Società per Attori
presenta
DIVA
UNA SINFONIA PER WEIMAR
Uno spettacolo di Bruno Maccallini
Drammaturgia di Antonella Ottai
Con Chiara Bonome, Bruno Maccallini e Pino Cangialosi
Musiche originali ed elaborazioni Pino Cangialosi
Regia Bruno Maccallini
Giovedì 29 febbraio 2024 – Ore 21:00
Auditorium del Goethe-Institut
Via Savoia, 15 – 00198 Roma
Prezzo: € 18, ridotto € 12, possessori della Goethe-Karte € 10
A margine del Laboratorio teatrale Una risata allunga la vita?, il Goethe Institut di Roma ospiterà in anteprima, giovedì 29 febbraio alle ore 21:00, lo spettacolo DIVA Una Sinfonia per Weimar uno spettacolo di Bruno Maccallini su drammaturgia di Antonella Ottai, secondo appuntamento del ciclo Kabarett Weimar che verrà poi riproposto in forma integrale il 23, 24 e 25 aprile al Teatro Vascello. La trilogia infatti comprende anche gli spettacoli Stasera ho deciso di venirmi a trovare per fare due chiacchiere con me stesso e Grotesk! Ridere rende liberi.
DIVA Una Sinfonia per Weimar rende un contenuto omaggio alla complessità della Repubblica di Weimar, ricordandone alcuni dei punti salienti e dei personaggi più significativi. Nata esattamente cento anni fa e spentasi quindici anni dopo, questa realtà fu dotata di una costituzione avanzatissima in tema di democrazia e diritti sociali e conobbe una esistenza politica molto accidentata, spesa fra la tempesta delle origini e l’abisso in cui si trovò a sprofondare. La sua breve storia è una parabola da più parti ancora evocata per ammonire su come, nelle luci di una comunità socialmente avanzata, siano sempre in agguato le ombre della barbarie. Ma se questo è oggetto di una discussione ancora attuale, rimane fuor di ogni dubbio che, dal punto di vista culturale, l’epoca di Weimar sia stata fra le più brillanti mai conosciute e che il suo campo sperimentale abbia investito ogni settore dello scibile umano, dalle arti tutte alle scienze al costume politico e sociale.
Lo spettacolo si affida ad un personaggio immaginario, nel quale prende consistenza una figura determinante, DIVA, la Nuova Donna. In lei confluiscono le diverse performance di cantanti, attrici, poetesse e personalità varie che in tutti i campi stavano rivoluzionando l’immagine del femminile: si tratti di figure liriche come Else Laske-Schüler, interpreti come Claire Waldoff, attrici come Marlene Dietrich, danzatrici come Anita Berber e Valeska Gert, DIVA le riassume tutte.
La cornice scenica elettiva di queste disparate protagoniste – ma anche di altri celebri esponenti dello spirito di Weimar, drammaturghi, giornalisti, cabarettisti non meno che maghi – è uno dei caffè più celebri e celebrati della Berlino degli anni Venti, il Romanisches Café, che storicamente rappresentò un luogo di ritrovo intellettuale di carattere internazionale. Il suo capocameriere, Karl – confidente e amico personale di molti dei protagonisti del nostro racconto – accompagna e sostiene con i suoi racconti DIVA e, allo stesso tempo, offre al pubblico un “dietro le quinte” di quanto ogni giorno animava il palcoscenico della capitale.
Se DIVA è interpretata da Chiara Bonome, corpo performativo dello spettacolo, il personaggio Karl è incarnato da Bruno Maccallini, un maestro di cerimonie Mutatis mutandis, che ricorda una sorta di Ridolfo della goldoniana Bottega del caffè. Due personaggi che si assimilano ai molteplici reduci dal disastro comune della grande guerra, ai profughi dalle rivoluzioni che avevano dato lo scossone finale agli imperi, ai rifugiati politici, viaggiatori curiosi del nuovo o inviati speciali, e che vivono appieno Berlino quale luogo di passaggi e incontri fra i più significativi del Novecento. A interpretare musicalmente questo particolarissimo mood è Pino Cangialosi, autore di composizioni originali ed elaborazioni di brani d’epoca che spaziano dal popolare all’avanguardia, creando relazioni stimolanti con le parole della poesia come del divertissement.
Attraverso una selezione di autori – da Brecht a Klabund, da Laske-Schueler a Tucholsky, da Hollaender a Weill, da Eisner a Gruenbaum – e di opere – poesie, song, brani orchestrali e brani satirici di cabaret – lo spettacolo attraversa alcune delle tematiche centrali in quegli anni, il rifiuto del militarismo e delle guerra, l’immagine del femminile e la rivoluzione dei comportamenti sessuali, le sperimentazione artistiche d’avanguardia, la minaccia della disoccupazione, il razzismo crescente e la ricerca di un capro espiatorio che pagasse le colpe di una situazione economica che, dopo il ’29, era diventata insostenibile.
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