Roma. La prima edizione del Premio Strega Poesia – promosso da Fondazione Maria e Goffredo Bellonci, Strega Alberti Benevento e Gabinetto Vieusseux, in collaborazione con BPER Banca e Parco archeologico del Colosseo, media partner Rai Cultura e Maremosso, il magazine di feltrinelli.it, sponsor tecnico IBS.it – verrà assegnato presso il Tempio di Venere e Roma, il prossimo 5 ottobre.
Questa la cinquina finalista che è stata annunciata lo scorso 19 maggio al Salone Internazionale del Libro di Torino con le motivazioni redatte da alcuni componenti del Comitato scientifico.
Silvia Bre, Le campane, Einaudi
Almeno sin da Marmo (libro di svolta davvero maiuscolo, edito da Einaudi nel 2007), correlativo dell’ispirazione di Silvia Bre è un’impersonalità minerale («dove io sono io non sono / che la pace profonda di me stessa // e non so più chi sono»), da frammento primigenio o degnità presocratica, che rinvia a un’esistenza non transeunte: «Non c’è cosa ch’io dico che non dica / ch’io vivo un’altra vita che è più viva / di questa stessa mia che vivo e dico». Nella sua opera sono appunto i simulacri dell’arte a rinviarci questo sguardo fisso e severo, al contempo meno e più che umano. Nelle Campane (come già nelle Barricate misteriose, dove echeggiava l’omonimo brano clavicembalistico di François Couperin) il riferimento è piuttosto al mondo acustico, al risuonare di chi ascolta. Ma anche stavolta questo suono enigmatico proviene «dalla cima che dondola al nulla scudo, / campane»; e alla parola ha accesso, dell’umano, solo «la parte altissima, antigravitazionale»: che «inneggia / a quello che non è». Ci si ricorda della prospettiva impossibile dell’ultima inquadratura delle Onde del destino di Lars Von Trier, dell’ironia metafisica di quell’«epilogo in cielo»: forse è solo da lì che si può gettare uno sguardo davvero comprensivo sulla vicenda così fragile, di contro, di noi terrestri. (Andrea Cortellessa)
Umberto Fiori, Autoritratto automatico, Garzanti
Un giovane, poco più che un ragazzo, inizia una collezione che arriva a oggi e che con il tempo diventerà un archivio: entra in una cabina di quelle dove si scattano le foto-tessera, da solo o con qualcuno, vestito secondo la stagione, l’occasione, il tempo, con un libro in mano o uno strumento oppure un gioco. Molti decenni dopo, l’uomo che nel frattempo è diventato un poeta, ripensa a tutte quelle foto che ora sono un cospicuo registro, un raccolto del tempo e della vita. Umberto Fiori, allora, si chiede se riuscirà a conoscere, con la poesia, che cosa è stata questa sua fissazione, questo rito. Autoscatto automatico è un libro di poesie che indagano e scoprono l’invisibile vero di ognuno di noi, non il viso, non il volto, ma la faccia, quella dell’espressione “fare una faccia” o “metterci la faccia” oppure “perdere la faccia”. Se ci pensiamo, quella faccia non la vediamo mai: allo specchio assumiamo una posa (sappiamo che ci guardiamo), le fotografie, ruffiane o impietose, ci mostrano qualcuno che ha i lineamenti del volto congelati in un atteggiamento, uno sberleffo, uno smarrimento. E allora, Umberto Fiori ingaggia un corpo a corpo con quelle foto così seriali e indisponenti, ne fruga i segni, cerca il rovescio dell’immagine, il margine dei pensieri. Perché la faccia, la nostra faccia, la sua, è la luce che attraversa l’istante e il tempo incalcolabile della memoria profonda, sulla quale scivolano i ricordi. La faccia, la sua, la nostra, è negli occhi degli altri, quello che gli altri portano nella loro vita, che è la nostra. (Gian Mario Villalta)
Vivian Lamarque, L’amore da vecchia, Mondadori
