3 Dicembre 2024

Zarabazà

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“VOCI DALLA SUPERFICIE”

Giovedì 16 novembre ore 18

Bozzetto d’arti per la mostra

“EPITOME”

di ARMANDA VERDIRAME

di e con

SILVIA COLOMBINI

soprano d’arti

Spazio d’Arte Scoglio di Quarto

Via Scoglio di Quarto 4, Milano

Per Informazioni e appuntamenti

www.galleriascogliodiquarto.com

All’interno della mostra “Epitome” di Armanda Verdirame, giovedì 16 novembre alle ore 18 presso lo Spazio d’Arte Scoglio di Quarto (via Scoglio di Quarto 4), il soprano d’arti Silvia Colombini con il bozzetto d’arti “Voci dalla superficie” darà voce ad alcune opere di Armanda Verdirame.

Silvia Colombini è artista di fama internazionale che ha rivoluzionato la figura classica del soprano d’opera, ideando una nuova forma di teatro/musica – chiamata “bozzetto d’arti” – che unisce l’arte performativa, canto e recitazione, all’arte figurativa.

L’artista canta in 15 lingue ed esegue un ampio repertorio dall’opera lirica fino al cross-over.

Per la mostra “Epitome” Silvia Colombini farà idealmente germogliare il canto dai semi di cui le opere materiche sono cosparse: il canto giapponese Tsubasa wo Kudasai (Dammi le ali) accompagnerà le terre dei Libri e delle Ciotole Raku.

Il brano è un inno alla ricerca della felicità (ali per volare via dai problemi e dalle preoccupazioni della vita) e richiama dunque il significato della parola giapponese Raku (serenità, gioia di vivere). Ma non solo. Il brano crea un’immagine ideale che ci mostra il libro stesso come una paio di ali dispiegate alla conoscenza e quindi alla libertà.

Non mancheranno i riferimenti alla cultura classica, per le Lune e per gli Scudi.

Per le prime, Colombini reciterà in metrica in greco antico il famoso “Plenilunio di Saffo” (Fr.4) e, senza soluzione di continuità, eseguirà uno dei canti più belli mai dedicati all’astro lucente: la “canzone della luna di Dvořák”, tratta dall’opera Rusalka.

Per gli Scudi, che con le loro crepe sono per la Verdirame allo stesso tempo simbolo di forza ma anche di caducità della vita, Colombini entra nella mitologia greca richiamando il mitico scudo di Achille. Il monologo richiama il disperato atto d’amore di Teti, madre di Achille, che fa forgiare per il figlio un nuovo scudo col quale egli vendicherà l’uccisione del compagno Patroclo. Ella è cosciente di fornire al figlio uno strumento di protezione che è però allo stesso tempo anche uno strumento di morte per l’avverarsi della profezia. Il testo rielabora l’omerico XVIII canto dell’Iliade, con la poesia del poema novecentesco The Shield of Achilles del britannico Wystan Hugh Auden.

La mostra “Epitome 1980-2023”, in programma fino al 16 dicembre e composta da circa venti opere che ripercorrono il percorso artistico degli ultimi quattro decenni della scultrice, esalta la forte passione di Armanda Verdirame per la ceramica, è stata pensata e costruita intorno a una grande installazione al centro dello spazio espositivo: un tavolo dalla forma ovale irregolare (Amnios T), alto 90 cm, sopra e sotto il quale sono dislocate le creazioni più emblematiche della tensione artistica di Armanda Verdirame: scudi, colonne, stalagmiti e lune in terracotta.