Il Festival è una occasione per riflettere su quanto la musica in generale sia una occasione di incontro, anche sociale, tra genitori e figli
ROMA – “Il Festival di Sanremo che prende il via domani può essere una occasione di ascolto della musica per la famiglia, anche se soprattutto per gli adulti, considerando che viene trasmesso nelle ore serali. La rassegna canora dura infatti anche fino all’una di notte e le canzoni vengono programmate in ore improbabili perché i bambini le possano ascoltare. E poi il Festival miscela incontri, sketch, musica di tutti i tipi, non sempre idonea ai bambini. Posso comunque dire che il Festival è una occasione per riflettere su quanto la musica in generale sia una occasione di incontro, anche sociale, tra genitori e figli. Mamme e papà non devono perdere una grande occasione, quella di fare e ascoltare musica con i propri bambini. E i pediatri italiani sono d’accordo nell’affermare che la musica fa bene”. Lo spiega il pediatra di Bergamo e responsabile dell’educazione alla salute e della comunicazione della Società Italiana di Pediatria Preventiva e Sociale (Sipps), Leo Venturelli, a poche ore dal via del 74° Festival della Canzone Italiana.
“La musica, come il gioco infantile o la lettura dei libri– prosegue- è un momento fondamentale per la crescita dei propri figli, a qualsiasi età. Pensiamo a quante canzoni del Festival di Sanremo sono diventate negli anni patrimonio comune o, soprattutto, pensiamo al Festival dello Zecchino d’Oro, di cui alcune canzoni hanno accompagnato la crescita di tanti bambini, dall’asilo a scuola. Mi vengono in mente ‘Quarantaquattro gatti’ o ‘Il coccodrillo come fa?’, classici della canzone per bambini che ormai fanno parte del patrimonio musicale italiano, alla stregua di canzoni ancor più famose e tradotte in più lingue, come ‘Fra Martino campanaro’ e ‘Nella vecchia fattoria’“.
“La musica come mezzo di comunicazione- aggiunge l’esperto- è sempre stata importante, fin dai tempi antichi: ballare, cantare o suonare degli strumenti fa parte integrante della storia dell’umanità”.
“In gravidanza– evidenzia Venturelli- la mamma che ascolta musica condivide questa esperienza sonora anche al proprio bimbo. Questo è davvero importante, perché la musica viene recepita dal cervello e utilizzata come momento di benessere, produttore di dopamina, fin dal secondo trimestre di vita dal feto. Poi, dopo la nascita, ascoltare, sentire la propria mamma, significa poter imparare a ripetere, a parlare, ad acquisire la lingua madre”.
“Lo sviluppo neuroevolutivo del bambino– precisa il dottor Venturelli- è indubbiamente legato al fatto di sentire la voce, il ritmo, le pause e i silenzi alternati. I pediatri di famiglia sanno perfettamente che lo sviluppo neuroevolutivo di un bambino si basa anche sui ritmi musicali e sull’apprendere canzoni, musica e movimenti specifici come la danza“.
Il responsabile dell’educazione alla salute e della comunicazione della Sipps si sofferma poi su quando i genitori dovrebbero far ascoltare la musica ai propri figli e sulle funzioni da essa svolte. “Fin dalla gravidanza è certamente fondamentale- sottolinea- ma anche nei primi mesi di vita la musica diventa un elemento importantissimo nel rapporto tra mamma e figlio, che riguarda la stimolazione dei sensi del bambino. Le prime lallazioni, tra l’altro, avvengono proprio quando la mamma canticchia ninne nanne e ritornelli al proprio figlio, guardandolo negli occhi, parlandogli davanti, viso a viso”.
Poi il bambino cresce e quando raggiunge i 10- 12 mesi, può ‘comporre musica’ utilizzando strumenti molto semplici. “Per praticare musica il piccolo può usare coperchi delle pentole o i mestoli di legno, oggetti trasformati in strumenti musicali o sonori”. Più il bimbo cresce, più il ritmo coinvolge il camminare, il muoversi. “Il piccolo- evidenzia Venturelli- fa quella che definiamo ‘danza’, o comunque un movimento ritmico legato alla musica e poi si mette lui stesso a cantare. Dai 3 ai 6 anni il bambino è in grado di inventare e cantare musiche per giocare in compagnia dei suoi coetanei, per raccontare storie, per imparare a contare, a elencare le parti del corpo, i colori, i giorni della settimana. Poi, dopo i 6 anni è addirittura il bambino che può apprendere o capire che gli piace di più un tipo di musica rispetto a un altro, può partecipare a corsi organizzati, ascoltare musica in gruppo“.
Nei giorni del Festival la musica è ascoltata dagli adulti e ogni persona sceglie e segue uno stile musicale consono ai propri gusti: c’è chi ama il rock, chi preferisce la musica melodica. Ma esiste una musica indicata per un corretto sviluppo neurocognitivo del bambino? “Tutta la musica va bene ma- precisa Venturelli- i brani dolci, melodici, ritmati sembrano essere più consoni ai piccoli. Sono stati condotti studi sulla musica di Mozart, che è molto indicata nel tranquillizzare il bambino, soprattutto per favorire il sonno e il rilassamento. Sembra addirittura che l’ascolto della musica di Mozart faccia crescere meglio in peso i bambini prematuri“.
“In Italia- ricorda il presidente Sipps, Giuseppe Di Mauro– esiste l’associazione ‘Nati per la musica’, che comprende musicisti, pediatri, ostetriche, pedagogisti, educatori, bibliotecari, volontari. Questa associazione trasmette il messaggio che la musica fa bene al bambino che cresce ed è importante che vi siano punti di riferimento. A tal proposito le biblioteche sono un punto di riferimento essenziale anche per la musica, non solo per i libri: nelle sezioni riguardanti l’infanzia si trovano persone preparate che indirizzano i genitori ad acquistare non solo i libri, ma anche cd o testi di filastrocche utili alle diverse età di sviluppo di un bambino”. “Nati per la musica- conclude Di Mauro- si aggiunge al progetto ‘Nati per leggere’, ideato proprio per approfondire e migliorare la lettura insieme al bambino, momento importante di genitorialità responsiva, tanto cara alla Sipps, che vede a strettissimo contatto le mamme, i papà e i propri figli”.
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