È indubbio che la nostra società, con tutte le sue contraddizioni, i ritmi frenetici che ci impone di vivere, e lo spettro di una solitudine latente pur nella moltitudine dei contatti, possa causare danni irreparabili al nostro sistema nervoso.
Ne è ben consapevole il protagonista del nuovo libro, con una soluzione grafica originale che lo pone a metà tra il fumetto e il libro di vignette, “Fascio di nervi” di Mattia Franceschini.
Qui l’autore trasforma, portandola alle estreme conseguenze, una banale frase fatta, ovvero “essere un fascio di nervi” in una condizione fisica visivamente oggettiva e facilmente percettibile, attraverso un personaggio che non solo è nervoso ma è letteralmente un fascio di nervi, poiché non ha corpo e al suo posto vi è un groviglio di linee simili a una ingarbugliata matassa.
Tale condizione è cronica e, pare, permanente. Forse non tutti potranno identificarvisi, ma è innegabile che un po’ di fascio di nervi sia in ciascuno di noi. Tuttavia, il lettore non deve temere, alla patologia del personaggio l’autore accosta un linguaggio umoristico che molto si ispira ai dialoghi nevrotici, tartaglianti e brillanti del comico statunitense Woody Allen. Il tutto è rivolto al non-sense, a frasi apparentemente folli, dadaiste, sconclusionate, ma che, a una lettura più attenta, possono risultare molto più sensate di tanti discorsi pronunciati all’insegna della serietà.
L’umorismo è merce rara al giorno d’oggi, e Mattia Franceschini con questa sua opera prima bene riesce nel compito di far ridere, non tanto con la pancia ma col cervello, facendo riflettere ma al contempo lasciando capire che nulla nella vita va preso troppo sul serio.
“Bella forza, – potrebbe osservare qualcuno – tutti sanno questo!”. Certo, ma pochi o forse addirittura nessuno, è in grado di farlo realmente, e allora, chi più chi meno, si diventa un fascio di nervi.
È anche questa contraddizione che rende affascinante il libro. Un libro divertente, sagace e con un disegno fresco e vivace e una linea morbida e veloce al contempo che richiama in parte certi autori degli anni Cinquanta e Sessanta.
Dunque, concludendo, parafrasando un vecchio carosello: “Fascio di nervi” può aiutare a contrastare il logorio della vita moderna.
Piccoli stralci di vita quotidiana di un uomo in lotta contro l’esistenza, il tutto condito da un divertente umorismo interiore che non di rado sfocia nell’assurdo e nel non-sense.
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