Al margine del bosco collinare, il complesso residenziale Borgo Hermada introduce un senso inatteso alla ricostruzione del tessuto urbano ed edilizio di una parte di città più intima, che cambia tono, rapporti e scala rispetto al centro storico.
Ai piedi della collina di Torino nel quartiere Madonna del Pilone, il complesso residenziale Borgo Hermada ricrea, come suggerisce il nome stesso dell’intervento, la sensazione di un piccolo borgo, ricostruendo il tessuto urbano ed edilizio attraverso l’armonizzazione e il riequilibrio dei volumi e la ricerca di continuità materiche e formali tra le nuove residenze e le preesistenze monumentali.
Il progetto ridisegna e reinterpreta i crediti volumi dell’ex Convento delle Suore di Nostra Signora di Carità del Buon Pastore che sorgeva accanto alla chiesa neogotica di San Massimo (Giuseppe Gallo 1893-97), ora in uso al Patriarcato Ortodosso. Il complesso comprendeva quattro edifici inseriti in un ampio parco degradante verso collina: la settecentesca Villa Angelica, l’imponente Palazzo Redentore di inizio Novecento e due piccoli edifici, immersi nella natura del parco circostante, casa San Martino e casa della vigna.
L’intervento si è incentrato sulla riconversione a fini residenziali del Palazzo Redentore e della Villa Angelica con la realizzazione di due volumi ex novo sulla testata est del lotto. Il risultato è un complesso che, giocando tra scale diverse, delinea una delicata transizione tra città e collina.
Elemento di continuità che tiene insieme tutti gli edifici è il basamento in laterizio facciavista, una quinta ritmata da lesene e aperture per illuminare e aerare i locali interni, che riprende gli imponenti muraglioni in laterizio che caratterizzano la prima parte di Strada Val San Martino. I tre edifici, formalmente indipendenti, sono tutti collegati tramite un sistema di percorsi interni.
Cerniera di tutto l’intervento è quindi l’ingresso che, formalmente concepito come un vuoto baricentrico, disegna un nuovo e inatteso spazio urbano, una piazza di comunità a uso pubblico, che riqualifica l’intero borgo e in cui convogliano il sistema dei percorsi interno, le esigenze di rappresentatività e la ricucitura con il contesto. Il progetto ridefinisce i rapporti tra i fronti della piazza e il suo stesso perimetro.
Cifra stilistica di Borgo Hermada è il cambio di rapporto tra pieni e vuoti, mentre la memoria del passato passa attraverso l’uso delle tinte bianche calde o grigie chiare per gli intonaci e dei coppi tradizionali per le coperture.
Le testate del Palazzo Redentore sono scavate da loggiati rivestiti in legno naturale che smorzano l’imponenza del volume originario e aprono scorci inediti sulla città, a sud ovest, e sulla collina, a est. La facciata su strada è scandita da aperture geometriche che seguono elegantemente le proporzioni originarie con alcuni disallineamenti coerenti con le funzioni interne. Il ritmo è accentuato dalle rigature verticali dell’intonaco e dai marcapiano appena accennati. La facciata interna, in continuo dialogo con l’abside della chiesa, è invece mossa dalla rigorosa griglia regolare in acciaio dei terrazzi arricchita da elementi brise soleil orizzontali in laterizio. La testata di Villa Angelica è invece caratterizzata da una facciata in lamiera pressopiegata preverniciata e retroilluminata, un nuovo avancorpo, in parte coperto e in parte terrazzato, che accentua la simmetria del volume originario, di cui sono riproposti i marcapiani, le lesene e i serramenti in legno verniciato originari. Le ville sul lato est del lotto con un cambio di passo e di scala segnano la transizione tra la città e la collina e si articolano in un gioco di volumi finiti con intonaco grigio chiaro.
L’accesso pedonale al complesso, collocato in posizione baricentrica, porta alla hall interna di distribuzione che si snoda lungo l’asse longitudinale dell’edificio, caratterizzata da un muro in paramano, nitide superfici in gres e una vasca oasi verde punteggiata da feritoie che si aprono sulla via esterna, strumento di mitigazione dello spazio interno e allo stesso tempo elemento sorprendente per chi percorre la via. I percorsi che portano al resto del complesso si snodano attorno alla corte su cui si aprono con suggestivi tagli di luce, offrendo scorci sempre diversi della chiesa.
Crediti di progetto:
Importo opere 10 mln €
27 appartamenti +1 uffici piano terra, slp 3190 mq
Progetto:
Progetto Architettonico
Ing. Silvano Vedelago / Mediapolis Engineering – Arch. Filippo Orlando / + Studio Architetti – Arch. Isabelle Toussaint / TRA Architetti
Progetto Strutturale
Ing. Silvano Vedelago / Mediapolis Engineering
Progetto Esecutivo – Direzione Lavori –Direzione Artistica
Ing. Silvano Vedelago / Mediapolis Engineering – Arch. Filippo Orlando /+ Studio Architetti
Progetto illuminotecnico: Iluminanti
Direzione lavori: Mediapolis Engineering Srl
Direzione Artistica: Piustudio Architetti
Cliente: Compagnia Immobiliare Hermada
Impresa di costruzioni: Cogefa spa Costruzioni Generali
Partners: Ceramiche Keope , Ceramiche Caesar, Ceramica Vogue, Tecnofer srl (rivestimenti metallici di facciata e atrii), S.A.L.F. srl – Serramenti Alluminio Fey (serramenti metallici), FAS serramenti (serramenti in legno), All.Fer srl (parapetti scale, balconi, frangisole), Carpenteria F.lli Mainardi S.n.c – Bruno Mainardi (portoni di ingresso), Il Giardiniere – Bonifacino (vasche verdi), Nord Legnami (fornitura rivestimenti facciate in legno e finiture appartamenti), Lamalegno (porte interne e portoncini), La Piastrella (forniture appartamenti extracapitolato), Corà parquet di Corà Domenico & Figli S.p.a. (pavimenti in legno da capitolato), Onlywood Arredamenti, Grosso Tende, Lauria impianti srl (Impianti meccanici idraulici), Imp Electric srl (Impianti elettrici)
Crediti fotografici: Fabio Oggero di comunicArch
Testi e comunicazione: Cristiana Chiorino, comunicArch
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