23 Novembre 2024

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SOSTENIBILITÀ, ARRIVA LA PRIMA CERTIFICAZIONE AL MONDO PER IL SETTORE ACCESSORI METALLICI NELLA FILIERA DEL LUSSO

Frutto di due anni di ricerche su 70 aziende di medie dimensioni (il 90% italiane), il nuovo standard è stato elaborato da Fondazione Leaf e rappresenterà
un riferimento per le aziende che, entro il 2027, saranno obbligate dall’Unione Europea
a rendicontare in modo trasparente in tema di ambiente, responsabilità sociale e governance

Firenze – Misurare l’impatto ambientale degli accessori moda in metallo attraverso indicatori, in grado di calcolare con precisione il livello di sostenibilità. È questo, in sintesi, l’obiettivo di LEAF Hardware, la prima certificazione al mondo in grado di stabilire delle regole che permettano di calcolare, con precisione, l’impatto derivante dalla produzione di accessori in metallo per il settore della moda. Elaborato da Fondazione Leaf, giovane realtà nata a Firenze per promuovere valori etici, ambientali, sociali ed economici nel settore luxury, il nuovo standard è il frutto di 2 anni di ricerche su un campione di 70 aziende – il 90% italiane – appartenenti alla filiera della produzione di accessori metallici per le principali maison moda e vuole rappresentare un riferimento per tutte le realtà che entro il 2027 saranno obbligate a rendicontare in modo trasparente le attività in tema di ambiente, responsabilità sociale e governance, secondo la direttiva europea CSRD (Corporate Sustainability Reporting Directive) dello scorso 16 dicembre.

“Disponiamo già di standard affermati per calcolare la sostenibilità nei settori del tessile e della pelle – spiega Giacomo Cortesi, presidente di Fondazione Leaf – ma niente era presente in merito al calcolo dell’impatto ambientale associato alle componenti metalliche, alla bigiotteria e alla gioielleria nel settore moda. Nella nostra visione, LEAF Hardware rappresenta quindi il pezzo mancante per completare il puzzle”.

Tra le aziende monitorate nel corso di 2 anni realtà di medie dimensioni, con un fatturato che va dai 10 ai 50 milioni e che occupano dai 50 ai 150 addetti: dalle fonderie dove si producono leghe metalliche, ai siti di realizzazione dell’accessorio grezzo, responsabili anche dei trattamenti superficiali, delle finiture e di tutti i processi sussidiari. In ciascuna di queste aziende sono stati studiati i processi produttivi in ogni fase, elaborando dati su consumi energetici, utilizzo di materie prime e semi-lavorati, emissioni in atmosfera, acqua, suolo, produzione di rifiuti, uso di energia da fonti rinnovabili e materiali riciclati o riciclabili.

Il calcolo dell’impatto ambientale complessivo si basa sulla metodologia LCA (Life Cycle Assessment), riconosciuta a livello internazionale e normata dalle ISO 14040 e 14044. Attraverso questa metodologia, l’impatto ambientale di un prodotto viene calcolato attraverso il suo intero ciclo di vita: dall’estrazione delle materie prime al “fine vita”.

Sei le categorie di impatto stimate secondo questo metodo, con calcolo dei valori limite: Potenziale di Riscaldamento Globale, Consumo di Risorse minerali e fossili, Consumo d’Acqua, Potenziale di Riduzione dello strato di Ozono, Ecotossicità, Tossicità per l’Uomo. Per ottenere certificazione LEAF Hardware è necessario essere al di sotto dei valori limite in tutte le sei categorie. Sforare anche in un solo caso preclude la certificazione, ma permette all’azienda di conoscere i suoi “punti deboli” e mettere in atto azioni correttive per allinearsi alle best practices.

“Ci aspettiamo che questo standard diventi una risorsa preziosa, solida e trasparente per una vasta gamma di stakeholders che va dall’accessorista al brand, fino al consumatore finale, che avrà finalmente la possibilità di operare una scelta non più basata solo su canoni economici ed estetici, ma anche su quelli dell’impatto ambientale e della garanzia di una catena di fornitura che opera in maniera socialmente ed eticamente responsabile”, conclude Cortesi.

I NUMERI DEL SETTORE IN TOSCANA – Il distretto toscano della produzione di accessori metallici per la moda oltre 200 aziende industriali, nella Piana fiorentina, con dimensioni che variano dai 50 ai 600 dipendenti, alle quali vanno poi aggiunte decine di piccole realtà artigiane, per un totale di circa 8.000 addetti metalmeccanici che ogni giorno si alzano e maneggiano componenti metallici per le grandi griffe. Nel complesso il distretto della moda in Toscana conta oltre 104.000 addetti pari al 23% del totale nazionale, concentrandosi in aree a forte specializzazione quali Prato, Firenze e Pistoia, a cui si aggiungono specifiche produzioni a Lucca (calzature) e Pisa (calzature e concia) e Arezzo (calzature, maglieria e pelletteria).