Approda sul grande schermo solo il 3, 4, 5 aprile il film evento che celebra
(per la prima volta) uno dei pittori più amati e geniali del suo tempo
e gli restituisce il ruolo che merita all’interno della storia dell’arte
- con la partecipazione straordinaria di Marco Bocci –
Prodotto da Ballandi
Diretto da Giovanni Piscaglia
su soggetto di Giovanni Piscaglia con Marco Pisoni e Filippo Nicosia
Il progetto è stato sostenuto da
Ministero della Cultura, Regione Umbria, Arpa Umbria.
La Grande Arte al Cinema è un progetto originale ed esclusivo di Nexo Digital.
Per il 2023 la Grande Arte al Cinema è distribuita in esclusiva per l’Italia da Nexo Digital con i media
partner Radio Capital, Sky Arte, MYmovies.it e in collaborazione con Abbonamento Musei.
SINOSSI
Il documentario, con la partecipazione straordinaria di Marco Bocci, racconta la vita e l’opera di Perugino
partendo dal legame con la sua terra, l’Umbria, e in particolare con i paesaggi luminosi che si aprono sulle
sponde del lago Trasimeno che spesso Perugino ha immortalato sullo sfondo dei suoi dipinti. Da Castel della
Pieve, un borgo immerso in quei paesaggi, Pietro Vannucci, che solo in seguito avrebbe preso l’appellativo di
Perugino, comincia il suo percorso artistico che lo porterà a imporsi nelle capitali creative dell’epoca, Roma
e Firenze, a contatto con maestri come Verrocchio, e colleghi come Botticelli e Leonardo da Vinci. Eppure,
nonostante Perugino sia stato un artista centrale del Rinascimento, il più famoso e richiesto nel ventennio
che va dal 1480 al 1500, la sua fama si è via via spenta con lo scorrere deisecoli fino a giungere ai giorni nostri
sbiadita e priva del suo reale valore. Perché questo è avvenuto? Molto ha inciso l’ombra che su di lui hanno
gettato gli artisti della nuova maniera, e in particolare Raffaello. Infatti, il Perugino è spesso citato e
conosciuto solo come maestro del pittore urbinate. Ma al di là dei meriti di Raffaello, gran parte della sfortuna
critica del Perugino si deve anche a Giorgio Vasari, il biografo degli artisti che nelle sue “Vite” relega il
Perugino a figura di secondo livello e lo descrive con toni dispregiativi riportando aneddoti e tratti del
carattere negativi.
Questo docu-film prova a smentire Vasari, portando allo spettatore prove e documenti, ascoltando le voci
dei maggiori studiosi e storici dell’arte, analizzando le opere nel dettaglio, cercando una verità diversa da
quella giunta fino ai giorni nostri. Si parte dalle prime opere perugine come le tavolette di San Bernardino,
dove il Rinascimento irrompe a Perugia portato proprio dalla mano e dalle idee visionarie di Perugino. Sempre
a Perugia, Pietro realizza il primo capolavoro: “L’Adorazione dei Magi” della Galleria Nazionale dell’Umbria.
