La vita straordinaria della donna dietro al celebre metodo educativo
raccontata dallo psicologo Emanuele Palagi con la regia di Andrea Bruno Savelli
Campi Bisenzio– Chi era Maria Montessori? Una delle prime donne medico d’Italia, una scienziata, una grande educatrice che ha saputo creare un metodo innovativo, ancora oggi diffuso in tutto il mondo. Ma non solo: accanto alle sue straordinarie teorie c’è la vicenda ancor più straordinaria di chi ha lottato per sconfiggere pregiudizi, attraversato il Regno d’Italia, vissuto due guerre mondiali e la dittatura fascista. Tutto questo sarà al centro di “Una storia da raccontare. Maria Montessori, la storia di una donna eccezionale”, lo spettacolo in scena venerdì 5 maggio ore 21.00 al Teatrodante Carlo Monni di Campi Bisenzio (Piazza Dante 23, Firenze) all’interno della stagione a cura di Fondazione Accademia dei Perseveranti. Nell’ambito della rassegna “Teatro nel teatro”, che trasforma il palcoscenico del Dante in un vero e proprio “ridotto”, un viaggio nella vita di una donna moderna, dura, ostinata, spesso spiazzante, candidata ben tre volte al premio Nobel per la pace. Una storia avvincente fatta di determinazione, sapere e coraggio. Un racconto a teatro, con la regia di Andrea Bruno Savelli e lo sguardo e le parole di uno psicologo, Emanuele Palagi, alla scoperta di una delle figure più importanti e rivoluzionare del diciannovesimo secolo (ingresso 12€ intero, 10€ under 18, over 65 e soci Coop. Info www.teatrodante.it).
“A chi domanda perché proporre oggi la storia di Maria Montessori – spiega Palagi – rispondo con il titolo dello spettacolo: perché è una storia da raccontare. Quando si parla della Montessori il tema è quasi sempre il suo metodo, ma in pochi conoscono la storia della donna che nasce nel 1870 e gira il mondo durante un’epoca in cui alle persone di sesso femminile non erano garantiti i diritti più basilari; che studia medicina quando non era permesso alle studentesse di rimanere col cadavere insieme ai colleghi maschi durante le lezioni di anatomia. La donna che nel 1924 vede nascere la Fondazione Montessori, in cui Mussolini stesso decise di investire desiderando dare lustro al regime con un metodo già celebre in Europa, ma che proprio a causa di questa collaborazione non riuscì mai a vincere il Nobel, nonostante i rapporti col Duce si fossero rapidamente guastati a causa delle sue posizioni sul tema della pace. Maria Montessori diceva infatti che per molto tempo la pace non era stata altro che il momento in cui chi perde si arrende, mentre la vera pace è la fraternità tra i popoli. Un concetto appreso da Gandhi, solo uno dei tantissimi personaggi cardine del secolo scorso che incontrò durante i suoi viaggi. Maria Montessori è la donna che ha “scoperto il bambino”, mettendo al centro un’età che prima di lei non era considerata rilevante e sottolineando come il giovane e l’adulto siano un po’ come il bruco e la farfalla, due animali diversi. È interessante ripensarci un secolo più tardi, in un momento in cui il bambino è posto al centro di tutto”.
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