“Il linguaggio del jazz non conosce confini geografici e temporali, è il più forte dei venti che conosco, capace con la sua forza di attraversare le culture di tutto il mondo, spazzando via ogni dogma o pregiudizio, rimanendo vivo e rinnovandosi da sempre proprio grazie a questa libertà espressiva che amo e che ha sempre ispirato i miei progetti.”
Dopo l’uscita in digitale del luglio scorso ed i concerti estivi, Zàkynthos (Alfamusic) di Francesco Bruno approda nei negozi e viene consegnato al grande pubblico. Che già ha dimostrato grande entusiasmo: “Scrivere per un disco in trio – racconta Francesco Bruno – è stato un po’ come tornare a scoprire la bellezza del mio strumento e le sue infinite possibilità espressive. Una nuova avventura nella quale mi sono immerso a capofitto, studiando e sperimentando lungamente, come del resto mi piace fare da sempre, questa volta anche con una sorta di timore reverenziale, avvicinandomi ad un territorio nel quale i grandi maestri del passato, sia della chitarra jazz che di quella classica, hanno scritto pagine importanti e mostrato a tutti noi una strada da seguire, che oggi credo possa ancora arricchirsi di nuove suggestioni e contaminazioni.”
Il trio è quello che vede al fianco di Francesco Bruno il batterista Marco Rovinelli e il contrabbassista Andrea Colella coinvolti in un affascinante interplay con le note della chitarra di Bruno.
Per rimanere sui profumi e le atmosfere dell’estate, in questo settembre che congeda il sole e la sabbia, Zàkynthos, con la sua copertina dal sapore assolutamente greco, è un po’ come un viaggio: un viaggio in otto brani originali che parte simbolicamente da Zante, dai racconti immaginari portati dai venti del mondo, che soffiano e si raccolgono iconicamente sull’isola di Zàkynthos (Zante), in Grecia e al centro del mediterraneo, proprio dove nelle prime mappe geografiche campeggiava la rosa dei venti. E il viaggio, che pure parte dalle suggestioni del bacino del mediterraneo, va ad abbracciare il respiro appassionato della musica Latino Americana, con uno sguardo oltre l’orizzonte, alle infinite contaminazioni che rendono vivo il linguaggio del jazz moderno.
Il progetto ruota attorno alla scrittura melodica che da sempre contraddistingue le produzioni di Francesco Bruno e, oggi, ha scelto di lavorare sulla poesia e la delicatezza della dimensione minimale del trio acustico jazz. La chitarra, ovviamente, è al centro di questa narrazione e affonda le radici nel lessico jazzistico tradizionale per poi evolversi in nuove forme espressive senza mai abbandonare comunicativa ed empatia con l’ascoltatore.
Dopo l’uscita in digitale del luglio scorso ed i concerti estivi, Zàkynthos (Alfamusic) di Francesco Bruno approda nei negozi e viene consegnato al grande pubblico. Che già ha dimostrato grande entusiasmo: “Scrivere per un disco in trio – racconta Francesco Bruno – è stato un po’ come tornare a scoprire la bellezza del mio strumento e le sue infinite possibilità espressive. Una nuova avventura nella quale mi sono immerso a capofitto, studiando e sperimentando lungamente, come del resto mi piace fare da sempre, questa volta anche con una sorta di timore reverenziale, avvicinandomi ad un territorio nel quale i grandi maestri del passato, sia della chitarra jazz che di quella classica, hanno scritto pagine importanti e mostrato a tutti noi una strada da seguire, che oggi credo possa ancora arricchirsi di nuove suggestioni e contaminazioni.”
Il trio è quello che vede al fianco di Francesco Bruno il batterista Marco Rovinelli e il contrabbassista Andrea Colella coinvolti in un affascinante interplay con le note della chitarra di Bruno.
Per rimanere sui profumi e le atmosfere dell’estate, in questo settembre che congeda il sole e la sabbia, Zàkynthos, con la sua copertina dal sapore assolutamente greco, è un po’ come un viaggio: un viaggio in otto brani originali che parte simbolicamente da Zante, dai racconti immaginari portati dai venti del mondo, che soffiano e si raccolgono iconicamente sull’isola di Zàkynthos (Zante), in Grecia e al centro del mediterraneo, proprio dove nelle prime mappe geografiche campeggiava la rosa dei venti. E il viaggio, che pure parte dalle suggestioni del bacino del mediterraneo, va ad abbracciare il respiro appassionato della musica Latino Americana, con uno sguardo oltre l’orizzonte, alle infinite contaminazioni che rendono vivo il linguaggio del jazz moderno.
Il progetto ruota attorno alla scrittura melodica che da sempre contraddistingue le produzioni di Francesco Bruno e, oggi, ha scelto di lavorare sulla poesia e la delicatezza della dimensione minimale del trio acustico jazz. La chitarra, ovviamente, è al centro di questa narrazione e affonda le radici nel lessico jazzistico tradizionale per poi evolversi in nuove forme espressive senza mai abbandonare comunicativa ed empatia con l’ascoltatore.
Tracklist
1. Jaloque (Scirocco). È Il primo brano scritto per questo progetto, scelto per aprire questo nuovo viaggio immaginario, ci sono i colori caldi della musica latina, del mediterraneo, il jazz afroamericano e ancora la melodia per prendere per mano l’ascoltatore e portarlo in una terra senza confini, quella della fantasia!
2. Zàkynthos (Isola di Zante/Zàkynthos). Ho pensato a questo brano come una scrittura per chitarra classica che si evolve in una parte armonica strutturata per l’improvvisazione. Quello della chitarra classica è un universo che da sempre mi affascina e che trovo possa convivere magicamente con la dimensione chitarristica propria del jazz.
3. Briza (Vento delle coste del Sud America). La musica Latino Americana è da sempre per me fonte di ispirazione, trovo una vicinanza con questo universo fatto di passioni, di colori forti misti a sfumature malinconiche talvolta struggenti, il brano viaggia attraverso queste suggestioni.
4. Etesii (Vento delle coste della Grecia). Un brano caratterizzato da elementi compositivi ispirati in parte dal mondo classico e ancora da quello della musica mediterranea e latina in genere. ‘E affascinante viaggiare attraverso il linguaggio del jazz tra questi infiniti colori, perdendosi in un territorio senza confini.
5. Bayamo (Vento di Cuba). Un tema solare, ispirato alla musica Afro Cubana, per aprire allo spazio solistico. La sfida insieme ai musicisti è stata quella di creare un crossover stilistico tra tradizione e modernità, discostandosi da un’ interpretazione oleografica della musica latino americana.
6. Africo (Libeccio). Una ballad scritta pensando ad una melodia pervasa di dolcezza e malinconia, con la brezza di una notte d’estate a fare da cornice immaginaria alla chitarra che racconta una storia insieme al contrabbasso e la batteria.
7. Zonda (Vento Argentino). Il mio amore per il jazz afroamericano, il mainstream, l’hard bop, in questo brano nel cui tema ci sono anche richiami al mondo sud americano. C’è tutta la gioia di suonare insieme in questa take nella quale c’è spazio anche per uno spontaneo solo di batteria, proprio come in un live!
8. Aeràki (Brezza). Ho scelto di concludere questo progetto con una ballad che potesse racchiudere in se le emozioni che lo hanno animato: il mio amore per il jazz nelle sue infinite declinazioni, per la melodia, il calore dei popoli Latini e il mio sguardo al pianeta a volte malinconico, più spesso pieno di speranza, nonostante la stagione.
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