La consacrazione arriva negli anni 80’ del Quattrocento con gli affreschi della Cappella Sistina, in cui ancora
oggi possiamo ammirare “La consegna delle chiavi”. A questo punto, Perugino è l’astro nascente dell’arte
italiana e a Firenze apre una bottega sull’esempio del suo maestro Verrocchio. È una bottega perfettamente
rodata che sforna moltissime opere e riceve numerose commissioni. L’abilità imprenditoriale di Perugino è
incredibile e il marchio di fabbrica dei suoi dipinti, il suo stile, diviene riconoscibile e ammirato e si diffonde
in tutt’Italia. Lo spettatore verrà guidato alla scoperta della pittura armonica dell’artista: un equilibrio
perfetto tra uomo e natura, realtà e ideale, che caratterizza dipinti come “La Consegna delle Chiavi” della
Cappella Sistina in Vaticano, il “Compianto su Cristo Morto” della Galleria Palatina di Firenze, la “Pietà” e
“L’Orazione nell’Orto” delle Gallerie degli Uffizi. Perugino inventa composizioni e iconografie che fanno
scuola, diffonde un nuovo ideale di bellezza femminile attraverso le sue Madonne, concepisce straordinari
cicli ad affresco come nel Collegio del Cambio di Perugia. Negli anni ’80 del Quattrocento, Perugino è
rinomato sia a Firenze che a Perugia. Ha addirittura due botteghe e viene richiesto dalle principali corti
italiane. Ovunque arrivi la sua arte, i pittori locali ne vengono influenzati e il suo linguaggio si diffonde. È un
linguaggio semplice e diretto dal grande portato devozionale. Ed è forse per questo che i dipinti di Perugino
vengono risparmiati dai roghi di Savonarola, il frate che prende il potere a Firenze alla metà degli anni ’90 del
Quattrocento. Perugino passa indenne anche dalla tempesta di Savonarola: la sua costanza nella pittura e
l’impermeabilità del carattere gli permettono di realizzare quadri devozionali di straordinaria bellezza e
armonia che vengono presi a modello da moltissimi pittori a lui successivi. Un fenomeno di proporzioni
paragonabili solo a quanto accaduto, prima di lui, con l’arte di Giotto. Ma i tempi cambiano e ad inizio ‘500
si fanno strada grandi geni dell’arte come Raffaello, Leonardo e Michelangelo. Le loro invenzioni oscurano la
fama del Perugino che, negli ultimi 20 anni della sua lunga vita, è costretto a ritirarsi nella sua Umbria dove
dipinge capolavori come “L’Adorazione dei Magi” di Città della Pieve e “Il Martirio di San Sebastiano” di
Panicale. Muore di peste nel 1523 a Fontignano, con il pennello ancora in mano. Dopo la sua morte, il genio
e l’importanza del Perugino vengono adombrati, dimenticati, travisati. Ma nessuna cattiva lettura può
sminuire la sua pittura che è ancora in grado di trasmetterci tutta la sua forza e la sua purezza. L’obiettivo
del documentario sarà proprio quello di ridare a Perugino il giusto posto nella storia nell’arte, mettendone
in luce le novità, i meriti, il carattere, a 500 anni esatti dalla sua scomparsa. Il documentario approfondirà da
vicino anche l’allestimento delle due sale interamente dedicate all’artista alla Galleria Nazionale
dell’Umbria, raccontando, tra le altre cose, il restauro di alcune delle sue opere.
GLI INTERVENTI
Grazie a riprese suggestive e all’intervento di esperti come il Direttore della Galleria Nazionale dell’Umbria
Marco Pierini, il Direttore delle Gallerie degli Uffizi di Firenze Eike Schmidt, la professoressa di Storia
dell’architettura presso l’Università di Firenze Emanuela Ferretti, il Geografo all’Università di Bologna Franco
Farinelli, la storica dell’arte della Galleria Nazionale dell’Umbria Veruska Picchiarelli, lo storico Franco
Cardini, il coreografo e ballerino Virgilio Sieni, PERUGINO. RINASCIMENTO IMMORTALE metterà in luce le
peculiarità dell’artista e il suo ruolo fondamentale all’interno della storia del Rinascimento.
I LUOGHI
Un viaggio attraverso l’Italia alla scoperta dei grandi capolavori: dagli affreschi della Cappella Sistina alle due
sale a lui interamente dedicate alla Galleria Nazionale dell’Umbria, dal Collegio del Cambio all’Archivio di
Stato di Perugia, dalla Biblioteca Augusta alla Cappella San Severo a Cerqueto, e ancora l’Oratorio di Santa
Maria dei Bianchi e la Cattedrale dei Santi Gervasio e Protasio Città della Pieve, la Chiesa San Sebastiano a
Panicale, la Chiesa di Santa Maria dell’Annunziata, la Galleria Palatina, gli Uffizi, Museo Galileo Galilei,
Cenacolo del Fuligno, Liceo Michelangiolo, Archivio di Stato di Firenze, Biblioteca San Marco a Firenze e la
Pinacoteca di Bologna.
