I 60 anni dell’Ordine dei Giornalisti in un francobollo
Il mestiere del giornalista si è molto evoluto negli ultimi sessant’anni, una evoluzione che i fondatori forse non immaginavano. Raccontare la notizia, renderla fruibile, evitando la falsa informazione, prendendosi sempre la responsabilità in prima persona, con il gusto dell’approfondimento che rende il messaggio trasmesso completo e di facile interpretazione: tutto questo è il giornalismo che sempre più appare esercizio complesso e non privo di rischi. Le nuove tecnologie stanno soppiantando l’arte dello scrivere ed il progresso non sempre va di pari passo con la necessità imprescindibile del dovere della verità.
E’ questo l’incipit che campeggia inequivocabilmente sul francobollo emesso oggi dal Ministero dell’Impresa e del Made in Italy presso Palazzo Piacentini a Roma in occasione dei 60 anni dalla emanazione della Legge n. 69 del 3/2/1963 che istituiva l’Ordine dei Giornalisti.
Il nuovo francobollo (con tariffa B) riproduce due particolari dell’opera di Luigi Vigevano, dal titolo “Allegoria sul mondo dei giornali“, donato dall’artista e giornalista milanese e tutt’ora esposto presso la Sala Ocera del Consiglio nazionale dell’Ordine dei Giornalisti a Roma. Il bozzetto è stato curato dal Centro Filatelico della Direzione Operativa dell’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato Spa con una tiratura di trecentomilaquindici esemplari.
L’opera di Vigevano ripercorre un vero e proprio viaggio che parte dalla stampa e dai caratteri mobili di Gutemberg, prosegue con la macchina da scrivere Olivetti Lettera 22 fino ad arrivare alle tecniche digitali attuali. Al più attento osservatore non può sfuggire che nella macchina da scrivere è inserito un foglio su cui è riportato un aforisma di Oriana Fallaci. Così come non può sfuggire un “elemento di rottura” nel percorso figurativo rappresentato da un uomo bendato, nello specifico un giornalista torturato. Lo stesso autore ha dichiarato che questa immagine forte vuole plasticamente rappresentare una delle peggiori torture per un giornalista, ovvero il non poter udire e vedere la realtà. Ai suoi piedi è posta una macchina da presa che gronda sangue, tributo a tutti i professionisti che hanno perso la propria vita nell’adempimento del loro lavoro. Un ultimo dettaglio è il codice deontologico, posto sopra la macchina, il cui primo articolo impone al giornalista di raccontare solo la verità. Completa l’opera la presenza di un tram, a richiamare idealmente i mezzi di trasporto che recano ogni giorno al lavoro impiegati ed operai, la cui attività diventerà notizia del giorno.
Il Ministro Urso durante la cerimonia di emissione ha voluto sottolineare che
“La sfida di oggi è competere in un mondo dove le notizie arrivano da ogni luogo. E’ necessario coniugare informazione e responsabilità. Andrebbe affrontato anche il tema della responsabilità per la diffusione dei contenuti in rete via social media, per questo la professione giornalistica è e resta centrale per l’informazione”.
mentre il Presidente dell’Ordine dei Giornalisti, Carlo Bartoli, ha dichiarato:
“Dopo sessant’anni l’Ordine svolge ancora un ruolo fondamentale a tutela dell’informazione professionale in grado di affrontare le sfide del futuro e offrire un servizio ai cittadini e alla democrazia. L’informazione professionale deve caratterizzarsi soprattutto per accuratezza nel racconto dei fatti e rispetto delle persone, alla ricerca costante di un punto di equilibrio”
Scrivere sarà ancora un’arte se i giornalisti sapranno mettere quella passione che porta alla verità e coinvolgere sempre più il lettore ora distratto che le nuove tecnologie digitali ha reso poco incline all’approfondimento. Solo così una nobile professione come il giornalismo potrà ancora essere fonte del sapere quotidiano in un mondo che “divora” ogni notizia con la velocità di un fulmine.
Giuseppe De Carli
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