Se è vero che la poesia è un continuo approssimarsi a qualcosa che non sappiamo, Vivian Lamarque compie la sua approssimazione in libri di lievissima crudeltà come quest’ultimo, L’amore da vecchia. Con una grazia senza pietà, l’autrice trattiene il timbro cristallino dell’infanzia, arriva a mettere nero su bianco la rasserenante uguaglianza fra persona e persona. L’io poetico esposto da Lamarque desidera infatti essere un io collettivo, senza dichiarazioni gigantesche, scrivendo anzi di minime cose, trattando gli astri come cose comuni, avvicinando a sé la grandezza del cosmo per renderla abitabile, confidenziale, come sono elementari le cose reali. Ammesso che ne abbiano uno, compito dei poeti è soprattutto quello di segnalare il limite delle parole, costruire un erbario vivente di parole alle quali la terra del proprio pensiero e, soprattutto, della propria esperienza, dia nuova linfa. Parole che verdeggiano e rivivono dunque sulla pagina come verdeggiano e rivivono le piccole piante raccolte in luoghi strani come la tomba di Emily Dickinson. Certo, abbiamo paura del tempo che ci lascia morire, ma intanto possiamo far rivivere quello che mai è veramente morto, le parole comuni insieme all’erba, perché i poeti rubano senso e parole ai propri stessi sogni. Infine, Lamarque descrive la poesia come desiderio di mettere ordine alfabetico nel caos della vita, svelando così uno dei segreti emotivi della metrica, la necessità di sistemare in schemi sillabici il vivo e vitale disordine cosmico. Così, in una pirotecnica mischia di diminutivi, invenzioni, latinismi e rime interne, Lamarque mostra le cose come sono, con una nudità nella quale si specchiano i nostri segreti e le parole vivono, mosse dal vento leggero di un’invincibile, quasi mai disperata, vitalità. (Maria Grazia Calandrone)
Stefano Simoncelli, Sotto falso nome, Pequod
Nel suo libro di versi più coraggiosamente esposto all’idea della vita che finisce, Stefano Simoncelli inscena un’autentica, personalissima, svestizione dell’Io rimasto solo nella casa, più spesso nella stanza, in cui per anni è trascorso felice l’amore coniugale. In uno spazio circoscritto e familiare, che in calce ai testi è quasi solo Cesenatico o Cesena e dintorni, la voce sembra perdere le coordinate del tempo, persino la differenza tra le stagioni come se, per uno scherzo del destino, l’inverno potesse scambiarsi di posizione con la primavera e l’estate. Proprio come accade – per originale intuizione – al poeta sopravvissuto in domicili tappezzati dalle ombre degli affetti perduti. La soluzione per Simoncelli, che scrive questo libro quasi come se fosse il suo ultimo, è la resa, ma arrendersi pare solo un’ipotesi di fragilità: sparire e ridurre le tracce della propria presenza negli spazi della vita quotidiana significa farsi più piccoli di prima per tentare ciò che è impossibile: ridare ampiezza, colore, soglia a chi non c’è più. Spoliazione e sparizione di un soggetto lirico che, a differenza dei libri precedenti dell’autore, sceglie per rinnovata immaginazione e per volontà di «mimetizzarsi poco alla volta sul muro fino a diventare calce, polvere di stucco, crepa e scomparire». (Elisa Donzelli)
Christian Sinicco, Ballate di Lagosta, Donzelli
Le Ballate di Lagosta di Christian Sinicco rappresentano con grande efficacia l’impatto della storia, della realtà politica e del mondo contemporaneo con la poesia dell’interiorità. Sinicco è poeta di notevoli contrasti ed entra in un territorio storico e geografico formato dal sedimento delle esperienze feroci delle guerre balcaniche. Appaiono luoghi e personaggi dai margini precisi eppure lievi e inafferrabili come fantasmi. Poesie limate e ricercate ma abitate dalla passione dove, parafrasando uno dei suoi testi, le isole sono uomini, i cuori si fanno estasi e le lingue vibranti e variopinte echeggiano dopo la tempesta, i colori dell’erba bruciano, il paesaggio è freddo, il vento è privo di una direzione dunque ignoto e il ciclone dell’inverno tra le barche è quasi una speranza che nessuno ricorda o forse nessuno più conosce e dunque tace come i nomi di chi è stato inghiottito nel Mar Mediterraneo. Nell’universalità di questi versi, si evince un senso d’amore per la comunità umana e la sua storia, una suggestiva originalità dello sguardo che merita d’essere conosciuta. (Mario Desiati)
L’annuncio del vincitore del Premio Strega Poesia 2023 avrà luogo giovedì 5 ottobre, alle ore 19, presso il Tempio di Venere e Roma all’interno del Parco archeologico del Colosseo e sarà trasmesso in diretta streaming da Rai Cultura.