NOTE DI REGIA
È la prima volta che un film documentario viene dedicato interamente a Pietro Perugino, un protagonista
“dimenticato” del Rinascimento e della storia dell’arte. Per raccontare la sua figura si sono scelte delle chiavi
estetiche e narrative che contestualizzano sia la sua biografia che la sua eredità, misconosciuta dalla critica
successiva. Una di esse è la messa in discussione delle tesi di Giorgio Vasari che nelle sue “Vite” prende di mira
Perugino delineandolo come esempio di un passato dell’arte da superare. È Marco Bocci, nella sua veste di
narratore del film, a citare e commentare alcuni dei brani più salienti del libro, in cui l’autore ha
“malignamente” calcato la mano sui tratti caratteriali dell’artista, spesso riportando aneddoti di cui non ci
sono fonti e inventando di sana pianta fatti contraddetti dai documenti. Un’altra chiave è il legame con il
paesaggio, perché Perugino è stato uno degli inventori di questo genere: nella pittura a lui precedente i
paesaggi risultavano semplici sfondi o elementi strettamente funzionali alla narrazione, con lui acquistano
un’autonomia inedita. Anche se i suoi paesaggi sono di natura ideale, è evidente che Perugino prende spunto
dalla sua regione di origine, l’Umbria. Grazie a riprese e droni nel film i dipinti vengono messi in stretta
relazione con la natura, le valli, i colori della sua terra, con il Lago Trasimeno come centro simbolico. Infine,
c’è la parabola tragica ed eroica di un artista che dopo aver raggiunto la vetta del riconoscimento e della
fama in tutta Italia, cade clamorosamente. Ma senza darsi mai per vinto. Perugino è stato un fecondatore del
linguaggio dell’arte come solo Giotto prima di lui: questo è stato il motivo del suo successo e della sua
diffusione, ma anche la ragione della sua decadenza. Ultimo grande esponente della stagione delle botteghe,
ha creato una struttura imprenditoriale che se da una parte gli ha permesso di completare molte opere in
poco tempo e di spedirle lontano, dall’altra ha reso la sua produzione ripetitiva. È paradossale che la sfortuna
di Perugino sia stata anche quella di vivere tanto a lungo da dipingere contemporaneamente a Michelangelo
e Raffaello, giovani geni che lo hanno superato quando il Maestro era ancora in attività. Ma c’è una grandezza
nel suo declino, perché Perugino, ritiratosi nella sua Umbria lontano dai riflettori delle grandi città, prosegue
la sua ricerca pittorica tornando a dipingere di mano propria, fino a morire “con il pennello in mano”, mentre
realizza un ultimo affresco. Centro estetico del film sono i dipinti, in primis quelli della Galleria Nazionale
dell’Umbria – che ne conserva il maggior numero – quelli degli Uffizi, gli affreschi del Collegio del Cambio di
Perugia, molte opere tra Umbria, Firenze, Città del Vaticano e musei esteri. I dipinti sono punti nodali
attraverso i quali si dipanano temi e storie, stati scelti sia in base all’importanza che in base all’attinenza
rispetto a temi come l’architettura, il rapporto con Lorenzo il Magnifico, il periodo cupo di Savonarola, il
rapporto misterioso ed ambiguo con Raffaello, l’invenzione di un nuovo canone di bellezza femminile. Anche
le location in cui Marco Bocci recita seguono un andamento narrativo specifico. La prima parte di queste
scene si svolge nelle sale della Galleria Nazionale dell’Umbria, a sottolineare il rapporto sempre saldo – oggi
come ieri – tra l’artista e la sua città. La seconda parte girata al Collegio del Cambio di Perugia: sia nella Sala
delle Udienze, in cui si racconta l’acme della sua carriera, che nella Cappella, in cui si mette in discussione la
religiosità del Maestro.
