15 Novembre 2024

Zarabazà

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Il teatro dei Pupi di Angelo Sicilia ha fatto tappa in una scuola del quartiere Falsomiele, alla periferia di Palermo: in scena la storia di Padre Pino Puglisi

L’iniziativa di “educazione alla legalità”, si è svolta stamattina all’I.C.S. “Pirandello-Borgo Ulivia”, ad inizio del nuovo Anno Scolastico

PALERMO. La “settimana della legalità” di Angelo Sicilia, con una rassegna di spettacoli dedicata a Padre Pino Puglisi, nel trentennale del martirio, ha fatto tappa stamattina, nel quartiere Falsomiele, alla periferia di Palermo. Ad accogliere l’iniziativa, l’Istituto Comprensivo Statale “Pirandello-Borgo Ulivia”, diretto da Donatella Dell’Oglio e dalla sua vice Antonella Bondì. Lo spettacolo di Angelo Sicilia che racconta la vita, gli insegnamenti e l’impegno del parroco di Brancaccio, il “prete che combatteva la mafia col sorriso”, è stato accolto con grande curiosità e interesse da parte degli studenti e del personale della Scuola. Uno stimolo, un invito a fare di più e ogni giorno nel segno della legalità.

L’iniziativa di Angelo Sicilia, da 25 anni impegnato a diffondere una cultura della legalità con la sua Compagnia dei Pupi Antimafia, sta toccando in questi giorni dei luoghi spesso simbolo del fenomeno mafioso nell’immaginario comune. Da Cinisi a Corleone fino ad una scuola di periferia a Palermo. Una serie di attività per restituire ai giovani l’insegnamento di Padre Puglisi, in un quartiere spesso ai margini, quale Falsomiele, per l’alto tasso di povertà educativa, criminalità e disoccupazione.

Spiegano così, infatti, la dirigente scolastica Donatella Dell’Oglio e la vicepreside Antonella Bondì, sull’iniziativa: “Al di là della ricorrenza su Padre Pino Puglisi, abbiamo deciso volontariamente di iniziare l’anno scolastico con un evento di educazione alla legalità. Ad Angelo Sicilia ci lega un’amicizia di lungo corso, per le tante iniziative di impegno civile e sociale portate avanti in questa Scuola. Dopo lo spettacolo, a cui hanno partecipato gli studenti delle terze classi della secondaria di primo grado e le quinte della primaria, i ragazzi restituiranno poi l’esperienza ai più piccoli. Partiamo dalla scuola e dai ragazzi, per arrivare alle famiglie e al quartiere, lavorando con piccole azioni quotidiane. Se ognuno fa qualcosa, diceva Don Puglisi, allora si può fare molto. Da anni portiamo avanti progetti di educazione alla legalità, e le famiglie hanno sempre accolto bene”.

Per Angelo Sicilia l’iniziativa a Falsomiele vuol dire “dare un segno”. Perché, come diceva Don Puglisi: “Noi ci siamo sempre. Siamo un’alternativa al modello di comportamento mafioso”. Quindi: “Ritornare a regalare le parole di Don Pino a questi giovani è dare un segno di speranza” – afferma l’artista -. “È stare al fianco di questi docenti che scelgono ogni giorno di stare in trincea, invece di spostarsi in altre scuole di quartieri socialmente più evoluti. Quartieri dove fare l’insegnante assume un ruolo più importante. Un ruolo che non è soltanto di educare, ma è anche quello di contrastare la tentazione criminale e il comportamento deviante. Con questa iniziativa siamo vicini alla Scuola e al quartiere. Facciamo rete. E soprattutto, con la storia di Padre Puglisi, ancora una volta, non perdiamo la memoria”.

La rassegna di spettacoli di Angelo Sicilia, su Padre Pino Puglisi, continua: il 28 settembre a Buonfornello e il 29 settembre a Cinisi.

LO SPETTACOLO

“Padre Pino Puglisi. Un prete contro la mafia”

Quella di Pino Puglisi, beatificato dalla chiesa, è la storia di un prete di frontiera che è stato ucciso dalla mafia perché faceva semplicemente il suo mestiere. In Sicilia, infatti, non si ammazzano solo giudici e forze dell’ordine, ma anche i ministri di Dio che hanno il coraggio di alzare la testa, di lottare per donare condizioni migliori a bambini destinati a divenire manovalanza per le associazioni criminali. Angelo Sicilia riesce, con questo spettacolo, a narrare la semplicità e la forza di “3P”, la sua coraggiosa ribellione, incastonandola abilmente nella difficoltà culturale di un quartiere come Brancaccio che appare in tutta la sua inesorabile decadenza. Se da un lato viene palesata, in tutta la sua forza distruttiva, la cultura omertosa e la violenza, dall’altro la gioia dei bambini riesce a lenire questo crudo realismo. La narrazione fuori campo è affidata al cantastorie che riesce a tessere il filo rosso che unisce la drammaticità e la bellezza di questa storia. Gli spettatori si troveranno ad osservare l’indifferenza dei palermitani dinanzi al corpo martoriato del prete e saranno chiamati a scegliere subito da che parte stare.