18 ed i 30 anni, 100 piccole e medie imprese, e 5 agenzie per l’impiego. Il sondaggio
è stato condotto simultaneamente in Danimarca, Italia, Ungheria, Portogallo, Nord Macedonia. In Italia il sondaggio è stato condotto da Associazione Uniamoci Onlus (Palermo).
L’obiettivo di questo report è quello di analizzare e presentare cosa è cambiato per i giovani e le aziende durante la pandemia di Covid-19 in Europa, in termini di occupazione, e in particolare del lavoro da remoto.
La generazione Z, o Gen Z (i giovani nati tra il 1996 e il 2011), rappresenteranno presto il più ampio gruppo di forza lavoro mai visto prima, dunque abbiamo deciso di dargli un’occhiata più da vicino. Si tratta di una generazione di veri nativi digitali che formano una coorte globale che appare indipendente, diversificata, socialmente consapevole e sempre connessa. Sono sempre online, hanno più opportunità rispetto alle generazioni precedenti – eppure sono più stressati di qualsiasi altra fascia di età.
Il sondaggio ha evidenziato come la generazione Z sia molto meno resiliente rispetto alle generazioni più anziane e molto più incline a cadere in depressione. Uno su quattro intervistati ha riportato di sentirsi stressato emotivamente.
E la pandemia di COVID-19 ha semplicemente amplificato questa situazione.
“Abbiamo scoperto che la maggior parte dei giovani vorrebbe cercare di lavorare online poiché ne percepiscono come un grande beneficio la flessibilità che ne deriva. Tuttavia, non sanno come trovare questo tipo di lavori e molto spesso non riescono neppure a nominare alcuna azienda che offra posizioni lavorative da remoto. Conoscono le lingue straniere ma non amano leggere per passione. Affermano di studiare online ma non usano nessuna piattaforma educativa online che implichi fastidi di registrazione e procedure”, – dice Davide Di Pasquale, Presidente dell’Associazione Uniamoci Onlus.
Anche le piccole e medie aziende sono interessate alla modalità di lavoro da remoto in quanto ritengono che possa avere il vantaggio di ridurre le spese generali. Tuttavia, non riescono a concepirne l’intero sistema, ad esempio come gli impiegati possano fare avanzamenti di carriera.
E, in particolare, molte di queste si astengono dall’assumere persone con minori opportunità. Queste sono solo alcune anticipazioni dei risultati dei sondaggi e vi invitiamo ad osservare come le tendenze differiscano da una nazione all’altra. Il report è disponibile in lingua italiana a questo link: https://www.uniamocionlus.com/wp-content/uploads/2023/01/Gen-Z-Survey-Report-v4-
ITALIANO.pdf
Il sondaggio ed il report sono stati realizzati nell’ambito del progetto Gen Z Digital
Workforce: Improving online employability and resilience of young people with fewer
opportunities, co-finanziato dal programma Erasmus+ dell’Unione europea.
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