La parte finale vede protagonista l’Isola Polvese. I paesaggi e le sponde del Trasimeno identificano il tramonto
della vita di Perugino, la sua solitudine e la sua ricongiunzione con un territorio amato e dipinto per tutta la
vita.Dal punto di vista tecnico, nel film si è scelto di fare uso estensivo di crane, droni e luci dinamiche, mezzi
funzionali alla costruzione di un racconto romantico ed emozionale. Non mancano momenti di sospensione
temporale, come nel caso della ricostruzione fiction di una bottega rinascimentale e nella scena della
performance di danza di Virgilio Sieni.La colonna sonora composta da Eraldo Bernocchi sostiene e sottolinea
le atmosfere tra partiture avvolgenti e strumentazione contemporanea.
Giovanni Piscaglia
BIOGRAFIE
GIOVANNI PISCAGLIA
Giovanni Piscaglia nasce a Pesaro nel 1984. È regista e autore di documentari d’arte, tra cui Odyssey – In
Viaggio con Bob Wilson (2012), Divina Bellezza – Il Duomo di Siena (2016), Culture Chanel (2016), Viae Crucis
– Le 40 Ore di Taranto (2017), Le Tre Vite di Aquileia (2019). Nel 2018 approda al cinema con il docufilm Van
Gogh tra il Grano e il Cielo, distribuito in oltre 50 paesi nel mondo. Nel 2019 firma la sceneggiatura del
docufilm Ermitage il Potere dell’Arte, con Toni Servillo, vincitore del Nastro d’Argento come Miglior
Documentario d’Arte 2020. Nell’autunno del 2021 esce in sala Napoleone, nel nome dell’Arte nel quale dirige
il Premio Oscar Jeremy Irons.
MARCO BOCCI
Marco Bocci nasce a Marsciano, in provincia di Perugia, nel 1978. È attore di cinema, teatro e televisione.
Prende parte a diverse serie televisive, tra cui Romanzo Criminale e Squadra antimafia, e a lungometraggi
per il cinema, tra cui Scusate se esisto! (2014), Italo (2014), La banda dei tre (2019) e Calibro 9 (2020).
Esordisce alla regia nel 2019 con il lungometraggio A Tor Bella Monaca non piove mai, seguito nel 2022 da La
caccia.
MARCO PISONI
Marco Pisoni nasce a Roma nel 1983. È autore di documentari e programmi televisivi, tra cui Storia delle
Nostre Città, Brunori Sa, Roberto Bolle – Questa Notte mi ha Aperto gli Occhi, Palazzo Vecchio – Una Storia di
Arte e Potere, John Cooper – Genius and Works. Tra i suoi ultimi lavori, la sceneggiatura dei documentari per
il cinema: Le Ninfee di Monet – Un incantesimo di acqua e luce (2018) e Frida – Viva la Vida (2019).
FILIPPO NICOSIA
Filippo Nicosia nasce a Messina nel 1983. È scrittore e autore televisivo. Nel 2013 ha fondato la libreria
itinerante “Pianissimo” (premio Gutenberg 2014, premio Fiesole 2015) e nello stesso anno ha pubblicato il
reportage Pianissimo libri sulla strada – a 20 km orari per amore della lettura con Terre di Mezzo Editore. Ha
esordito nella narrativa nel 2017 con Un’invincibile estate (Giunti), selezionato al premio Città di Cuneo per
il primo romanzo e finalista al premio Zocca Giovani, seguito da Come un animale (2020). Firma diversi
programmi televisivi, tra cui Storia delle nostre Città per Rai Storia e Grandi Maestri per Sky Arte.
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