La grande arte bulgara contemporanea tra espressionismo, astrattismo e Pop art
Si inaugura giovedì 6 aprile alle ore 18 presso la Galleria Bulgaria a Roma (via Monte Brianzo, 60) la mostra collettiva I Bad Boys del Gruppo XXL. L’esposizione, organizzata dall’Istituto di Cultura Bulgaro a Roma in collaborazione con la curatrice Susanna Wagner Horvatovicova, durerà fino al 23 aprile e vede protagonisti i principali esponenti del Gruppo XXL di Sofia, un importantissimo collettivo, di cui vengono messi a confronto i primi lavori realizzati tra il 1995 e il 1997 con alcuni più recenti in linea di continuità. Fra gli artisti in mostra Ivan Kiuranov, Houben Tcherkelov, Genadi Gatev, George Tushev, Rossen Toshev, Svilen Stefanov di cui sono proposti lavori di pittura, scultura, fotografia ed installazioni che oscillano tra espressionismo, astrattismo e Pop art.
I Bad Boys del Gruppo XXL non è una retrospettiva ma una mostra tematica indirizzata ai primi lavori del gruppo tra il 1995-1997 che vengono messi a confronto con alcuni più recenti in linea di continuità.
Il Gruppo XXL si è formato a Sofia nel 1994 dopo la caduta del comunismo in Bulgaria nel 1990. Gli esponenti ricordano gli anni Novanta in Bulgaria come un periodo indimenticabile, pieno di euforia per la ritrovata democrazia, libertà e fioritura artistica, così come si ricordano a Roma gli insuperabili anni Sessanta della Pop art e dello sviluppo economico. L’euforia è cessata in un decennio, seguita da una generale disillusione nelle reali possibilità di cambiamento della politica post-totalitaria orientale. Dopo la caduta di Berlino nel 1989, la teoria sulla fine della grande narrazione o grande storia di Jean-Francois Lyotard (La condizione postmoderna, 1979) sembra essere diventata una moda nei paesi dell’Est dove si è manifestata una nuova tendenza degli artisti a narrare microstorie personali, discontinue e frammentarie.
Il Gruppo XXL è cresciuto in questo clima postmoderno, pieno di interrogativi sulle problematiche sociali post-totalitarie e con una grande apertura verso l’occidente e la sperimentazione di diverse tecniche e media: performance, graffiti, pittura, fotografia, installazioni e opere ibride che oscillano tra l’approccio concettuale e lo stile della Pop art (Kiuranov, Toshev) come sculture-assemblaggio (Tushev), lavori postmoderni e performativi di post-produzione. Alcuni manipolano l’oggetto di consumo e ne trasformano il significato, (Stefanov), altri tornano alla pittura figurativa o astratta (Tcherkelov, Gatev).
Secondo Svilen Stefanov, artista e teorico del Gruppo XXL, esiste un’attitudine innata all’imitazione della natura che si manifesta nell’immagine realista da cui parte la grammatica dell’immagine. Questa si arricchisce di nuovi significati attraverso il fenomeno meta-pittorico nel momento in cui nell’opera d’arte si imprimono le tracce delle pratiche dell’artista simili al gesto spontaneo dadaista.
Nel Manifesto XXL intitolato Flag (Bandiera, 1995) l’artista concettuale Stefanov attiva un processo di decontestualizzazione, dematerializzazione e imitazione parodica dell’oggetto tramite un gioco di doppi sensi dati dalle lettere bulgare XXL che rimandano al nome e ‘grande formato’ del gruppo. L’oggetto rappresentato si riferisce ad un’idea-significato che si manifesta nel movimento o ripetizione, nel momento di passaggio da un medium all’altro. Secondo il critico Jean Baudrillard nel continuo bombardamento delle immagini l’oggetto reale tende a scomparire nelle fantasie del consumatore. Nella serie fotografica New Iconology (Nuova Iconologia, 1997) di Ivan Kiuranov il simulacro si intravede tra le vesti della giovane generazione bulgara. La grammatica dell’immagine si forma nell’analisi sociologica di ritratti – giovani fotografati con un’attenta osservazione dei dettagli come i vestiti indossati e il taglio dei capelli che seguono le mode occidentali, come l’espressione calma dei volti che ricordano il diffondersi del fenomeno chalga, un genere musicale alternativo comparso dopo il 1989 e nato dalla contaminazione della musica bulgara folk ed etno-pop con quella greca, turca e araba, spesso associato a una certa libertà di costumi e di atteggiamenti rilassati.
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