Il Comitato scientifico, composto da Maria Grazia Calandrone, Andrea Cortellessa, Mario Desiati, Elisa Donzelli, Roberto Galaverni, Valerio Magrelli, Melania G. Mazzucco, Stefano Petrocchi, Laura Pugno, Antonio Riccardi, Enrico Testa e Gian Mario Villalta, ha scelto i finalisti tra 135 candidati. L’opera vincitrice sarà invece scelta dagli Amici della poesia, un corpo votante composto da oltre 100 donne e uomini di cultura che si occupano a vario titolo di poesia.
L’autrice o autore del libro vincitore riceverà un premio offerto da Strega Alberti Benevento e un’opera realizzata appositamente dal Maestro Emilio Isgrò, le cui celebri cancellature rappresenteranno la poesia sia in quanto forma di espressione oggi quasi del tutto cancellata dal dibattito pubblico sia, in positivo, come arte della parola che per eccellenza lavora sottraendo alla lingua le incrostazioni e gli automatismi delle frasi fatte e dei luoghi comuni.
La serata sarà presentata dalla conduttrice Ema Stokholma. Una serata ricca di ospiti: le cantautrici Giulia Anania accompagnata da Fabio Marchiori, Chiara Civello e Maria Antonietta e il rapper Rancore, si avvicenderanno sul palco insieme ai poeti della cinquina, che leggeranno alcune poesie tratte dalle loro opere.
Oltre al Premio Strega Poesia, verrà assegnato a uno dei libri finalisti anche il Premio Strega Giovani Poesia, votato da 400 studenti delle scuole secondarie superiori distribuite in Italia e all’estero a cui è stata inviata una silloge di testi selezionati dagli stessi autori. Il libro prescelto riceverà durante la serata un premio speciale offerto da BPER Banca che rinnova così la vicinanza al Premio Strega nella promozione della lettura.
La cinquina è stata e sarà ospite in diverse località italiane e all’estero. Queste le tappe: 27 maggio, 38° parallelo, Marsala; 3 giugno, Cervo Ti Strega, Cervo; 14 luglio, Museo MAXXI, L’Aquila; 2 agosto, Festambiente Sud Foresta Umbra; 16/17 settembre, Pordenonelegge, Pordenone; 27 settembre, Gabinetto Vieusseux, Firenze; 8 ottobre, Book Pride, Genova; 14 ottobre, ZEBRA Poetry Film Festival, Berlino. La finale del Premio Strega Poesia sarà inoltre una delle tappe di Ticket To Read, il podcast itinerante realizzato da Margherita Schirmacher ed Enrico Orlandi, che realizzeranno una puntata speciale intervistando i protagonisti della serata.
La prima edizione del Premio è accompagnata dall’immagine realizzata da Alessandro Sanna, risultato della performance di live painting realizzata il 21 marzo presso la Fondazione Maria e Goffredo Bellonci, in occasione della giornata mondiale della poesia.
Altri articoli
“FIORI DI RESILIENZA: CULTURA E FORMAZIONE CONTRO LA VIOLENZA SULLE DONNE”
Alchimie Culturali
Lo Stadio dei Marmi