Aperta fino al 30 giugno, l’esposizione presenta oltre 60 foto di uno dei fotografi britannici più affermati del nostro tempo
Milano – Apre al pubblico negli spazi di MUDEC Photo la mostra di Martin Parr “Short & Sweet”, promossa dal Comune di Milano-Cultura e prodotta da 24 ORE Cultura – Gruppo 24 ORE.
Martin Parr, classe 1952, uno dei fotografi documentaristi britannici più affermati e riconosciuti del nostro tempo, presenta in questa mostra oltre 60 fotografie selezionate appositamente per questo progetto.
Le immagini sono presentate insieme all’installazione “Common Sense”, una selezione di oltre 200 fotografie in formato A3, che offrono uno studio ravvicinato del consumo di massa e della cultura dello spreco. Completa il percorso un’intervista inedita a cura della storica e critica della fotografia Roberta Valtorta, che ripercorre la carriera di uno dei più famosi fotografi della nostra epoca.
Attraverso i suoi progetti più noti, Martin Parr documenta la società contemporanea occidentale, e in particolare europea, grazie a una cronaca fotografica tagliente, a volte ironica e a volte feroce, che ne mette in luce le pieghe più contraddittorie.
Il percorso espositivo si apre ‘in bianco e nero’, ovvero con “The Non Conformists”, la serie di immagini scattate dal 1975 al 1980 da un giovane e ispirato Parr, appena terminata la scuola d’arte. Per questo progetto, l’autore ha girato per cinque anni nelle periferie dello Yorkshire, documentando quotidianamente gli eventi a cui assisteva, in particolare quelli dei “Non Conformisti”, dal nome delle cappelle metodiste e battiste che stavano diventando numerose nella zona. Martin fotografa sia l’ambiente circostante che le vite dei colletti blu di operai, minatori, agricoltori, devoti, guardiacaccia, allevatori di piccioni e “mariti presi per il naso”, realizzando un documento storico e toccante che definisce il carattere decisamente indipendente dell’Inghilterra settentrionale dall’anglicismo di Stato.
Prima di approdare alle più conosciute serie a colori, la mostra prosegue con l’ultimo progetto in bianco e nero sviluppato da Parr, “Bad Weather”, realizzato tra la fine degli anni ’70 e l’inizio degli ’80, e pubblicato nel 1982. L’idea di Parr era quella di creare un lavoro incentrato su un’ossessione britannica: il tempo atmosferico. La serie unisce infatti espressioni e reazioni delle persone che vivono costantemente sopportando temperature pungenti e clima uggioso. Parr, anche qui, rivolge lo sguardo all’umanità piuttosto che all’iconico e ben noto paesaggio britannico.
Il primo progetto a colori di Parr è “The Last Resort” (1982-85), reportage dal gusto ironico e amaro condotto dal fotografo sulle spiagge di Brighton, sobborgo balneare di Liverpool, nella metà degli anni ’80, ovvero in un periodo di profondo declino economico. Tra satira e crudeltà – non priva di una certa tenerezza per i suoi connazionali – Parr ritrae famiglie a basso reddito in vacanza, dando corpo a un reportage spietato e lucido sulla fine del mondo operaio e dei suoi valori, nonché sull’avvento di una nuova concezione consumistica della vita. Probabilmente il suo lavoro più famoso, “The Last Resort” è il primo esempio del caratteristico e audace colore saturo di Parr, che aggiunge energia e vitalità alle sue immagini.
Sullo stesso registro si mantiene l’installazione “Common Sense”, riedizione site-specific di un suo lavoro del 1999, che combina tutti gli elementi che hanno caratterizzato la fotografia di Parr negli anni Settanta e Ottanta, seguendo il filo dell’ossessiva ricerca di ciò che considerava stonato e assurdo nella società a lui contemporanea. Parr eccelle qui nella rappresentazione del cattivo gusto e della volgarità, che riconosce e coglie con un sarcasmo senza precedenti, soprattutto grazie a una maniacale attenzione ai dettagli.
Negli anni Novanta lo sguardo di Martin Parr si rivolge al resto del mondo e allo strano universo del turismo di massa. La serie “Small World” (1989 – 2008) ci conduce infatti nei siti turistici più frequentati e famosi, mostrando la differenza tra la mitologia idealizzata del luogo e la realtà depredata dall’(ab)uso che il turista fa del luogo stesso. In questa serie, il fotografo segue le orme del turista “medio” e tenta di rivelare la grande farsa del viaggio, che è, per la maggior parte delle persone, nient’altro che un’attività di svago, resa possibile solo di recente grazie alle compagnie aeree a basso costo.
Con la serie “Everybody Dance Now” (1986 -2018), Martin Parr unisce fotografia e danza. La serie è il frutto di una ricerca di oltre trent’anni che ha visto Parr – da San Paolo in Brasile alle isole scozzesi, tra il 1986 e il 2018 – immortalare diversi tipi di ballo, lezioni di aerobica, feste in ogni parte, danze del tè. Emerge dai suoi scatti una folle energia, che si manifesta senza riserve e pudori.
L’Inghilterra è sempre stata il soggetto preferito di Martin Parr. Le sue numerose serie fotografiche – comiche, dogmatiche, affettuosamente satiriche e colorate – documentano cosa significa essere inglese oggi. Con la recente serie “Establishment” (2010 – 2016), l’artista prosegue il progetto di rappresentare, sempre a suo modo, l’establishment britannico, le élite che governano il Paese e i loro rituali. Ecco, dunque, i luoghi e i personaggi della politica, le sedi del potere, le università più famose: la ricerca mette crudamente in luce, come è tipico di Parr, le convenzioni sociali, i cliché, il modo di vestire, le ossessioni e le tradizioni che si riconoscono negli arredi e negli oggetti.
Si prosegue con un soggetto “classico” di Parr: la spiaggia. La serie “Life’s a Beach” (2013) mostra scatti provenienti dalle spiagge di tutto il mondo, in un caleidoscopio di corpi svestiti. La serie “Fashion”, infine, raccoglie immagini prodotte in Europa, negli Stati Uniti, in Africa e in Asia tra il 1999 e il 2019 per riviste di moda e in occasione di sfilate. Come sempre, al di là degli abiti, il suo interesse è per le persone, le loro espressioni e le loro manie.
Il catalogo della mostra “Martin Parr. Short & Sweet”, edito da 24 ORE Cultura, è disponibile presso il bookshop della mostra, nelle librerie e online.
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