17 Novembre 2024

Zarabazà

Solo buone notizie

La vita quotidiana degli adolescenti raccontata da loro stessi (con lo smartphone) in un film Centinaia di brevi video realizzati dagli studenti


compongono un film collettivo
L’originale documentario “Let me talk!” in anteprima all’Aurora e al Grotta

“In futuro non voglio vergognarmi di quello che sarò diventato” dice un ragazzo mentre parla a un cellulare. Non siamo su un social ma all’interno di un film collettivo, costruito con le immagini, le parole, le suggestioni degli studenti di 14 classi e 3 scuole dell’hinterland fiorentino. Il film si chiama come il progetto che lo ha reso possibile: “Let Me Talk!”, ovvero lasciami parlare, lasciami esprimere, e sarà presentato nella sua forma definitiva agli stessi studenti-attori, ai loro docenti e ai genitori Venerdì 1 dicembre a Scandicci (Teatro Aurora) e Lunedì 4 dicembre a Sesto Fiorentino (Cinema Grotta).

Il progetto è stato pensato in seguito agli anni delle chiusure della pandemia e delle difficoltà della didattica a distanza, ed è scaturito da un confronto serrato tra docenti, formatori e mondo della cultura fiorentino che insieme hanno definito e proposto un percorso didattico suddiviso in tre diversi momenti. Una prima parte sul cinema, curata da esperti formatori, proponendo un’analisi sugli elementi storici e di linguaggio fino alle tecniche di realizzazione, una seconda che attraverso alcuni laboratori di scrittura ha dato gli strumenti per esprimere le proprie emozioni e coltivare la propria capacità di ascolto in funzione di una modalità di restituzione collettiva e infine la realizzazione di un vero e proprio film collettivo, dove gli studenti sono diventati cameraman di se stessi e dei propri compagni e amici, sotto la guida di registi professionisti, raccogliendo ore e ore di brevi storie, pensieri, appunti visivi che insieme formano un mash-up visivo che racconta uno spaccato della gioventù del territorio fiorentino in questo 2023.

Il risultato è stupefacente, grazie al certosino lavoro dei due registi-montatori Alessandro Cassigoli e Casey Kauffman (con l’aiuto di Yuri Costantino): il film finale è un collage che presenta piccole storie personali, restituisce ambienti familiari, spesso sotto una luce nuova, appartenente all’età di chi filma, fa riflettere e commuovere.

Gli studenti si raccontano attraverso interviste, brevi riprese che immortalano la loro vita quotidiana, confessioni al buio di una cameretta, la dimensione della scuola, dello sport, della musica e del tempo libero. Pochi genitori e adulti, molta incertezza per il (proprio) futuro. La sveglia che suona alle 7, il treno per andare a scuola, le passioni e le paure. Dice una ragazza: “Da grande voglio svelare i meccanismi dell’Universo, forse anche per capire me stessa”. Poco più avanti un ragazzo racconta: “Non sono felice, credo che non riuscirò a finire l’anno scolastico”. E ancora: “Ho disagio per paura del giudizio degli altri”. Nello spirito del tempo c’è anche “In Italia non vedo il mio futuro, ci sono troppi femminicidi, troppa omofobia, troppo razzismo”.

Il progetto è curato dalla scuola secondaria di secondo grado Russell Newton di Scandicci insieme alla Fondazione Culturale Niels Stensen di Firenze, in rete con le scuole secondarie di secondo grado di Sesto Fiorentino (Calamadrei e Agnoletti), nell’ambito del bando Miur/Mibact “Il linguaggio cinematografico e audiovisivo come oggetto e strumento di educazione e formazione”. Il film è stato realizzato a cavallo di due anni scolastici, durante l’anno solare 2023.

Per rendere possibile il progetto è stato fondamentale il supporto didattico extracurriculare di alcuni esperti formatori in ambito cinematografico (Chiara Bettarini, Barbara Corsi, Paolo Grassini, Marco Luceri, Giuseppe Mattia), degli operatori di Macramè Cooperativa Sociale – Porto delle Storie (Agripino Do Monte Gomes Almeida, Elisa Sottili, Camilla Biondi, Teresa Randazzo, Michele Arena), delle sale cinematografiche delle due città sedi delle scuole (Cinema Cabiria a Scandicci, Cinema Grotta a Sesto Fiorentino) e della struttura della Fondazione Stensen, una rete di sinergie che ha permesso di far confluire professionalità diverse già presenti sul territorio su un progetto creativo realizzato da giovanissimi.

“La struttura del racconto collettivo sotto forma di mash-up, specchio di una società o di una comunità, è un genere che negli ultimi anni è stato frequentato – grazie alla sempre maggiore facilità di ripresa con gli smartphone – da registi come Ridley Scott e Gabriele Salvatores, ma che in questo caso è stato ibridato con la grande esperienza e sensibilità di due registi talentuosi come la coppia Cassigoli – Kauffman che provengono dal documentario e dal reportage giornalistico, spesso con al centro giovani e giovanissimi – dichiara il direttore della Fondazione Stensen, Michele Crocchiola – Li ringrazio per la cura e l’attenzione che hanno messo in questo lavoro finale di sintesi di un percorso lungo più di un anno e per il risultato ottenuto, che immagino possa rappresentare per questi ragazzi una sorta di personale e collettiva scatola del tempo e della memoria di un momento importante della loro vita”.

“La cosa che più ci ha stupiti – raccontano i registi Cassigoli e Kauffman – è la capacità introspettiva di questi ragazzi e ragazze, che a differenza della nostra generazione, sono più disinvolti nel guardarsi dentro e raccontarsi agli altri, ammettono di avere dissidi interiori e ammettono di andare dallo psicologo, ai nostri tempi era tabù. Credo sia un passo avanti importante, una conquista dei giovani di oggi”.

“Questo progetto ci racconta ancora di più che i giovani di oggi non sono affatto sdraiati – dicono le docenti del Russel Newton Chiara Verri e Irene Calloud – Siamo rimaste colpite da come i ragazzi abbiano saputo mettersi in gioco, le immagini ci restituiscono giovani che hanno passioni forti, e soprattutto si fanno tante domande su questo mondo complicato in cui vivono”.